Ironia africana per il teatro italiano

Felicitè Mbezele, attrice e mediatrice culturale
Felicitè è nata a Yaoundè, Camerun e vive ormai da vent’anni in Italia. E’ un’attrice di teatro, cinema e televisione. E’ scrittrice, presentatrice, mediatrice culturale, impegnata come esperta di cultura africana nelle scuole e nelle biblioteche – con le quali collabora dal 1995 – in numerosi progetti d’intercultura. Insomma un’artista a tutto tondo con l’importante obiettivo di far conoscere la cultura africana per una coabitazione fondata sul rispetto delle diversità, così da conoscere meglio il bagaglio culturale degli altri e capire che la differenza culturale è un bene da rispettare vicendevolmente. Guardandola, viene subito in mente Whoopi Goldberg – anche se quando ci siamo incontrate, aveva sciolto quasi tutte le treccine! – della quale mostra la stessa grinta e simpatia: la nostra chiacchierata entra da subito in un clima piacevole e spontaneo.

Attrice e mediatrice culturale è venuta in Italia sognando il teatro ed è stata ammessa all’Accademia Pietro Sharov. Poi ha fatto diversi stage,di cinema e televisione a Bologna e a Roma. Quando le chiedo come mai quest’abbinamento artista – mediatrice culturale, mi risponde che è una necessaria conseguenza poiché l’arte teatrale è un’arte letteraria che poi diviene sociale perché viene applicata in modo diretto, con le persone. Si definisce una “pioniera della mediazione culturale”, dato che, quando ha iniziato lei, ancora non se ne parlava granché, nonostante fosse necessaria. “La gente ha bisogno di conoscere, di essere preparata e ancora non lo è del tutto.. ”.

All’inizio ha lavorato in cooperative teatrali, principalmente “Ruota Libera“. In seguito ha iniziato a scrivere racconti per il teatro, in modo di far conoscere la letteratura africana.Scrive in italiano, “ mi piace scrivere nella vostra lingua. E’ espressiva come la recitazione. In fondo ho studiato l’arte drammatica in Italia!”. Parlando del teatro africano nel nostro paese dice: “La situazione è molto dura, abbiamo ancora tantissima strada da percorrere. Per molte ragioni legate alla cultura in Italia. Non godiamo di sostegni e non abbiamo i mezzi finanziari o l’accesso ai media. Per di più, la concorrenza è fortissima. E poi, purtroppo, troppo spesso nell’arte dello spettacolo, c’è prima la bellezza fisica e poi l’arte in se”.

Gli spettacoli allestiti da Felicité Mbezele, sono spesso degli adattamenti di testi letterari, e sono sempre accompagnati da musica tradizionale africana, canto e danza. E’ lei il riferimento principale dell’associazione teatrale “Takshif” che promuove una visione volta alla diffusione dell’amore per la cultura, la musica e l’arte come un bene sociale. Tra le sue esperienze teatrali, televisive e cinematografiche si possono citare: “Coppia aperta” di Dario Fò e Franca Rame, “Una donna per amico” 1,2 e 3, “Suor Mary”, “Un nero per casa” di Gigi Proietti, “Distretto di polizia” 2 e 5, “La squadra”, “Un ciclone in famiglia” di Vanzina, “Harem Suarè” di Ozpeteck, ”La cena della domenica” di Vanzina, e moltissimi altri.

Kantheros un’africana a Roma” (Armando, Roma 2006) è, a mio parere, la sua esperienza più indicativa.Lo spettacolo, divenuto poi libro + cd, è andato in scena al Teatro Colosseo di Roma, sotto la direzione artistica di Ettore Scola. Riporta la storia di una cittadina straniera che si trova a vivere nel cuore di Roma. La protagonista si rivela attraverso storielle e versi ma anche tramite memorie impregnate di nostalgia della sua terra e sogni sbriciolati in questo caos romano. Si tratta di una rielaborazione delle sue radici culturali narrandole, con amara comicità, in modo originale: utilizzando il dialetto romanesco.“Kantheros era nato nella mia testa da almeno quattro anni ma non avendo i mezzi materiali per impegnare più persone nella realizzazione dell’opera, feci una prima riduzione che presentai a Roma al Bar Nottegen, dove invitai, oltre a diverse personalità dello spettacolo, anche la famiglia Scola, con la quale avevo già lavorato in passato all’interno di un progetto teatrale proprio di Scola. Penso che gli piacque molto, poiché mi chiesero di lavorare meglio al testo, per poi farne la riduzione teatrale.”Attualmente sta lavorando ad un nuovo spettacolo teatrale, ma non vuole “confessare” di più per ora, lo farà a tempo debito!

Felicité appena può torna a casa, in Camerun, di cui sente ovviamente una forte nostalgia. “Siamo otto figli, io sono l’unica non sposata. ormai avrò una quarantina di nipoti”, scherza.