Autoritratto di una italo-iraniana

Mehri Pashah, 30 anni, italo-iraniana
Mehri Pashah

“ABILI giocolieri, capaci di destreggiarsi fra stimoli diversi scremando senza fatica, in automatico, informazioni rilevanti rispetto al rumore di fondo. Il cervello di chi cresce bilingue ha una marcia in più. Sono diversi gli studi che negli ultimi anni hanno portato prove dei vantaggi che regala apprendere due o più lingue fin da molto piccoli.” (Repubblica 2/05/2012)

“Mehri…un sole persiano…e una luna italiana…” così mi descrisse, disegnando una simpatica vignetta, un artista che conobbi molti anni fa in Sardegna.

Mi chiamo Mehri Pashah, ho 30 anni, sono nata e cresciuta a Roma, e sono frutto dell’unione di due culture: mia madre è italiana e mio padre è iraniano. Fin da quando sono nata, i miei genitori hanno scelto di comunicare con me ognuno nella propria lingua di origine, permettendomi così di conoscere e imparare non solo due lingue, ma anche due culture, due religioni e due modi di pensare.

Fin da bambina, ho diviso esattamente a metà i due mondi di cui facevano parte i miei genitori; ho sempre descritto accuratamente, a chiunque me lo chiedesse a scuola, in palestra, all’università e poi al lavoro, la mia parte “straniera”, la corretta pronuncia del mio nome, l’esatta provenienza di mio padre, forse perché dentro di me ho sempre percepito di avere una ricchezza della quale andare fiera.

Vignetta “Mehri…un sole persiano…e una luna italiana…”

Il meccanismo di apprendimento per me è stato del tutto spontaneo ed estremamente facile, sapevo che in presenza di italiani mi sarei dovuta esprimere “imitando mamma” ed in presenza di iraniani “imitando papà”. Modificavo automaticamente i gesti, il tono di voce, le espressioni; esprimermi in due lingue differenti non era solo una questione “tecnica”, coinvolgeva le mie emozioni, mi faceva sentire iraniana o italiana a seconda dei contesti. Tutto questo era facilitato dai frequenti viaggi in Iran che ogni anno facevamo con i miei genitori, dai tanti amici di mio padre con cui lavorava, dalle frequenti visite dei miei parenti stranieri qui in Italia. Anche papà e mamma hanno imparato con molta facilità, uno l’italiano e l’altra il persiano. Ricordo che spesso la lingua persiana si trasformava, per me e mio padre, in un gioco di complicità, era uno strumento per comunicare tra noi senza che gli altri intorno potessero intenderci, e lo stesso accadeva tra me e mia madre, quando eravamo in Iran, o tra i miei genitori, che potevano magari confidarsi in lingue diverse a seconda del contesto in cui si trovavano.

Mehri Pashah, 30 anni, nata a Roma da madre italiana e padre è iranianoAll’università, dove ho studiato nella Facoltà – ora ex – di “Lingue e Civiltà Orientali”, ho scoperto con grande gioia quanto il bilinguismo sia oggetto di studio per gli esperti di linguistica, di quanti ragazzi ci sono a Roma che, come me, hanno genitori di nazionalità diverse, e di quanto siano simili a me nel modo di vivere e sentire la loro appartenenza a due culture diverse.

“Mi hanno detto che quando inizi a sognare nella lingua che stai studiando, significa che la stai imparando bene”, mi disse un giorno una mia collega di università che, di ritorno dalla Tunisia, era così soddisfatta che spesso, nei suoi sogni, si trovasse a comunicare in lingua araba. Le sue parole risvegliarono in me una serie di ricordi, la consapevolezza che pensare e sognare in persiano, era stato per me sempre così naturale. Quando l’acquisizione di una lingua e di una cultura è parte integrante del contesto in cui vivi, diventare bilingue non è facile, ci sarà sempre una lingua che predominerà sull’altra portando, con il tempo, ad una conoscenza molto più approfondita e strutturata di una lingua rispetto all’altra.

Ho smesso di andare Iran circa 15 anni fa. In questi anni la mia conoscenza del persiano ha subito una forma di regressione. Ciò non toglie che, grazie all’educazione che ho ricevuto e, al contatto costante con entrambe le culture che mi appartengono, il mio legame con l’Iran sia sempre molto forte e frutto di grandi emozioni, che sono andata a ricercare spesso in giro per i paesi mediorientali.

Camminando per le strade di Roma, tra i rumori di fondo, riesco ad individuare spesso, intorno a me, dei suoni familiari, delle “informazioni rilevanti”: persone che parlano tra loro persiano, complici…non sanno che c’è una ragazza, in mezzo alla folla, che comprende alla perfezione ciò che loro si stanno “confidando”

Mehri Pashah(10 ottobre 2013)