Mostra del cinema di Venezia:ampia scelta dal mondo arabo e non solo

Mira Nair tra Kate Hudson, Riz Hamed, Liev Schreiber

Mondo arabo in vetrina. Venezia Lido – Ha preso il via, mercoledì 29 agosto,  con The reluctant fundamentalist della regista indiana Mira Nair, tratto dal bel racconto di Mohsin Hamid, la 69° edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Una scelta non casuale quella di un film sull’opposizione fra Islam e occidente a stigmatizzare un filo che si dipana trasversalmente tra le diverse sezioni presentando lungometraggi che raccontano storie legate alle problematiche che attraversano il mondo arabo come Wadjda  di Haifaa Al Mansour, prima regista donna della Arabia Saudita presentato oggi 31 agosto in Orizzonti. Wadjda è una ragazzina di dieci anni che vive in un sobborgo di Riyadh, desidera molto avere una bicicletta per battere il suo amico Abdullah in velocità. La mamma non pensa minimamente di soddisfare il desiderio della figlia perchè teme le ripercussioni di una società che considera le biciclette un pericolo per la virtù delle ragazze, ma Wadjda non si da per vinta… “Sono nata in una cittadina dove vivono molte ragazze come Wadjda, con grandi sogni, caratteri forti e grandi potenzialità” spiega la regista “Queste bambine saranno in grado di dare una nuova forma e una nuova definizione al nostro paese.”Le riprese sono il risultato di una  collaborazione interculturale “tra due troupe di immenso talento, una tedesca e una saudita, nel cuore di Riyadh. Mi auguro che questo film offra un ritratto unico del mio paese e parli dei temi universali della speranza e della perseveranza che individui di ogni cultura possono riconoscere come propri”.

Ibrahim El Batout

Le recenti rivoluzioni tunisina ed egiziana sono raccontate rispettivamente da Hinde Boujemaa in It was better tomorrow il 4 settembre Fuori concorso e da Ibrahim El Batout con Winter of discontent il 1 settembre in Orizzonti . Il documentario tunisino è la storia di Aida, una donna combattiva che nel caos della rivoluzione dei gelsomini vede un’opportunità per trovare un tetto per riavere indietro i suoi figli. Hinde Boujemaa ha seguito per un anno e mezzo Aida con la macchina da presa “come molti avevo l’impulso di raccontare la storia della mia Tunisia, con tutti i dubbi e le incertezze che affrontavo con ogni istante che passava. Una rivoluzione è un momento unico nella vita, quando il paese che si conosceva cambia da un giorno all’altro”. La rivolta egiziana accompagna le storie dei 3 protagonisti di Winter of discontent perché secondo Ibrahim El Batout “nella storia dell’Egitto ci sarà sempre un prima del 25 gennaio 2011 e un dopo il 25 gennaio ; in quel giorno e nei 17 successivi è accaduto l’impossibile e l’impensabile è diventato realtà.”

Sulla sponda sud del Mediterraneo. In Yema di Djamila Sahraoui il 6 settembre, per Orizzonti, si racconta di Ouardia una madre lacerata dal dolore come l’Algeria nella quale sopravvive alla morte di uno dei suoi figli, forse ucciso dal fratello che è a capo di un gruppo islamista. Dal 1 settembre nell’ambito delle proiezioni speciali è visibile Witness: Libya di Abdallah Omeish, un documentario sul paese arabo, a qualche mese dalla morte di Gheddafi, attraverso gli occhi del fotografo di guerra Michael Christopher Brown rimasto ferito nel conflitto nel quale morirono due suoi colleghi. Il regista americano-libico Abdallah Omeish dopo aver visitato la Libia al culmine dell’insurrezione, ritornatovi pochi mesi dopo constata che “durante la guerra le persone hanno spesso obiettivi precisi, ma quando si ottiene la vittoria si perdono in una marea di incertezze. È questa insicurezza, costellata di speranze e timori, che abbiamo cercato di immortalare. Il film illustra in che modo il gruppo un tempo unito delle forze di liberazione si stia confrontando con le difficili realtà che fanno seguito al conflitto. Gli effetti dei decenni di malgoverno si fanno e si faranno ancora sentire per molti anni a venire. Ciò di cui il popolo libico comincia a rendersi conto è che combattere contro Gheddafi è stata la parte più facile dell’impresa. Costruire un paese praticamente da zero è molto più difficile, e molti hanno iniziato a guardarsi allo specchio e a comprendere che il cambiamento deve partire dall’interno”.

Hiam Abbas

Il superamento o i retaggi dell’eterna diatriba fra palestinesi e ebrei emerge in Heritage di Hiam Abbas, il 5 settembre a le Giornate degli Autori, dove l’interprete diventata famosa con L’ospite inatteso e Il giardino dei limoni, alla sua prima regia, gira un film pieno di elementi personali: la storia di una grande famiglia palestinese che vive nel nord di Israele con la guerra che fa da sottofondo. Un’occasione per Hiam Abbas di interrogarsi sulla sua identità di palestinese, di nazionalità israeliana, che vive a Parigi. Ricomporre la frattura fra israeliani e palestinesi sembra essere l’obiettivo di Water, fra gli Eventi Speciali il 1 settembre, un film collettivo promosso dall’Università di Tel Aviv formato da sette cortometraggi realizzati da quattro registi palestinesi e altrettanti israeliani. Altro Evento Speciale il 1 settembre Carmel, il film che nel 2009 di Amos Gitai ha realizzato in omaggio alla madre deceduta, un insieme di memorie personali e collettive sullo sfondo della storia di Israele e delle sue guerre antiche e contemporanee con Gitai stesso che lamenta “le mezze verità e le altrettante mezze bugie” che passano in televisione e “la guerra senza fine “ dove suo figlio è impegnato a combattere.

 Chi è interessato all’interculturalità non potrà mancare alcuni appuntamenti a partire da quello con Mare Chiuso di Andrea Segre e Stefano Liberti inserito fra gli Eventi Collaterali seguito da un dibattito del Consiglio d’Europa “Vite perdute nel Mediterraneo” sull’obbligo di dare asilo politico a profughi e rifugiati. “Vi racconto un gruppo di uomini straordinari – ha dichiarato Carlo Mazzacurati prima della proiezione Fuori concorso del suo documentario Medici con l’Africa -, conoscerli e seguirli ha aperto molto i miei orizzonti, più di qualsiasi altra esperienza, e di questo li ringrazio molto”. Mazzacurati narra con ammirazione e, se possibile, con leggerezza la quotidianità dei medici della maggiore organizzazione che dal 1950  tutela la salute dei popoli africani inviando medici in 41 stati africani. Il 3 settembre,  Fuori concorso,  è in programma La nave dolce di Daniele Vicari dedicato all’arrivo sulle coste italiane della nave Vlora nell’agosto 1991 con 20mila albanesi a bordo. In Eat sleep die di Gabriela Pichler, Settimana della critica il 3 settembre, Raša, giovane svedese di origine balcanica e di religione musulmana, ha difficoltà a trovare  un nuovo lavoro dopo essere stata licenziata dalla fabbrica in cui lavorava come operaia e si rende conto di non godere  di pari opportunità nel paese in cui ha scelto di vivere. Da non perdere i 3 film del Premio Lux 2012 Io sono Li di Andrea Segre (4 settembre), Just the Wind di Bence Fliegauf e Tabu di Miguel Gomes (entrambi il 5 settembre).Bence Fliegauf narra di una famiglia rom che vive in Ungheria in una fattoria isolata. Da qualche mese, imperversa una banda di “cacciatori” razzisti che prende di mira le famiglie rom, brucia le loro case e uccide gli abitanti, da loro ribattezzati “i corvi”. I protagonisti: Anna, Rio e Mari sfiorano, senza accorgersi, il pericolo, fino a quando …Il film ha vinto il l’Orso d’argento al Festival di Berlino.Per chi l’ha perso nelle sale è l’occasione per vedere Io sono Li che, ambientato nella laguna veneta, racconta l’amicizia romantica, non priva di difficoltà, fra una giovane immigrata cinese e un pescatore di origini slave.In Tabu Gomes racconta che alla morte della sua padrona,  una vecchia signora scorbutica, la domestica capoverdiana e la sua vicina di casa  vengono a conoscenza di un episodio del passato della defunta: una storia d’amore e crimine ambientata in un’Africa “che sembra uscita da un film d’avventura”. Il premio Lux verrà attribuito a quello fra i tre film che, il 21 novembre, riceverà più voti dei deputati a Strasburgo. In chiusura va citato Enzo Avitabile Music Life di Jonathan Demme, documentario sul grande musicista napoletano rappresentante della World Music che nel primo giorno della mostra ha emozionato il pubblico.

 Calendario completo incluse repliche:

http://www.labiennale.org/it/cinema/mostra-69/film/

Nicoletta del Pesco
(31 agosto 2012)