Louie Ann: io, figlia di migranti al servizio della comunità filippina

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Di storie sui migranti ce ne sono molte, ma quante volte viene data voce ai figli di migranti per sentire la loro esperienza nel mondo dell’integrazione?

Risposte concrete sono quelle di Louie Ann, studentessa di Scienze Politiche presso la Sapienza di Roma e originaria delle Filippine. Arrivata nel ’97  tramite ricongiungimento familiare, ha dovuto lasciare la propria terra e i suoi fratelli: “è stato un forte impatto, mi sentivo sola e la mia timidezza non era di grande aiuto”. Una nuova lingua e nuovi ambienti, neppure la scuola riusciva a sbloccarla: “ero la più grande della classe, non sapevo una parola di italiano, mi sentivo muta“. I primi sentimenti sono quelli della nostalgia di casa: “non pensavo ad altro”,  continua L.A.. Difficile, ma non impossibile: il sostegno dei genitori, le chiamate telefoniche con i fratelli e i parenti nelle Filippine l’hanno aiutata a non demordere e a farle sviluppare la determinazione che oggi la caratterizza.

Louie Ann“Iniziata la scuola media sentivo la necessità di riprendere il contatto con le mie radici, cercavo chi fossi veramente”, spiega. Punti interrogativi che condivideva maggiormente con ragazzi di origine straniera: “ho stretto amicizia con una ragazza del Bangladesh perché la sentivo molto vicina a me”. L’apprendere una nuova lingua l’ha anche portata al non parlare il tagalog “per troppo tempo: era arrivato il momento di presentarmi alla comunità filippina qui a Roma“. Tolte le barriere della riservatezza ha conosciuto un associazione a cui si è unita: “qui per i primi anni ho fatto da tutor nello studio ai bambini filippini arrivati da poco in Italia”. Un aiuto che lei non aveva trovato al suo arrivo: “mi sentivo in dovere di non far sentire quei bambini come mi ero sentita io, ho avuto la possibilità di aiutarli ad integrarsi e questo mi gratificava”.

E’ così che Louie Ann ha deciso di dedicarsi completamente alla sua comunità, partecipando attivamente nella sua associazione attraverso l’organizzazione di eventi per la promozione della cultura delle sue terre e soprattutto con l’aiuto ai nuovi arrivati: “voglio essere il ponte tra le Filippine e l’Italia, questo è il mio obiettivo“.

Il volto serio e determinato accentua le sue parole, le ambizioni sono molte e con l’impegno “vorrei entrare a far parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite una volta terminati gli studi”, tornando nelle Filippine o andando a vivere in qualunque altra parte del pianeta. “Dove ci sarà bisogno e occasione mi sposterò, la priorità sarà sempre di non lasciare sola la mia comunità“.

Carlos Paredes

(29 luglio 2015)

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