Cinque anni di Piuculture

Piuculture: quando i redattori si trasformano in PR

Da quel febbraio 2014 in cui festeggiavamo tre anni di attività, di cose ne sono successe tante. Gli anni sono cinque, stavolta: una piccola vita per un giornale come Piuculture, che fin dalla sua nascita racconta a partire dal II Municipio luoghi e persone della Capitale. Ma c’è una piccola variante, oggi. Oltre a raccontare le storie, Piuculture pone anche le basi perché queste possano venire a crearsi.

Cresce ma non invecchia, cambia veste ma non sostanza: da marzo scorso il giornale ha un volto nuovo e più pulito. L’appoggio alle iniziative più valide non viene meno: No profit no Iva, Ramazza Arcobaleno, Roma, la grande ricchezza multietnica. E poi i convegni, come l’incontro sulla corretta informazione dei cittadini stranieri, che vede Piuculture proprio fra i relatori. O ancora i concorsi, come il Medfilm Festival, che ha ospitato di nuovo una giuria interculturale selezionata dal giornale. Ma ci sono anche idee e incontri che nascono dalla redazione, come le due importanti tappe del 2015: il convegno sul rapporto tra la comunità cinese e quella italiana, raccontato dai suoi protagonisti, e la proiezione di Orizzonti Mediterranei, il film che racconta l’altro lato degli sbarchi, quello che colpisce le donne.

Il 2015 è stato l’anno della luce. Piuculture la trova con tre nuovi corsi di fotografia, in collaborazione con Stefano Romano: Fotografare l’intercultura, laboratorio base giunto alla sua seconda edizione, e Raccontare l’intercultura, workshop di reportage. E arricchisce le sue pagine di colori e volti, quelli delle persone ritratte e quelli dei fotografi che prestano il loro occhio per rendere più vivo il racconto. Un valore che si aggiunge a quello della sezione rumena, presentata al pubblico il 2 giugno 2013 e tornata oggi a fornire nuove informazioni e servizi a una larga fetta di lettori. L’ideatrice della sezione? Finalmente pubblicista. La prima giornalista moldava d’Italia nasce infatti sulle pagine del nostro giornale.

Eppure il successo più grande del 2015 ha sicuramente il volto dei ragazzi di Infomigranti. Il primo laboratorio di giornalismo per stranieri promosso da Piuculture e finanziato dall’Otto per mille della chiesa valdese è giunto oggi alla sua seconda edizione. La prima – lasciatecelo dire con un pizzico di orgoglio – è già sulla bocca degli addetti ai lavori. C’è chi lo ha definito “il mondo in una stanza”, chi il veicolo per essere ponte con le comunità. Quel che è certo è che ad accorgersi della sua esistenza sono stati in tanti: Radio Vaticana e Radio Onda Rossa, che hanno sparso la voce; Riccardo Staglianò, autore di una lezione speciale sul reportage; Rainews 24 e Uno Mattina, interessati alle storie dei suoi partecipanti; Redattore Sociale, che ha incontrato i ragazzi ai cancelli della Moschea all’inizio del Ramadan; perfino l’Università Lumsa, che ha visto nel laboratorio un modo diverso di fare giornalismo e ha voluto raccontarlo attraverso le voci di chi lo viveva.

Infomigranti
Anche quest’anno è ripartito il corso di giornalismo interculturale Infomigranti per i ragazzi di origine straniera. Nella foto alcuni dei partecipanti della scorsa edizione.

E l’associazione? Ugualmente impegnata. La nascita di un sito ufficiale e la sigla di un accordo con il Municipio II sono solo i primi passi di un’attività che ha visto brillare Piuculture anche sul fronte scuola. Due corsi di italiano per adulti; il progetto Anna Meo, che ha previsto la traduzione dei Piani dell’Offerta Formativa delle scuole statali del Municipio in cinese e tagalog; l’incontro con l’etnologopedista Francine Rosenbaum, che aiuta i bambini migranti a superare le difficoltà linguistiche (e psicologiche) dovute al distacco dalla madrepatria (e dalla madrelingua). E infine Approdi, sostenuto come Infomigranti dalla Chiesa Valdese, centro estivo dove i bambini possono davvero imparare cosa siano l’arte e la comunicazione, giocando.

Nel 2017 Piuculture compirà sei anni. Come per i bambini che si affacciano alla prima elementare, la strada da percorrere è ancora lunga. E, ce lo auguriamo, piena di sorprese.

Veronica Adriani

(24 febbraio 2016)