Il pane e le rose: corso aikido di Asinitas

Nonostante il cielo plumbeo che promette pioggia abbondante al centro Asinitas, in via Policastro 45, sono molti i ragazzi e le ragazze, accompagnati dalle madri, che sono accorsi per partecipare alla lezione di Aikido. I corsi si tengono ogni mercoledì. Dalle 16.45 per i bambini e bambine dai 6 ai 10 anni e alle 18.00 per i ragazzi/e dagli 11 ai 16 anni.
Il corso è iniziato a maggio e si è tenuto essenzialmente all’aperto. Adesso, che la stagione si va guastando, le lezioni vengono svolte al secondo piano del centro Asinitas.
L’aikido, come è stato definito dal suo fondatore, è chiamata l’arte della pace. E’ un’educazione alla sensibilità, al rapporto con l’altro. Insegna agli allievi ad armonizzare la propria forza e a non lasciarsi travolgere.
Il centro Asinitas Onlus – nato nel 2006 Nella scuola Pisacane, inizialmente come scuola per le donne –  promuove diverse attività: la scuola di italiano per stranieri, il sostegno scolastico ai ragazzi, il teatro per adulti – in particolare destinato ai rifugiati – percorsi per la maternità e il sostegno alle famiglie, ad esempio elargendo pacchi alimentari

Il pane e le rose

Cecilia Bartoli, psicologa sociale del centro Asinitas, spiega che coloro che praticano Aikido provengono soprattutto da Tor Pignattara. Perlopiù si tratta di ragazzi/e di seconda generazione. “Il progetto è particolarmente dedicato alla povertà educativa, quindi alle fasce sociali svantaggiate. A chi non può permettersi di pagare la retta per praticare uno sport”.
L’aikido è un tipo di disciplina non violenta, che anzi educa a una gestione armonica del conflitto. Aiuta lo sviluppo della concentrazione, la sensibilità, l’empatia e il contatto con l’altro. “Soprattutto dopo la pandemia ci siamo accorti che i bambini hanno sofferto tantissimo l’isolamento sociale, la mancanza del contatto fra pari. Per questa ragione l’aikido ci sembrava una bellissima attività da proporgli. Sempre nell’ottica del sostegno globale che forniamo alle famiglie. Il nostro discorso è sempre lo stesso, cioè quello di cercare di tenere insieme il pane e le rose. I bisogni primari, quali  la lingua, l’orientamento sul territorio, i servizi sul territorio, ecc. che però devono essere sempre accompagnati da un’opportunità di incontro e sviluppo dell’anima. Fare un corso di teatro o di aikido, non è utile di per sè. Lo è da un punto di vista globale del sostegno alla persona e alla famiglia in un senso più ampio”.

Cecilia Bartoli. psicologa sociale di “Asinitas”

L’aikido è anche integrazione

Solitamente al centro Asinitas partecipano esclusivamente bambini stranieri, come nel caso dei corsi di italiano. Al corso di Aikido invece ci sono anche molti bambini italiani, per cui è anche uno spazio di reale integrazione. Ed è proprio la natura di questa disciplina che stimola l’integrazione. A differenza per esempio del calcio o degli altri sport di squadra, nell’aikido si comunica soprattutto con il corpo. Inoltre vi è anche una buona percentuale di bambine, mentre altre arti marziali come il judo o il karate sono perlopiù praticate dai maschi.
Nel corridoio, fuori dalla stanza dove si svolge la lezione di Aikido, nella quale a intervalli riecheggia il suono della campana tibetana del maestro e si sentono gli schiamazzi dei bambini, vi sono le madri che aspettano i loro figli. Le donne hanno formato un capannello e chiaccherano affabilmente. Fra loro c’è Giorgia, 34 anni, mamma di Ili, cinque anni. Ili ha iniziato aikido da settembre. Prima aveva praticato karate e calcio. Perché, ci spiega la madre, aikido è consigliato dai 6 anni in su. “Dopo le prime due lezioni nelle quali era un po’ in dubbio, adesso è contentissimo e mi domanda tutti i giorni quando ci sarà lezione, chiede anche dei suoi compagni e compagne”. Lo stesso Ili dice di preferire aikido al karate, in quanto mentre nel secondo ti insegnano “a spaccare una pietra con la mano”, nel primo “ti insegnano come proteggersi”.

Gli esami riconosciuti dall’Aikikai d’Italia e il maestro Luca Ungaro

I ragazzi avranno la possibilità di sostenere gli esami, che saranno riconosciuti dall‘Aikikai d’Italia. Luca Ungaro, l’insegnante, è un maestro certificato e quinto Dan di aikido, nelle lezioni è coadiuvato dall’assistente Matteo Meloni. Ungaro è affabile con i suoi allievi ma cerca anche di insegnar loro la disciplina e la capacità di mantenere la concentrazione. Aspetto quest’ultimo, di fondamentale importanza per i giovani d’oggi, sempre più abituati a trascorre il loro tempo di fronte a uno schermo.

Il maestro di Aikido Luca Ungaro

 La lezione

I ragazzi si cimentano nell’impugnatura della spada

La lezione comincia con il suono ipnotico e stimolante della campana tibetana. Il maestro mostra ai ragazzi la posizione di guardia (kamae). Poi, tra l’entusiasmo dei partecipanti, saltano fuori delle spade (naturalmente non pericolose e utili alla disciplina). I ragazzi si cimentano nell’impugnatura, mentre il maestro ci tiene a ribadire la serietà del momento e richiama i ragazzi a una maggior concentrazione. C’è anche però tempo per il gioco, in particolare il “gioco degli animali”. Gli allievi, disposti in linea, si mettono nella posizione del canguro e si esibiscono in dei salti in avanti per raggiungere l’altro capo della stanza. Le braccia devono restare il più possibile attaccate al petto e alle ascelle, a mo’ di canguro appunto. I ragazzi, tutti rigorosamente in divisa bianca, si divertono. Fra loro c’è anche Cecilia Bartoli, anche lei in divisa, intenta a svolgere la lezione di aikido.

 

Marco Marasà

11/11/2021

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