I bambini si avvicinano al Ramadan

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Il 6 giugno è iniziato il Ramadan, il mese sacro per tutti i musulmani del mondo. Una delle prescrizioni principali di questo periodo è il digiuno che inizia con l’alba e finisce, ogni giorno al tramonto. Per i fedeli è il mese della purificazione sia fisica che spirituale ed anche la pratica per ricordare le sofferenze dei poveri. Il concetto simbolico del Ramadan è molto vicino a quello della quaresima cristiana, è il periodo della riflessione e dell’astensione dalle azioni negative, della carità e dell’avvicinamento a Dio.

A Roma la Grande Moschea è frequentata dai rappresentanti di circa 30 paesi del mondo, dai marocchini agli iraniani e non mancano neppure gli italiani convertiti all’Islam.

2Fuori dai cancelli della moschea c’è un mercato, aperto ogni giorno durante il Ramadan, ricco di cibi tipici e dolci profumati. I bambini, che in teoria possono non fare il digiuno, cercano già di imitare genitori. Amina, è siriana, ha 6 anni, aiuta suo padre nella promozione del suo ristorante a Conca d’oro distribuendo i volantini, e racconta che ha fatto il digiuno fino a mezzogiorno. Questa è una pratica comune nelle famiglie per far abituare i più piccoli e per insegnare la tradizione sin dall’infanzia. Dentro la moschea i ragazzi più grandi sono suddivisi come gli adulti: i maschi sono giù, nello spazio riservato solo agli uomini. Le bambine sono sopra nel matroneo, sulla destra, colorato e decorato. L’atmosfera qui è tranquilla, molte donne stanno leggendo, altre ascoltano le parole dell’Imam. Anche le bimbe più piccole con gli sguardi attenti sembrano coinvolte nell’evento che si sta svolgendo. “Ogni venerdì durante il Ramadan prima della preghiera l’imam racconta sure diverse del Corano”, spiega Jamila. Lei ha dodici anni, è il suo secondo Ramadan e quest’anno vuole imparare il Corano a memoria. Per lei è naturale vivere questa esperienza, che è una parte indispensabile della sua vita.

3Per gli adulti il ricordo del Ramadan nei paesi d’origine è legato soprattutto ad una maggiore serenità con la quale lo si vive.“Qui è molto importante essere sempre impegnata, così non noti che ci siano persone che non rispettano il digiuno”, – sorride Miriam, ragazza di 24 anni, di cui 22 vissuti in Italia. Il Ramadan non è uno dovere religioso che fa soffrire, ma è una possibilità di migliorare se stessi in tutti i modi, di liberarsi dalle cattive abitudini, di stare vicino alla famiglia e di aiutare quelli che hanno maggior bisogno. Tutto questo si può fare ovunque nel mondo e i musulmani di Roma non perdono questa opportunità.

Naiqian Wang, Sara Gomida, Valerya Saymova

(22 giugno 2016)

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