Cori internazionali per non una di meno

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foto di Marco Cinque

Il 26 novembre, alle 14, piazza della Repubblica è già piena di colori e suoni: sta per partire il corteo “Non una di meno”, manifestazione contro la violenza sulle donne e contro il femminicidio che riprende il suo nome dallo slogan argentino del 19 ottobre in Plaza de mayo “Non una di meno, ci vogliamo vive”. Di fronte ad Eataly c’è una grande macchia gialla: è il segno di riconoscimento dell’ensemble canoro, Cori di sole donne per Non una di meno, iniziativa nata su proposta del Coro Voci insieme della casa delle donne di Terni diretta da Lisa Maroni, Elena D’Ascenzo, Anna Maria Civico, con la collaborazione del coro Le Coeur della casa del popolo di Torpignattara e della Casa delle donne Lucha y siesta, diretti da Daniela de Angelis.

E’ stato scelto il canto di Oxum, divinità afrobrasiliana regina delle acque dolci, dei fiumi e delle cascate, che prende il nome dal fiume Osun, in Nigeria. “Le sue parole richiamano uno stato femminile di pace e serenità” è scritto nella descrizione dell’evento “mentre le sue note blues, con elementi presenti in molti blues del mondo, ci connettono con il presente di vite segnate da sentimenti contrastanti, tristi, drammatici”.

Daniela dipinge le facce delle coriste di giallo “perché l’oro è il colore di Oxum, incarna la saggezza e il potere femminile, la prosperità e l’abbondanza”. C’è chi ha la maglietta gialla, chi una sciarpa, chi non ha niente lo chiede in prestito alle altre, anche se non ci si conosce. E’ un momento di condivisione profonda, passano di mano in mano maracas, tamburelli ma anche strumenti improvvisati, barattolini con ceci, riso, qualsiasi oggetto che serva per produrre musica.

Alessia, del coro Le Coeur, sostiene: “è l’unico modo che riesco a concepire, cantare del nostro essere donne, la fluidità è un modo di essere al mondo più elastico, propositivo, colorato. Il canto di Oxum rispecchia proprio la gioia di vivere, la dea dell’acqua dolce è la dea della sensualità ma interpretata senza lo zozzariello, quella sessualità sordida che riduce la gioia dell’amore”.

L’appello a partecipare è stato aperto a tutti i cori d’Italia, che nell’ultimo mese si sono esercitati grazie al testo messo a disposizione su facebook e ai video. Le maestre dei vari gruppi hanno inoltre incrementato gli appuntamenti durante la settimana e si sono aperte a donne esterne.

All’iniziativa ha aderito anche Asinitas e il coro Vicine vicine, composto da donne straniere e italiane di Torpignattara, un gruppo nato nel 2014 in risposta alle tensioni sociali dopo la morte di Shahzad Khan. “Ci siamo incontrate mercoledì alle cinque al Centro interculturale Miguelin, in via Policastro, per provare il canto insieme a Daniela. Nello stesso momento in cui Salvini raccoglieva le firme a piazza della Marranella per la chiusura delle moschee noi cantavamo gioiose alla dea delle acque, ancora una volta le donne di Vicine Vicine si incontrano per abbassare il livello del conflitto.” spiega Alessandra di Asinitas.

Partecipano anche Paula Gallardo, argentina direttrice dei Corinsieme, che unisce tre formazioni diverse: Coroincanto, Non solo coro, Nuovo coro popolare, Nora con Sgarbatello, il Musiquorum venuto da Firenze, i Pettirossi da combattimento che si muovono tra il cinema Palazzo e l’Esc. E’ il passaparola delle donne che da sempre è il più potente.

Moltissime sono le mamme con i loro figli, come Laura del coro con la piccola Luna di solo un mese legata con una fascia al petto.Il corteo ha inizio e i cori marciano cantando dietro lo striscione delle Vicine vicine retto dai bambini di Torpignattara, un fiume giallo in piena. Il canto di Oxum si leva nell’aria: “Non è un canto da combattimento come ci si aspetterebbe in un evento del genere ma morbido, come l’acqua – spiega Daniela – proprio questa caratteristica del suono ha creato un’energia non di conflitto ma d’accoglienza”. E infatti mentre avanzano un fitto gruppo di gente si accoda e le segue: “si è creato un momento di sospensione temporale”– continua – “e un’aurea di serenità e bellezza ha coinvolto anche gli altri. Noi cantavamo per la gioia di cantare, però si era creato un ascolto particolare da chi intorno era più sensibile, aperto”.

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foto di Marco Cinque

Non è forse il canto la prima forma di comunicazione umana ?” dice Eugenio, partecipante alla manifestazione “questo brano mi dà i brividi, muove energie ancestrali”. Si sfila verso i Fori imperiali, i bambini sono in visibilio e chiedono più volte di ripetere il canto.Daniela guida i cori con il suo tamburo, questa donna minuta ma dal carisma di un gigante ha diretto instancabilmente le varie voci accordandole come un unico strumento che inneggiava al potere della femminilità nelle sue molteplici forme, come molteplici erano le donne che la cantavano. A seguire altri canti del loro repertorio internazionale come Ederlezi, Papa loko, Fimmine fimmine, Aide jano. E intanto il gruppo cresceva di metro in metro con l’apporto di tutti quelli che lo sentivano.Arrivati a piazza san Giovanni il coro chiude il corteo cantando ancora una volta ma non è una fine è solo un nuovo punto di partenza e infatti i cori hanno deciso di avviare collaborazioni future. Non era anche questo lo scopo dell’evento: Non una di meno!.

Elena Fratini

(01/12/2016)

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