Frontiere: la nave per Tangeri luogo di incontro

Porto di Tarifa. Famiglie con passaporti misti: genitori marocchini, figli francesi, spagnoli, italiani. Partono per le vacanze i secondi,  i primi tornano a casa.

Chi dopo anni, chi dopo pochi mesi e nella fila d’attesa della nave ci sono tutte queste emozioni diverse, il loro essere di un luogo si trasforma quando vedono i connazionali e allora dall’iniziale rigidità europea si distendono i tratti del viso e si solidarizza con i vicini. Una mamma tiene sulle ginocchia una bambina di tre anni che le parla in francese, la vicina in arabo la saluta ma la bambina sembra non capire, lo spiega Fatima, una ragazza di ventitrè anni che studia a Siviglia e che è sposata con un colombiano. Lei torna a Sales, la sua città sul fiume di fronte a Rabat, per le vacanze di Natale, parla spagnolo fluentemente e un ottimo inglese e aiuta i turisti a districarsi nella lunga e confusa attesa.

A causa del maltempo tutti i traghetti per Tangeri sono sospesi, bisogna aspettare. Così le ore si allungano e come sempre in queste occasioni prende vita il miracolo della condivisione e dell’incontro tra le persone. Una bambina dai boccoli biondi e gli occhi azzurri fa amicizia con un’altra e si rincorrono nel porto parlando spagnolo, la nonna la richiama in arabo e si lamenta con il padre dell’altra del ritardo.

Mohamed è di Al Hoceima, vive a Bruxelles da quindici anni con la moglie e sta tornando perché ha avuto un lutto in famiglia. Solitamente torna due volte all’anno durante le vacanze di Natale e quelle estive. Spiega in francese che ha la doppia nazionalità belga e marocchina. Il Belgio è democratico, in Marocco non c’è  libertà,  sicurezza. “Il mio primo paese è il Marocco e il secondo paese è la vita, se hai i soldi in Marocco vivi bene ma se non li hai…” .

Lo spazio della nave raccoglie diverse storie che si incrociano per pochi chilometri per poi separarsi: ci sono famiglie miste, mamma marocchina e papà francese, fratelli che parlano in italiano, donne con il velo, donne senza velo, diversa è l’attesa nello sguardo: è la terra di nessuno, si è sospesi in quel pezzo di mare così piccolo che separa le sponde della spagnola Tarifa da quelle di Tangeri in Marocco, che si guardano come Reggio e Messina. 

“Tangeri all’alba ha la malinconia delle partenze”dice Adil, trentenne originario di questa città ma che vive a Madrid dal 2008 con la moglie e i due figli di quattro e tre anni nati lì. Adil è parrucchiere e dopo anni di lavori precari è riuscito ad aprire un suo negozio. In Spagna ha amici spagnoli, bulgari, francesi, pochi marocchini. Vorrebbe tanto tornare e aprire un’attività a Tangeri ma oramai i suoi figli sono spagnoli ed è difficile. “A casa si parla derijia ma loro vanno all’asilo, sono cresciuti in Spagna”.

Mustafa sta fumando sul ponte della nave, lui vive ancora in Marocco e va ogni tanto in Spagna per affari. Racconta la storia di sua sorella che è a Barcellona da dieci anni con i suoi tre figli. “All’epoca Tangeri era povera, per una famiglia era difficile sbarcare il lunario, e così aveva deciso di trasferirsi con il marito che lavorava nel campo delle costruzioni. Tutto era perfetto e le chiamate a casa raccontavano sempre di una Spagna meravigliosa e accogliente, ma poi è arrivata la crisi che ha cambiato la situazione e ha dovuto spostarsi in un paese lontano dalla capitale catalana. In compenso” continua Mustafa  “si sta verificando un fenomeno opposto. Alla migrazione marocchina dei decenni passati sembra essersi sostituito un contro flusso: in seguito alla crisi sono molti gli spagnoli, soprattutto andalusi, che hanno preferito trasferirsi in Maghreb per godere dei vantaggi di una vita meno cara. Ci sono anche programmi nella tv nazionale che parlano di questo nuovo fenomeno”.

“Il nord del Marocco è pieno di famiglie che vivono e hanno comprato casa  in Spagna” racconta  Mohamed o di chi “come me aveva una terra ma, piegato in ginocchio dalla crisi, è dovuto tornare al paese con un pugno di mosche in mano”.

“I miei figli, i miei nipoti sono spagnoli. E’ da generazioni che viviamo a Cadiz, io e mio marito ci siamo trasferiti lì trent’anni fa e lavoriamo nella ristorazione” racconta Latifa  “Non so davvero più quale dei due sia il mio paese, li amo entrambi in maniera diversa”.

Elena Fratini

(18/01/2017)

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