“Diamo un calcio al razzismo”: le storie dietro il campo di gioco

sport_diamo_calcio_razzismoSackou ha ventiquattro anni e viene dal Mali. E’ arrivato in Italia tre anni fa, prima in Sicilia, poi a Pesaro e finalmente allo  SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) del quartiere romano di Mostacciano, grazie al quale è riuscito a costruirsi una nuova vita e lo scorso 26 marzo, nel torneo “Diamo un calcio al razzismo con la maglia numero sette, è sceso di nuovo in campo a mettere in pratica la sua passione, il calcio. L’evento, organizzato dallo Sprar di Mostacciano insieme ai giovani del progetto “Nuove Connessioni”, ha l’obbiettivo di aiutare ai ragazzi richiedenti asilo ad integrarsi con i vicini del quartiere e con il municipio grazie allo sport e, in questo caso, grazie al calcio. Quattro squadre miste, diverse culture e tanti ragazzi di svariate nazionalità, dal Mali alla Somalia, dalla Nigeria all’Italia, con un unico scopo: giocare, divertirsi e lottare contro ogni forma di razzismo.“Il calcio mi piace tanto,” continua Seckou, “nel mio paese giocavo spesso, invece, da quando sono arrivato a Roma, tra lavoro e scuola di italiano, non ho tempo per fare sport. Oggi, però, spero di riuscire a segnare qualche gol”, racconta il laterale sinistro della squadra blu mentre si allaccia gli scarpini ed entra di nuovo in campo.Seckou si alza la mattina presto, fa colazione insieme ai suoi compagni dello SPRAR e poi prende l’autobus direzione Leroy Merlin dove da otto mesi lavora come magazziniere. “Questo è il mio primo lavoro, in Mali studiavo alla scuola di francese, sul posto di lavoro mi trovo benissimo , ho conosciuto tante brave persone.” Seckou è scappato dalla guerra del suo paese da solo, lasciando famiglia e amici, per costruirsi una vita nuova e poter crescere professionalmente. “Li sento spesso e gli piacerebbe tanto raggiungermi in Italia, per ora non è possibile, ma speriamo possano farlo al più presto.”Lo stesso pensiero è condiviso da Tandia, suo compagno di squadra e di stanza, appassionato di calcio anche lui. “Due anni fa sono partito dal Mali da solo, senza valigia e con tanta paura. Da nove mesi sto svolgendo un tirocinio presso Leroy Merlin, ho conosciuto tanti amici con i quali mi trovo molto bene e, in giornate come questa, posso fare quello che mi piace di più, giocare a calcio. Riuscire a costruirmi una nuova vita qui è un sogno” spiega con un sorriso l’attaccante ventisettenne della squadra blu dopo aver segnato ben quattro gol.Non è tanto contento invece, Innocente, portiere trentenne proveniente dalla Nigeria e capitano della squadra rossa. “Anche se il mio team adesso sta perdendo mi sto divertendo tantissimo e ho ancora  la speranza di vincere. Giornate come queste sono molto importanti per noi perché, oltre a conoscere persone nuove, ci danno la possibilità di fare quello che facevamo nel nostro paese, lo sport”, spiega il giovane. Innocente ogni mattina segue un corso di italiano e il pomeriggio svolge un tirocinio presso l’ospedale Spallanzani. “Da quando sono arrivato a Roma ho conosciuto soltanto brave persone che ogni giorno mi aiutano ad andare avanti, e anche se mi manca molto mia sorella, rimasta in Nigeria, qui, nella struttura dove abito adesso sono felice e tranquillo, amo la pace che si respira per le strade di Roma.”Una struttura che, come spiega Giampaolo Bolelli, operatore sociale del centro SPRAR di Mostacciano, attualmente accoglie circa cento persone, metà lavorano o svolgono un tirocinio presso qualche azienda. “Vedere i sorrisi dei nostri ragazzi oggi qui è una grande soddisfazione. Molti sono arrivati al centro pieni di paure, alcuni non riuscivano neanche a parlare, e oggi invece lavorano, hanno amici e soprattutto si divertono e conoscono altre realtà grazie a giornate come questa. Il nostro obbiettivo è anche  far conoscere i ragazzi alle associazioni del territorio e a quartieri come Mostacciano, Torrino e Spinaceto, zone dove c’è molta intolleranza.“Sono le sei del pomeriggio, il sole splende ancora sul campo “Spinaceto 70” ma il fischio finale annuncia la fine del torneo e la vittoria della squadra blu. Si conclude una giornata di divertimento, di nuove amicizie e di lotta contra il razzismo nella quale la vera vincitrice è stata l’integrazione.

Cristina Diaz29/03/2017

 

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