La missione di Piuculture continua al centro estivo dell’Istituto Winckelmann

Portare avanti il progetto dell’intercultura nelle scuole con i bambini stranieri è un impegno che non si arresta con l’arrivo dell’estate: i volontari di Piuculture quest’anno, fino al 14 luglio, sono infatti impegnati a proseguire il percorso di integrazione con i bambini delle scuole elementari e medie all’Istituto Winckelmann di via Lanciani.Il progetto del centro estivo, finanziato dall’8×1000 della Chiesa Valdese e giunto al terzo anno di attivazione, è coordinato da Ilaria Paoletti, volontaria di Piuculture e insegnante di lingua italiana agli stranieri adulti: “Noi volontari portiamo avanti un percorso di integrazione, mirato anche alla preparazione per il nuovo anno scolastico, soprattutto per quei bambini arrivati in Italia da pochi mesi e che a breve, con l’inizio della scuola, dovranno affrontare la difficoltà di studiare le tante materie scolastiche in una lingua che conoscono appena”. Il progetto è ricco di attività: la mattina il teatro con la maestra Emilia Martinelli, poi le lezioni di italiano con Simona e Federica Messina e la giornata continua con le attività laboratoriali e ricreative, coordinate da Ilaria e Valerio Siviello.Tutte le mattine, dal lunedì al venerdì, gli spazi dell’istituto si riempiono con la presenza vivace e allegra degli alunni provenienti da diversi paesi: Filippine, Afghanistan, Albania, Libia, Marocco, Polonia, Perù, Romania, a cui si aggiunge la presenza di alunni italiani. “C’è una grande partecipazione ogni anno”, spiega Ilaria, “l’esigenza di continuare il percorso scolastico dopo la chiusura di giugno è molto forte, sia perché molti genitori lavorano, ma anche perché per i genitori stranieri il centro estivo rappresenta un’importante occasione di consolidamento della lingua”. “Anche quest’anno il numero degli iscritti è stato alto: siamo riusciti ad accogliere cinquanta alunni, sebbene il progetto ne prevedesse solo trenta”.”Il Ramadan è finito l’ultima settimana di giugno, in quel periodo molte famiglie musulmane hanno tenuto i bambini a casa, perché come hanno spiegato ai volontari, l’iftar, ossia l’interruzione del digiuno, arriva tardi con il tramonto e la colazione si fa prima che sorga il sole; il digiuno condiziona la giornata… L’assenza di un gruppetto di bambini ha reso più tranquille alcune mattinate qui al centro estivo”. Ma il gruppo, nonostante le assenze, è comunque vivace e movimentato: c’è Grafi, un bambino rom di 12 anni che è entrato nella scuola per la prima volta lo scorso settembre, perché prima lavorava con i cavalli e andava a pesca. Ama la natura e il suo primo disegno sono state le cascate delle Marmore. Anthony, filippino, è arrivato a febbraio con sua madre, ha raggiunto i suoi due fratelli e il papà, in Italia dal dicembre dello scorso anno. Chalindu è di origini bangladesi, è nato a Mantova, ma poi per motivi di lavoro i suoi genitori si sono trasferiti in Francia, e ora vive qui a Roma. Reda, marocchino, è appena arrivato in Italia, ma suo padre risiede qui in Italia già da un po’. Parla solo arabo, ma si sforza di comunicare durante i giochi con i suoi nuovi compagni. La maggior parte dei bambini si è ricongiunta con una parte della loro famiglia arrivata in Italia prima di loro.Un esperimento importante del progetto è quello di coinvolgere i genitori: “Il laboratorio teatrale, che si svolge nelle prime due ore della giornata, dalle 9 alle 11, è un’attività copartecipata tra bambini e genitori: si basa su un percorso di auto-narrazione che, alla fine del progetto, coinvolgerà anche i genitori. Verrà realizzato un laboratorio a porte aperte in cui saranno i bambini a fare le domande ai grandi, aiutandoli a esprimersi e raccontarsi”.Dopo il teatro, si mangia insieme per la ricreazione e poi si torna sui banchi: il programma didattico di italiano, coordinato da Simona e Federica, è un momento di studio a tutti gli effetti: esercitazioni, schede, compiti, letture e poi si scende a giocare nello spazio aperto del campetto. “I maschietti di solito giocano a calcio, ma ogni tanto il gruppo si riunisce per dedicarsi ai giochi preferiti in assoluto, che sono Uno e Shanghai”. Attraverso il gioco, come per magia si crea un ponte di comunicazione e i bambini, provenienti da ogni angolo del mondo, si avvicinano esprimendosi in italiano; qualcuno, arrivato da pochi mesi, come il bangladese Chalindu, o da appena cinque giorni, come il marocchino Reda, comunicano ancora a gesti, ma tuttavia riescono a integrarsi nel gruppo con facilità. “Abbiamo superato alcuni piccoli problemi di integrazione nei primi giorni di attività: ora tutto si è risolto nel migliore dei modi”.  Ed è proprio questo lo spirito del progetto, ovvero unire e creare le basi dell’intercultura.Nell’ultima parte della giornata, si rientra in classe e Ilaria e Valerio mostrano tutte le attività che piano piano si sono costruite nel tempo: i cartelloni con le regole della classe, la lettura collettiva del libro Fiabe zingare, i lavoretti con la pasta di sale, che stanno per essere ultimati, i piccoli bicchieri dentro cui stanno crescendo delle piantine di fagiolo, e anche le schede, colorate dai bambini, sui diversi frutti che assieme compongono una macedonia, ovvero “un modo semplice e chiaro per spiegare ai più piccoli la ricchezza della diversità”.  

Testo: Elisabetta Rossi

Fotografie: Ilaria Paoletti

(4 luglio 2017)