Non mi sento Italiano: sono Italiano

Arif, bangladese di seconda generazione

Seconde generazioni

Con il termine seconde generazioni ci si riferisce a giovani ed adolescenti figli di immigrati o di coppie miste, nati e cresciuti in Italia o giunti nel nostro paese da piccoli, prima dell’inizio della scuola dell’obbligo.

In bilico tra due mondi diversi, quello di origine e quello di accoglienza, le seconde generazioni vivono sulla loro pelle le mille contraddizioni legate alla duplice appartenenza.

La storia di Arif

Arif è un ragazzo di 17 anni. I suoi genitori sono arrivati in Italia dal Bangladesh nel ’99 per motivi di lavoro, insieme a suo fratello più grande che aveva solo 5 anni.

Arif parla perfettamente italiano: “sono in contatto con ragazzi italiani da quando sono nato. A casa i miei genitori parlano bengali, ma non ho ancora sviluppato la completa padronanza della lingua, infatti me la cavo nel parlare ma non riesco a scriverla”.

Sua madre è disoccupata, conosce poco l’italiano e non ha mai frequentato posti in cui potesse essere aiutata nel trovare lavoro. Il padre è uno chef.Ogni tre o quattro anni, va a trovare il resto della sua famiglia, che è rimasta in Bangladesh. Apprezza molto la cultura del Paese soprattutto per l’animo dei bangladesi “fanno più festa e casino degli Italiani” dice ma aggiunge che non ci vivrebbe mai, affezionato all’Italia e ai suoi amici.

I ragazzi come lui, vivono una distanza rispetto ai propri genitori: pur ereditandone la cultura e lo stile di vita, al di fuori della loro casa si trovano a vivere una realtà diversa che resta blindata dentro di loro.La fede che gli è stata trasmessa dalla famiglia, è quella musulmana, in cui crede fermamente e, quando ce n’è l’occasione frequenta i luoghi di culto. Una cosa con cui si trova in disaccordo è il Ramadan “non ha senso però è importante per la mia religione, quindi lo rispetto”.Per il futuro prevede di trasferirsi a Londra, inizialmente insieme al solo fratello, per problemi di passaporto dei genitori, che li raggiungeranno in seguito. Non ha le idee ben chiare per il suo futuro lavorativo, “ad oggi so solo che proseguirò gli studi”. Alla domanda “Ti senti Italiano?” risponde “sono nato e cresciuto a Roma, nel quartiere di Centocelle, non mi sento italiano, sono italiano”.

Sara D’Ambrosio8/03/18