Convegno Internazionale “Le Musiciste” VIII edizione

Siamo tutti in grado di nominare almeno quattro, cinque compositori di musica classica, certamente i più famosi; chi ha buona memoria potrebbe anche associare all’autore il titolo di un’opera o di una sinfonia. Magari non sapremmo dire esattamente quando e dove sono vissuti, ma i nomi si, quelli più conosciuti ci accompagnano più o meno da quando abbiamo memoria. Ma sarebbero tutti uomini. Pochissimi, invece, sarebbero in grado di fare anche solo il nome di una compositrice, e non perché le donne non abbiano composto, suonato, interpretato, insegnato, ma perché le musiciste nella storiografia musicale europea spesso non esistono.

Con questa premessa e per divulgare e rivalutare un’identità femminile di natura sociale, culturale e artistica spesso dimenticata dalla storia, sono nate le giornate di studio dedicate alla musica al femminile, Le Musiciste, giunte quest’anno all’ottava edizione e articolate in 6 incontri distribuiti tra marzo, aprile e maggio presso il dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre (19 e 21 marzo e 8 maggio), Fondazione Roma Tre Teatro Palladium (20 marzo), Università Tor Vergata (15 e16 aprile).

Da giornata di studio a convegno internazionale

“Quest’iniziativa prima si chiamava Giornata di Studio – spiega Milena Gammaitoni, professoressa associata di Sociologia Generale presso l’Università di Roma Tre e membro del comitato scientifico dell’evento – ed invitavamo le studiose che conoscevamo e che si occupavano dell’argomento. Col tempo ci siamo rese conto che c’era sempre più interesse, così quest’anno abbiamo divulgato una call, in Italia ed in parte all’estero. Sono arrivate 83 proposte e dopo una lunga selezione ne abbiamo scelte 53. Le sezioni interdisciplinari del convegno sono il risultato delle tematiche proposte”.

Come si può leggere nel ricchissimo programma del convegno (curato da Bianca Maria Antolini, Luca Aversano, Orietta Caianiello, Milena Gammaitoni), gli incontri di marzo saranno volti ad approfondire la storia delle musiciste che verrà̀ affrontata da molteplici punti di vista e attraverso una prospettiva interdisciplinare: un panel su Questioni di genere aprirà̀ i lavori il 19 marzo per poi proseguire il giorno successivo con tematiche che percorrono La sfera del sacro, il rapporto tra Musica e immagini e la sessione Percorsi formativi e professionali che precederà̀ il concerto dei Solisti del Freon Ensemble alle ore 21, realizzato al Teatro Palladium in collaborazione con il DAMS Music Festival. Le giornate di studio saranno anche dedicate alle donne nella musica di altri paesi con la sessione Musiche e culture, dove si parlerà di musica ebraica, di Dilhayat Kalfa, compositrice vissuta in un harem ottomano, della presenza delle donne musiciste nel mondo arabo islamico e nel bacino del Mediterraneo e del loro essere interpreti e non compositrici, delle sciamane di ieri e di oggi e del suono primordiale del tamburo. Si tratterà anche di musica popolare, nella sessione Canzone popolare e jazz in Italia, con la figura di Rosa Balestrieri, una musicista folk siciliana morta nel 1990, che utilizzava la tradizione musicale folcloristica della regione per denunciare i soprusi subiti dalle donne in ambito lavorativo e domestico all’inizio del novecento.

Le giornate del 15 e 16 aprile saranno invece ospitate dall’Università̀ di Roma Tor Vergata e proporranno un percorso intitolato Attraverso la storia: traiettorie artistiche e biografiche, che vedrà̀ come protagoniste Scrittrici e musicologhe e approfondirà̀ il contributo delle musiciste Tra composizione, fruizione e interpretazione e nella Musica da camera e generi “grandi”. Il Convegno proseguirà̀ poi con i panel dedicati a Il Novecento: arte, politica e organizzazione culturale e alle Cantanti e didatte.

Le giornate di studio si concluderanno l’8 maggio con Studi e testimonianze presso il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre. In quell’occasione sarà̀ presentato il libro Musiciste e compositrici 2. Creazione, Interpretazione, Didattica, curato da Bianca Maria Antolini, Orietta Caianiello e Milena Gammaitoni. Interverranno: Marco Meriggi, Mariella Nocenzi, Mariateresa Storino.

Tutte le giornate di studio vedranno l’esecuzione di alcuni brani delle musiciste del dipartimento eseguite dagli studenti del Liceo Musicale Farnesina, impegnati nel percorso formativo (PCTO) e saranno presentate le opere, ispirate alle musiciste, realizzate dagli studenti del Liceo Artistico Confalonieri-De Chirico, Liceo Linguistico “Leopoldo Pirelli”, Istituto Multimediale Cine Tv “Roberto Rossellini”.

Sarà inoltre allestita una mostra fotografica ad ingresso libero, visitabile fino al 30 aprile nel dipartimento di Scienze della Formazione in via Principe Amedeo 182b, a cura dell’Associazione di Toponomastica Femminile, composta da 32 pannelli fotografici e documentari con brevi note biografiche dedicati alle compositrici. “C’è una grande enciclopedia americana, The Norton Grove Dictionary of Music and Musicians, che si occupa proprio delle compositrici che ne elenca 1200. Per questa mostra abbiamo selezionato quasi 500 biografie, solo le più grandi, quelle che hanno una maggiore produzione musicale andando oltre qualsiasi cognome famoso. Magari si conoscono Alma Mahler, Fanny Mendelssohn, Clara Schumann grazie ai loro cognomi ma sono compositrici che in realtà hanno prodotto di meno, mentre ne abbiamo moltissime altre con una produzione musicale ricchissima”.

 Musica e questioni di genere

Il convegno aprirà le giornate di studio intorno alla dibattuta questione di genere, partendo proprio dai numeri, per mostrare l’effettiva presenza, o assenza, di brani composti da donne nella programmazione concertistica italiana, sia per le composizioni liriche sia per quelle sinfoniche e la conseguente sproporzione tra la produzione esistente e la sua mancata divulgazione.

Anche se ci sono state musiciste attive e conosciute nel periodo storico in cui hanno vissuto, non sono presenti nei manuali di storia della musica e questo è il grande paradosso: “quando andiamo a cercare nelle biblioteche, negli archivi, negli scambi epistolari con gli intellettuali del tempo, allora riusciamo a trovare tantissime fonti bibliografiche però quando nell’ottocento le discipline vengono separate ed istituzionalizzate, nei manuali e nelle enciclopedie scritte dagli uomini le donne scompaiono. E non solo nella musica ma in tutte le discipline, nell’arte, nella filosofia. È come se le donne avessero iniziato a pensare e a scrivere solo a partire dal novecento”. È una versione della storia a cui ci si abitua e che le donne stesse, troppo spesso, danno per scontata anche se non corrisponde alla realtà storica.  “In America il Grove, che ho citato prima, ha dedicato un intero volume alle compositrici; in Italia, considerata la “culla della musica”, non abbiamo invece niente di simile, basti pensare che solo ultimamente Zanichelli e Utet stanno iniziando ad introdurre alcune compositrici nelle nuove edizioni di Storia della Musica Contemporanea, ma solo per il 900. La grande sfida quindi, oltre a continuare a pubblicare libri sull’argomento, è di cambiare la manualistica, in ogni ambito”.

Eppure la prima opera lirica italiana, presentata anche all’estero, venne scritta da Francesca Caccini, una compositrice vissuta nella corte medicea del Rinascimento e che Monteverdi, considerato “il padre del melodramma”, nei suoi carteggi ringraziava, ritenendola sua maestra; ma è scomparsa. Come lei Emilia Gubitosi, dei primi del 900, che dovette chiedere a Napoli uno speciale permesso al ministro per potersi iscrivere in conservatorio dove poi divenne docente di composizione. È possibile trovare tutte le sue composizioni su YouTube ma non nei manuali di storia. “Se non si conoscono i nomi e i cognomi di queste compositrici, così come di tutte le altre grandi intellettuali e artiste, non si trovano. Bisogna cercarle. A volte ci si inciampa per caso, quasi una caccia al tesoro, ma per fortuna la letteratura straniera ci ha aiutato moltissimo”.

Un’altra questione di genere riguarda poi l’interrogativo dibattuto se esista o meno un canone musicale “tipicamente femminile” rintracciabile nelle composizioni scritte da donne: “l’interesse delle studiose si dipana e si divide su questo aspetto, perché se è vero che in alcuni ambiti, come per esempio in quello della cura alla persona, le donne occupandosene da sempre hanno sviluppato questa parte del cervello più dell’uomo, in ambito creativo artistico le differenze non si possono proprio rilevare. Si pensi alla musica di Robert Schumann, che è puro romanticismo: se fosse stata scritta da una donna si sarebbe detto che è una musica tipicamente femminile, romantica. Io mi diverto molto a fare questo con la scrittura: propongo ai miei studenti Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar, senza nominare l’autore, gli faccio leggere la prima pagina e tutti pensano che sia stata scritta da un uomo, poi propongo un brano di Jean-Paul Sartre dove lui racconta la sua infanzia in un modo talmente dolce e femminile, che tutti credono sia stato scritto da una donna. Abbiamo questi stereotipi, questi modelli dicotomici del femminile come debolezza, fragilità, dolcezza e del maschile come forza, potenza, coraggio e dobbiamo un po’ uscire da questi canoni. E comunque è significativo che se scriviamo su Google la parola “compositrice” esca “macchina per comporre!”

   

Per la locandina del convegno sono state scelte le immagini di un’artista afgana, Shamsia Hassani detta Shamsia (Teheran, 1988), graffitista e professoressa di scultura all’Università di Kabul, che nel 2021 è stata inserita dalla BBC nella lista delle 100 donne che si sono maggiormente distinte nell’anno.

Natascia Accatino
(18 marzo 2024)

 

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