Dal corso base al workshop sul reportage: cercando la luce con Piuculture

festa nazionale delle filippine
Una foto scattata durante la festa Nazionale delle Filippine da un allievo del primo corso base di fotografia di Piuculture, oggi impegnato nel workshop sul reportage. (Photo credit: Giuseppe Marsoner)

Il mercoledì e il venerdì la porta di Intersos resta aperta un po’ più a lungo. Dentro, due gruppi di persone si riuniscono insieme a Stefano Romano per condividere una passione: quella per la luce. E, soprattutto, per i suoi effetti.

Non c’è altro modo per spiegare quello che avviene ogni settimana in quelle quattro ore complessive serali. Perché definirli corsi di fotografia sarebbe riduttivo: è altro, è di più. Dietro alla tecnica c’è la filosofia, l’antropologia, l’intercultura. Nel corso base c’è lo studio dei Maestri, la scoperta della cultura, la riflessione sull’etica. Nel workshop sul reportage c’è la discussione degli scatti, la pianificazione del lavoro, l’analisi giornalistica. Due piani diversi – ma complementari – per intendere la fotografia. La scoperta dell’altro e del proprio occhio, da un lato, e dall’altro la capacità di raccontare questa scoperta.

Chi cerca delle lezioni prettamente tecniche nel corso base resterà probabilmente deluso: a lezione si legge, si osserva, si confronta le foto dei grandi, per imparare nel corso delle uscite a dosare la luce, come dice Stefano. E sì che a Roma di occasioni ce ne sono tante: dalle feste delle comunità alle occasioni ufficiali promosse dalle Ambasciate, dai corsi di lingua italiana a stranieri a realtà nascoste (o quasi) come quella di Termini Underground o dei tatuatori filippini di Pintart (per esteso, Pinoy Tattoo Artist Association in Italy).

Dalla scoperta di certe realtà alla voglia di raccontarle il passo è breve. Ecco perché il corso base apre la strada ad un altro corso di fotografia: il workshop sul reportage, in collaborazione con il giornale Piuculture. I temi? Si va dal racconto della comunità LGBT tra i migranti alle esperienze della banca del tempo multiculturale, dalle lezioni di breakdance nel piano intermedio della stazione Termini alle storie delle lavoratrici migranti, divise fra il successo di alcune e il sacrificio di altre.

corso base di fotografia piuculture
Gli allievi del corso base di fotografia appena partito con Piuculture. (Photo credit: Stefano Romano)

Ciò che emerge ad un primo sguardo alle classi è che a voler trovare la propria luce sono in tanti, compresa chi scrive. Chi arriva da Stefano può aver visto una sua foto, o letto di sfuggita l’annuncio sul giornale, o ancora averlo incontrato casualmente per strada mentre scattava. Chi decide di condividere il tempo in quell’aula, comunque, non manca di passione.

C’è chi nella vita ha sempre scattato solo foto di paesaggi, e usa il corso per imparare a fotografare le persone. C’è chi invece è proprio alla ricerca della gente comune, dei suoi volti e delle sue storie da raccontare. C’è chi vede nella fotografia una fonte di attrito tra sé e le persone, e chi invece usa quello strumento proprio per abbattere ogni filtro e trovare nuovi linguaggi espressivi. C’è chi vive la fotografia da straniero e chi invece per scoprirli, gli stranieri. C’è chi è alla ricerca del proprio occhio e chi sa di doverlo solo ritrovare, nascosto fra le pieghe del poco tempo libero e dello stress quotidiano. C’è chi vede nel reportage un mezzo per superare la barriera della scrittura e chi uno strumento per coniugarla con l’amore per le immagini. C’è chi cerca ispirazione e chi un lasciapassare tra le comunità migranti.

E tutti, nessuno escluso, cercano il proprio mezzo per imparare a governare la luce.

Veronica Adriani

(11 novembre 2015)

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