Rendez-Vous, Festival del Cinema Francese: a Roma da 4 al 10 aprile

Rendez-Vous, Festival del cinema francese. Les grands esprits di Olivier Ayache-Vidal. Fonte immagine: www.institutfrancais.it/roma
Sarà Valeria Bruni Tedeschi la madrina dell’edizione 2018 di Rendez Vous, il Festival del Cinema che da 8 anni getta uno sguardo sulla settima arte francese, toccando anche Bologna,Milano, Napoli, Torino e Palermo. E non poteva essere altrimenti, visto ciò che l’attrice di origine italiana rappresenta nel panorama cinematografico: fragile e magnetica, non perde nessuna sfumatura dei personaggi che interpreta, al punto da farne amare le ombre e le debolezze prima ancora delle luci. E proprio la fragilità, le debolezze umane, le difficoltà della vita sono al centro del Festival itinerante targato 2018, con un focus dedicato ad Arnaud Desplechin, che intorno alle insicurezze e alle paure ha costruito la sua carriera. A partire dal primo film La vie des morts (1991), storia della convivenza forzata di una famiglia, spezzata dal tentato suicidio di uno dei suoi membri: uno sguardo lucido e intimo sulle trappole dell’ordinarietà familiare. Tema a lui talmente caro da averlo ripreso anche nel cinico Racconto di Natale, in cui le debolezze e i rancori di una famiglia emergono durante un pranzo natalizio. Ne I fantasmi d’Ismael (2017) Desplechin ci costringe a fare i conti con il potere dell’assenza e con il suo ricordo: un regista, ossessionato dalla scomparsa della moglie, ricostruisce faticosamente una vita fino al giorno in cui i fantasmi del passato tornano alla sua porta, pronti a sconvolgergli l’esistenza. Ma a volte a bussare alle nostre porte sono persone inaspettate, che vengono da terre lontane, come accade nel teatrale La villa, presentato con successo in settembre alla Mostra del cinema di Venezia, del regista marsigliese di origini armene Robert Guédiguian, tra conflitti di classe e riflessioni sulla Francia contemporanea. Ancora differenze sociali e divisioni tra la borghesia dei licei parigini e i problemi della banlieue: ne Les grands esprits di Olivier Ayache-Vidal la tranquilla vita di un professore viene messa a dura prova quando viene trasferito in una scuola di periferia. Tra differenze sociali e un pizzico di humor il regista parigino confeziona un film delicato sulla Francia di oggi.“Nessun uomo è un’isola” (Nul homme n’est une île) recita il titolo del documentario firmato Dominique Marchais, che racconta storie di uomini e donne europei che credono nelle buone pratiche, e che si impegnano ogni giorno per migliorare le cose: dalla cooperativa agricola siciliana ai professionisti impegnati in politica, in un viaggio rincuorante sul senso civico e civile dell’Europa.
Makala, documentario di Emmanuel Gras
Un altro continente, un’altra vita, questa volta dal sapore amaro, ma ricco di speranza: è il potente e luminoso Makala di Emmanuel Gras, storia di Kabwita, congolese che ogni giorno lotta per garantire alla sua famiglia una vita dignitosa. Un viaggio drammatico in una realtà ostile e complessa, in cui la forza del corpo è l’unica arma contro il potere delle disuguaglianze.Ma a volte i corpi possono cedere di fronte alla fragilità della vita: è quello che accade a Mathieu Kassovitz, nei panni di un pugile alla fine della carriera nel drammatico Sparring di Samuel Jouy.La vita, in qualunque continente e in qualunque momento, è capace di renderci vulnerabili, inondandoci di dolore e ricordi e, a volte, della loro rimozione, come nel film Une jeune fille de 90 ans, che vede Valeria Bruni Tedeschi nei panni di regista: nel reparto di geriatria dell’ospedale Charles Foix d’Ivry, un laboratorio di danza su pazienti malati di Alzheimer, fa riemergere emozioni e dolori celati. 

Elisa Carrara

(29 marzo 2018)

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