Kemi Seba: l’attivista panafricano in visita al centro Baobab

“Stiamo andando a ricevere l’attivista panafricanista Kemi Seba che fa tremare l’imperialismo. Quando lui parla gli occidentali hanno paura della caduta dell’Europa. Oggi è venuto a trovare i suoi figli.”

Sono le parole di uno dei circa 300 migranti del centro Baobab di Roma all’arrivo di Kemi Seba, giovane attivista e fondatore dell’organizzazione non governativa Emergenze Panafricaniste, lo scorso 14 luglio.

Nato a Strasburgo, Seba ha vissuto diversi anni in Senegal, dove continua la sua attività ispirata dalle sue teorie sul panafricanismo e porta avanti da anni una battaglia molto concreta: l’abolizione del Franco CFA, ovvero la moneta imposta tutt’oggi dalla Francia a 14 ex colonie africane e che secondo lui è il mezzo principale attraverso il quale la potenza francese continua a controllare l’economia delle ex colonie.

Non ho parole per descrivere il dolore che sento nell’osservare le condizioni drammatiche di vita nelle quali vive il nostro popolo qui in Italia,” sono state le prime parole del giovane leader di fronte ad un auditorio composto per la maggior parte da uomini e donne di origini africane dopo aver effettuato una prima passeggiata tra le tende del Baobab. In effetti, la situazione di degrado della baraccopoli situata dietro alla stazione Tiburtina dove vivono, o sopravvivono, circa 300 migranti in assenza totale di igiene è desolante.

Abbiamo la terra più ricca del pianeta ma la nostra popolazione vive in una situazione di disumanizzazione grazie al tradimento della nostra élite con la collaborazione dell’Unione Europea. È necessario che gli italiani, gli europei e in generale gli occidentali si pongano la domanda sul perché i nostri fratelli e sorelle rischino la vita per venire in Occidente quando il nostro continente è il più ricco? Quando vedete che sono qui è perché la vita che fanno in Africa è peggio di un campo di concentramento dove l’avvenire è bloccato e il potere è confiscato dall’oligarchia,” ribadisce il giovane.

Si prova rabbia e un misto di commozione ed esaltazione in sala davanti alle parole di Kemi Seba mentre lancia un appello al vicepresidente del Consiglio e ministro dell’interno del Governo Matteo Salvini, “come tu difendi il tuo popolo devi sapere che noi difendiamo il nostro! Gli italiani hanno dimenticato come venivano trattati quando emigravano?”, e chiede la collaborazione ai media presenti, “l’Unione Europea ha contribuito alla distruzione della Libia, aiutateci ad attaccare l’oligarchia europea per il furto che fa al continente africano.”

Dopo quasi due ore di incontro, tra applausi e un pubblico esaltato, Kemi Seba spiega che crede nella necessità di una re-immigrazione e invita i “fratelli e le sorelle” presenti a tornare nelle rispettive terre per combattere i dittatori africani sul proprio continente. “Siete uomini e donne prima ancora che migranti, è meglio rischiare la propria vita resistendo nel proprio Paese contro gli autocrati che cercare di attraversare il Mediterraneo e vivere l’inferno in Occidente.”

Infine, il giovane attivista, lancia un messaggio di speranza e si augura che quando tornerà tra qualche anno in Italia “questo luogo non dovrà più esistere. Sopravvivere non serve. Siamo nati per vivere!”.

Fotografie GMA

Cristina Diaz
(22 luglio 2018)

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