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Imprese e immigrazione: una risorsa ancora sottovalutata

Se a livello europeo è riconosciuto il ruolo degli imprenditori migranti per il rilancio del
sistema economico, l’UE non è ancora riuscita a sfruttare il potenziale dell’iniziativa
imprenditoriale degli immigrati e dal bacino interno rappresentato da oltre 37,5 milioni di
stranieri.
Secondo il Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2022 – curato dal Centro Studi e
Ricerche IDOS in collaborazione con Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della
Piccola e Media Impresa – gli immigrati affrontano molti ostacoli per poter aprire una loro
attività. In particolare, non hanno alcun sostegno, nessun contributo per accrescere le
abilità imprenditoriali e migliorare all’interno del mercato italiano ed estero.

La situazione in Italia

In Italia il Rapporto evidenzia che le imprese sono per lo più di piccole dimensioni – se non
micro – il 75,5% di tipo individuale, con un aumento delle società di capitale dal 9,6% al
16,9% in dieci anni e la concentrazione settoriale nel commercio e nell’edilizia –
rispettivamente 32,9% e 23,5%.

Fonte: Centro Studi Idos

Il Rapporto suggerisce che l’Italia dovrebbe:
– sostenere la strutturazione del sistema delle imprese immigrate;
rimuovere gli ostacoli che ne scoraggiano la nascita e la crescita;
– sostenere potenziale di innovazione.
Con un aumento dell’1,8% rispetto all’anno precedente alla fine del 2022 sono registrate
presso le Camere di Commercio 642.638 imprese “immigrate”, cioè riferibili ad attività
indipendenti in cui il titolare, se si tratta di ditte individuali, o la maggioranza dei soci e
degli amministratori, nel caso delle forme societarie, è nato fuori dai confini nazionali.

Imprese “immigrate”: politiche ancora inadeguate

Dalle analisi condotte, in quasi dieci anni, dal Rapporto Immigrazione e Imprenditoria
emergono alcune indicazioni utili anche per riconsiderare le politiche attuali:
–  la prima riguarda l’opportunità di sostenere la strutturazione del sistema delle
imprese immigrate per sfruttarne la vocazione transnazionale in grado di aprire
l’economia italiana ai paesi di origine degli imprenditori;

–  la seconda indica la necessità di rimuovere gli ostacoli giuridici, burocratici,
operativi e socioeconomici che scoraggiano la nascita e la crescita delle imprese
straniere in Italia, supportando così la vivace spinta endogena dal basso, invece di
cercare una improbabile immigrazione “selezionata” o “qualificata” che elevi la
quota di imprenditori stranieri intenzionati ad investire in Italia;

– la terza si concentra sul potenziale di innovazione presente nelle imprese
immigrate, soprattutto quelle guidate da giovani, richiede il sostegno del sistema
produttivo italiano, che invece ha un suo punto debole nella competitività sui
mercati internazionali.

Giulia Fuselli
(27/03/2023)

Leggi anche:
Le imprese filippine celebrano insieme la festa nazionale a Roma;
Tirocini cittadini extra-UE: come fare domanda.

 

28.03: webinar contro le agromafie e lo sfruttamento del lavoro

Martedì 28 Marzo, dalle 12 alle 14, su Zoom, si terrà un seminario gratuito, aperto a tutti coloro che vogliono riflettere, coi protagonisti di anni di battaglie per il diritto al lavoro e contro ogni forma di sfruttamento e razzismo, sulle condizioni di vita di coloro che vivono ai margini della società.

Interverranno:

  • Marco Omizzolo – Sociologo Eurispes, autore di “Per motivi di giustizia”, Docente università Sapienza di Roma
  • Simone Andreotti – Presidente Cooperativa In Migrazione
  • Bruno Giordano – Magistrato di Cassazione e già Direttore Capo Ispettorato nazionale del Lavoro
  • Margherita Romanelli – Responsabile policy, advocacy e programmi europei di WeWorld ong
  • Toni Mira – Giornalista e Caporedattore di Avvenire

Per partecipare è necessario registrarsi CLICCANDO QUI. Riceverete subito dopo una mail di conferma con il link per accedere, e la possibilità di aggiungere l’appuntamento al vostro calendario per non dimenticarlo.

I posti sono limitati, e non è previsto un attestato di partecipazione.

Il webinar è organizzato da “In Migrazione” in collaborazione con Tempi Moderni.
Per informazioni scrivere a formazione@inmigrazione.it

I numeri dei decreti flussi: come sono cambiati negli anni?

I numeri degli ingressi di lavoratori extra-UE autorizzati dai decreti flussi sono stati negli anni molto variabili. A margine del Consiglio europeo del 23 marzo la Commissaria UE Von der Leyen ha richiamato la necessità di “incrementare il numero di ingressi di lavoratori dai Paesi terzi”. In questi stessi giorni è all’analisi delle Camere il decreto immigrazione, varato all’indomani del Consiglio dei Ministri a Cutro del 10 marzo, che introduce novità all’interno del meccanismo di programmazione dei flussi.

numeri decreti flussi
Nel decreto immigrazione del 10 marzo 2023 vengono definite le nuove regole per la programmazione dei decreti flussi. Foto Pixabay

Come si determinano i decreti flussi?

La programmazione di quote di ingresso di lavoratori extra-UE è stata introdotta in Italia nel 1998 con la legge Turco-Napolitano, poi confluita nel Testo Unico Immigrazione. Due gli strumenti previsti in origine:

  • il documento programmatico triennale, che rappresenta la base di riferimento delle politiche relative all’immigrazione, redatto tuttavia soltanto per i primi tre trienni fino al 2006 (1998-20002001-20032004-2006);
  • il decreto flussi annuale, emanato entro il 30 novembre attraverso un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM), che autorizza gli ingressi per l’anno successivo.

Le quote stabilite annualmente dal decreto flussi sulla base delle esigenze del mercato del lavoro italiano vengono suddivise nelle tre grandi categorie contrattuali di:

  • lavoro subordinato non stagionale;
  • lavoro subordinato stagionale, riservato quasi esclusivamente al comparto agricolo e turistico-alberghiero;
  • lavoro autonomo.

Alla definizione degli ingressi si applica il principio della riserva di quote per i Paesi che collaborano con l’Italia al freno dell’immigrazione clandestina, attraverso accordi di cooperazione in essere o in via di definizione.

Ulteriori quote rispetto ai contingentamenti in base alle categorie contrattuali vengono riservate a:

  • conversioni da altri permessi di soggiorno a permessi di soggiorno per lavoro, autonomo o subordinato;
  • lavoratori extra-UE di origine italiana “per parte di almeno uno dei genitori fino al terzo grado di ascendenza”;
  • lavoratori stranieri che abbiano completato programmi di formazione e istruzione nei Paesi d’origine.

La ripartizione delle quote non rappresenta uno schema rigido, applicato in maniera invariata per tutti gli anni. In alcuni casi sono stati emanati decreti flussi riservati ai soli lavoratori stagionali, come avvenuto nel 2008, o sono stati emanati più decreti per lo stesso anno di riferimento, come avvenuto per esempio con i 5 decreti emanati nel corso del 2002.

I numeri relativi al decennio 1998-2008

Il grafico che segue riporta i dati riferiti al decennio 1998-2008, suddivisi per quote totali, lavoro subordinato non stagionale, lavoro stagionale. I dati relativi al lavoro autonomo, così come quelli relativi agli altri contingentamenti, sono stati omessi trattandosi di cifre che oscillano sempre dalle poche centinaia al massimo di 4.000 ingressi autorizzati nel 2010.

Nei primi tre decreti flussi, dal 1998 al 2000, non sono stati previsti contingentamenti in base alle categorie professionali, ma soltanto quote preferenziali riservate ai lavoratori provenienti da alcuni Paesi, come Albania, Marocco e Tunisia nell’anno 1998.

Per quanto riguarda gli anni 2004, 2005, 2006 in virtù del principio di preferenza comunitaria sono state riservate con appositi decreti delle quote di ingresso ad hoc per i cittadini provenienti da 8 dei nuovi Stati neocomunitari che hanno aderito all’UE nel 2004: Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Ungheria.

È anche grazie a questa circostanza che nel 2006, a cavallo tra il Governo Berlusconi III e il Governo Prodi II, si è registrato il picco mai più uguagliato di 690.000 ingressi totali, autorizzati con tre diversi provvedimenti:

I numeri relativi al periodo 2009-2016

Il periodo 2009–2016 è contraddistinto da una netta preferenza nel contingentamento di quote per il lavoro stagionale.

Nel 2009 e nel 2011 sono state autorizzate quote riservate ai soli lavoratori stagionali, rispettivamente di 80.000 e 60.000 ingressi. Sia la quota totale che quella relativa ai lavoratori stagionali hanno tuttavia subito nel corso del 2012 una netta contrazione, a causa della “congiuntura economica in Italia che evidenzia una generale contrazione dei livelli di occupazione”. È in questa nuova fase che si assiste all’incremento di quote riservate alle conversioni di permessi di soggiorno, che raggiungono il picco di 14.250 nell’anno 2016.

I numeri relativi al periodo 2017-2022

Nel terzo e ultimo periodo in esame, 2017-2022, si assiste a un decremento degli ingressi autorizzati che rimangono stabili per i primi quattro anni a quota 30.850.

Soltanto a partire dal 2020, oltre agli ingressi per lavoro stagionale, vengono di nuovo contingentate le quote riservate al lavoro subordinato non stagionale, negli anni immediatamente precedenti totalmente assorbite dalle altre categorie relative principalmente alla conversione dei permessi di soggiorno e al lavoro autonomo.

Nel 2021 e nel 2022 la tendenza è invece all’incremento, rispettivamente con 69.700 e 82.750 quote autorizzate. Gli ingressi riservati al lavoro subordinato e al lavoro autonomo vengono in larga parte riservati a specifici settori lavorativi. Nell’ultimo decreto flussi, per esempio, si menzionano quelli “dell’autotrasporto merci per conto terzi, dell’edilizia, turistico-alberghiero, della meccanica, delle telecomunicazioni, dell’alimentare e della cantieristica navale”.

Quote riservate a conversioni del permesso di soggiorno

Discorso a parte meritano i contingentamenti riservati alle conversioni da altri permessi di soggiorno a permessi di soggiorno per lavoro, non trattandosi propriamente di autorizzazioni di ingressi da Paesi terzi. Pur rappresentando inizialmente una quota residuale, a partire dalla seconda metà degli anni Dieci assumono valori sempre maggiori, attestandosi intorno alla decina di migliaia.

Anche le conversioni di permessi di soggiorno in permessi di soggiorno per lavoro sono rigidamente stabilite. Per fare un esempio, nel decreto flussi 2022 sono state autorizzate 7.000 conversioni così distribuite:

  • 4 400 da permesso di soggiorno per lavoro stagionale a permesso di soggiorno per lavoro subordinato;
  • 2 000 da permesso di soggiorno per motivi di studio/tirocinio/formazione professionale a permesso di soggiorno per lavoro subordinato;
  • 370 da permesso di soggiorno per motivi di studio/tirocinio/formazione professionale a permesso di soggiorno per lavoro autonomo;
  • 200 da permesso UE di lungo periodo a permesso di soggiorno lavoro subordinato;
  • 30 da permesso UE di lungo periodo a permesso di soggiorno lavoro autonomo.

Le richieste di conversione presentate ogni anno vengono sottoposte al vaglio dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro per verificare il possesso dei requisiti richiesti.


👉 Leggi la sintesi dei riferimenti normativi


Silvia Proietti
(24 marzo 2023)

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Libri Come 2023 filo conduttore è la parola potere

Libri Come 2023 sceglie come filo conduttore dell’evento la parola potere, al pubblico la scelta se interpretarla come verbo o come sostantivo.
Per chi è appassionato lettore, ma anche per chi ai libri si accosta con riluttanza, la manifestazione “Libri come. Festa del libro e della lettura” è l’occasione per avvicinarsi alla lettura attraverso le parole e gli incontri con scrittori italiani e stranieri che a partire da giovedì 23 fino a domenica 26 marzo si avvicenderanno all’Auditorium Parco della Musica a Roma. La manifestazione è curata da Michele Mieri, Rosa Polacco e Marino Sinibaldi.

Libri come 2023:si parte dalle scuole

Libri come 2023 apre giovedì 23 marzo con una giornata rivolta alle scuole che accoglieranno tra le loro mura scrittori e scrittrici per ragionare di Eritrea, di montagna, di identità, di amore e di tanto altro ancora, eventi che verranno riproposti anche al pubblico nelle giornate successive.
Venerdì ancora spazio alle scuole, ma questa volta nelle sale dell’Auditorium a parlare di conflitti guidati da Francesca Mannocchi, giornalista chiara e empatica e di diritti con Amnesty International. Nel pomeriggio si aprono le porte agli adulti che potranno scegliere tra eventi gratuiti, da prenotare online, o con biglietto a 3 euro.

Libri come 2023: tanti autori internazionali

Libri Come 2023 apre al pubblico con la guerra alle 19 in Sala Ospiti con la giornalista Cecilia Sala e Vittorio Emanuele Parsi con il libro Il posto della guerra e il costo della libertà. Potere, come? Domanda Chiara Valerio a Zerocalcare in Sala Sinopoli alle 19.30. Mentre Sandro Veronesi alle 21 in Sala Petrassi ospiterà Ian McEwan con Lezioni, in alternativa  i Tetes de Bois allo Studio Borgna.
Si entra nel pieno di Libri Come 2023 nella giornata di sabato 25 marzo con oltre quaranta incontri, e solo un paio di meno la domenica. Nelle diverse sale dell’Auditorium si vedono avvicendarsi autori  internazionali molto amati da Daniel Pennac, Emmanuel Carrère, David Grossman. Javier Cercas e l’ucraina Katja Petrowskaja si interrogheranno sul potere della scrittura, domenica alle 20.30 allo Studio Borgna. Il potere nel suo legame con la guerra viene affrontato da Bernard-Heni Levy con Maurizio Molinari domenica alle 17 in sala Petrassi, e ancora di guerra si parla con il dissidente russo Valerij Panjuskin sabato in sala Ospiti alle 16, del potere nella storia russa da Vladimir il grande a Putin con lo storico britannico Orlando Figes, accolto da Andrea Romano, nello spazio Risonanze domenica alle 15.

Libri come 2023: guerra e diritti

Di diritti umani e del rinnovamento del diritto internazionale a partire dal processo di Norimberga parla l’avvocato e accademico britannico Philippe Sands con Umberto Gentiloni domenica alle 17.30 in sala Ospiti. Dal Nord al Sud Europa per ascoltare lo scrittore turco Hakan Gunday che dialogherà con Francesca Caferri domenica alle 12 in sala Ospiti.
Da non perdere l’opportunità di sentire Zarifa Ghafari che in Afghanistan ha lottato per poter andare scuola, contro il volere dei talebani, e a 26 anni è diventata sindaca di Maidan Shahr, Ghafari dialogherà sabato alle 15 nello Spazio Risonanze con Francesca Mannocchi.
Last but not least: non trascurare le mostre che accompagnano Libri come 2023 a partire da Quaderni Ucraini. Diario di un’invasione di Igort nel Foyer Sinopoli.

Il programma Libri Come 2023

Nicoletta del Pesco
(23 marzo 2023)

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Decreto flussi: le proposte della campagna Ero straniero

Decreto flussi:  il 21 marzo la campagna Ero straniero ha inviato al Senato un documento con proposte di emendamenti al “decreto immigrazione” ora in discussione, lanciato dopo il Consiglio dei Ministri a Cutro. Uno degli strumenti principali della nuova strategia di controllo delle migrazioni economiche e lavorative è il decreto flussi, introdotto nel 1998 dalla legge Turco Napolitano, modificato secondo le nuove direttive governative. Quali sono le maggiori novità introdotte? In quale direzione vanno?

decreto flussi ero straniero
Sono 82.705 le quote di ingresso di lavoratori stranieri previste nell’ultimo decreto flussi. Domande al via dal 27 marzo. Foto Unsplash

Decreto flussi: un meccanismo rigido e fallimentare

Il decreto flussi è una misura di controllo e programmazione dei flussi di lavoratori stranieri extra-UE in ingresso in Italia che ha suscitato e continua a suscitare non poche perplessità.  Stabilita una determinata quota di ingressi di lavoratori extra-UE autorizzati dal Governo annualmente per i vari settori produttivi, i datori di lavoro possono chiedere manodopera straniera presentando un impegno all’assunzione per un lavoratore che non conoscono.

Nei fatti, in questi anni è stato piuttosto utilizzato dai datori di lavoro come occasione per regolarizzare i lavoratori stranieri irregolari, costretti a ritornare nei propri Paesi di origine per ritirare il visto e poter quindi accedere al meccanismo dei flussi. Ed è questo il primo vulnus di un meccanismo che non ha mai funzionato veramente, sostituito dalle varie sanatorie di migranti irregolari che si sono succedute negli anni. “Le modifiche apportate al governo non intaccano in nessun modo alle radici le criticità di un meccanismo che si è dimostrato eccessivamente rigido e fallimentare nel proposito di far incontrare domanda e offerta di lavoro”, spiega Francesco Mason, coordinatore per ASGI della campagna Ero straniero.

Troppe domande per poche quote

Lo scorso anno sono state oltre 200.000 le domande inviate dai datori di lavoro interessati a fronte di circa 70.000 quote previste, come si legge in apertura al documento inviato al Senato. “Si tratta di una cifra significativa, che sarebbe stato possibile coprire attraverso un meccanismo codificato di regolarizzazione dei lavoratori stranieri già presenti sul territorio, fino ad ora mai previsto da alcun decreto flussi. Nei cosiddetti click-day, cioè i giorni di apertura della possibilità di inoltrare le istanze, si assiste da anni a un numero di domande sempre nettamente superiore alle quote a disposizione. Si tratta di un lavoro enorme a carico di prefetture e questure da sbrigare in poco tempo. Perché non è possibile svincolare la procedura da tempistiche ben precise e rendere possibile fare richiesta di manodopera straniera in qualsiasi periodo dell’anno?”

La stretta sulla protezione speciale

Nel decreto immigrazione è prevista una stretta sulla protezione speciale, introdotta nel decreto sicurezza del 2018 e poi ampliata dal cosiddetto decreto Lamorgese del 2020, poi L.130/2020, che garantisce allo straniero non in possesso dei requisiti per accedere alla protezione internazionale – cioè allo status di rifugiato o alla protezione sussidiariaprotezione dall’espulsione o dal respingimento verso uno Stato in cui possa essere oggetto di persecuzione. Si tratta, insomma, di una forma residuale di protezione, garantita cioè dallo Stato italiano sulla base dell’art. 10 della Costituzione, che sostituisce la protezione umanitaria, abolita proprio dal decreto sicurezza del 2018. “Le seppur positive semplificazioni introdotte dal nuovo decreto sulle procedure all’interno del decreto flussi, per altro già contenute nel decreto semplificazioni del luglio 2022 e riproposte nel Milleproroghe 2023, non possono cancellare questa drastica limitazione della protezione speciale, strumento che pure ha garantito a 10.000 persone negli ultimi anni tutele, inclusione e regolarizzazione”.

Una nuova programmazione triennale

La nuova programmazione dei flussi proposta dal nuovo decreto sarà su base triennale, con la possibilità di integrare annualmente le quote previste in caso di eccesso di domande inevase. Sembra all’apparenza un ritorno del documento programmatico triennale dei flussi previsto già dalla legge Turco-Napolitano, contenente non soltanto le quote di lavoratori da immettere ma anche le politiche di accoglienza e inserimento nel contesto italiano, che è stato applicato soltanto per i primi tre trienni (1998-2000, 2001-2003, 2004-2006). “Si tratta in realtà di due scelte radicalmente differenti: nel caso della nuova programmazione triennale si tratta soltanto di definire un numero di ingressi in base alle esigenze del mondo produttivo, mentre il documento programmatico triennale come previsto dall’art. 3 del Testo Unico Immigrazione intendeva promuovere una programmazione ragionata delle politiche legate all’immigrazione.

Sponsor e permessi per ricerca lavoro: la proposta

L’attuale meccanismo del decreto flussi non soltanto stabilisce l’ingresso di lavoratori per determinati settori produttivi, ma vincola buona parte delle quote alla nazionalità del lavoratore, premiando la provenienza da quei Paesi che hanno sottoscritto con l’Italia accordi di cooperazione in tema immigrazione. “Vincolare le quote alla nazionalità non soltanto è sbagliato come principio, ma addirittura rischia di riproporre il problema della confusione tra percorsi migratori legati al lavoro con quelli legati all’asilo. Molti dei Paesi con i quali l’Italia ha stretto accordi non sono tra i maggiori Paesi di provenienza dei migranti economici. A questa logica selettiva e inefficace, noi contrapponiamo il meccanismo dello sponsor – cioè il supporto all’ingresso individuale del lavoratore straniero a fronte di una serie di garanzie iniziali – e la possibilità di prevedere permessi di soggiorno per ricerca lavoro, permettendo l’effettivo incontro tra domanda e offerta di lavoro”.

Lavoratori stagionali: quali tutele?

Un altro tema spinoso non ancora affrontato è quello dei lavoratori stagionali che, insieme ai lavoratori subordinati non stagionali e i lavoratori autonomi, rappresentano i tre maggiori criteri di organizzazione delle quote di lavoratori, oltre a quelle riservate alla conversione di determinati permessi di soggiorno in permessi di lavoro. La grande importanza per l’economia italiana dei lavoratori stranieri stagionali in agricoltura è emersa chiaramente durante i drammatici mesi della pandemia, ed è stata anche alla base della scelta di aprire l’ultima sanatoria del 2020. “Senza una quota riservata di conversioni del permesso di lavoro stagionale, per il lavoratore stagionale assunto con il decreto flussi dell’anno precedente non c’è altra possibilità che tornare al Paese di origine e ritentare la procedura nell’anno successivo. Nel nuovo decreto non sono previste modifiche su questa specifica questione, ma si affronta soltanto il tema correlato del contrasto alle agromafie. Anche la questione dei lavoratori stagionali si potrebbe risolvere con la nostra proposta di rilascio di un permesso di attesa occupazione.”


🧾 Leggi il testo delle proposte di Ero straniero al Senato

👉 Leggi i numeri dei decreti flussi dal 1998 al 2022


Silvia Proietti
(22 marzo 2023)

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Fino al 31.05: Termine candidature Premio IILA- Letteratura

Fino al 31 maggio 2023 è possibile inviare la candidatura per il Premio IILA-Letteratura promosso dall’ Organizzazione Internazionale Italo-Latino-americana nella sua XV edizione.

È stato riattivato il Premio Letterario, in vigore dal 1969 al 1996, con l’obiettivo di contribuire alla diffusione e valorizzazione della produzione letteraria latino-americana contemporanea tradotta e pubblicata in italiano, promuovere le nuove voci della letteratura dell’America Latina, dare un impulso alla traduzione e all’industria editoriale.

Il Premio è conferito a un’opera tradotta in italiano, pubblicata in Italia nel biennio 2021-2022 e scritta da un autore/autrice che sia cittadino di un Paese latinoamericano membro dell’IILA: Argentina, Stato Plurinazionale di Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Cuba, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Haiti, Honduras, Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana, Uruguay e Repubblica Bolivariana del Venezuela.

Le opere saranno valutate da una giuria composta da esponenti del mondo accademico italiano specializzato nello studio e nella critica della letteratura latinoamericana, che conferirà un Premio all’autore/autrice della migliore opera e un Premio al miglior traduttore/traduttrice delle opere partecipanti.

La premiazione

La partecipazione è aperta a tutte le case editrici con sede legale in Italia che abbiano pubblicato, in lingua italiana, un’opera di narrativa nel biennio 2021-2022. Verrà assegnato un premio all’autore/autrice, al quale sarà conferita la somma di 5.000 euro, e al quale sarà offerto il viaggio e il soggiorno in Italia di max sette giorni, l’organizzazione della cerimonia di consegna del Premio e di eventuali presentazioni dell’opera vincitrice in occasione di importanti manifestazioni del settore editoriale e negli atenei italiani interessati. Inoltre, sarà conferito un premio al miglior traduttore/traduttrice delle opere pervenute, al quale sarà conferita la somma di 1.500 euro e sarà offerto il viaggio e il soggiorno in Italia (per un massimo di cinque giorni).

Le candidature dovranno essere inviate all’indirizzo premioiilaletteratura@gmail.com

Per qualsiasi altra informazione: https://iila.org/it/premio-iila-letteratura-xv-edizione-termine-per-la-presentazione-delle-candidature-31-maggio-2023/

Africa Blues fino al 2.04 all’Orto Botanico

In mostra, presso la serra espositiva dell’Orto Botanico di Roma, gli effetti dei cambiamenti climatici: appuntamento dal 17 marzo al 2 aprile con “Africa Blues. Mozambico nel 2100: proiezioni della crisi climatica sui volti di chi la vive ogni giorno”, il progetto fotografico realizzato da WeWorld, organizzazione impegnata da 50 anni a garantire i diritti di donne, bambini e bambine in 27 Paesi del mondo.

Al centro dell’esposizione le fotografie di Giulia Piermartiri e Edoardo Delille che hanno posato i loro obiettivi sui volti delle persone che vivono ogni giorno la trasformazione dei territori che abitano. Gli scatti, che rientrano nella campagna #ClimateOfChange e nel più ampio lavoro “Atlas of the New World”, sono stati realizzati in Mozambico, che nella classifica dei Paesi africani per calamità ambientali si trova al terzo posto.

Come suggerisce lo stesso titolo, la mostra “Africa Blues. Mozambico nel 2100: proiezioni della crisi climatica sui volti di chi la vive ogni giorno” ha uno sguardo oltre il presente.

“Le foto scattate sono state realizzate con una tecnica innovativa, capace di far immergere il visitatore in un futuro possibile. In un gioco di sovrapposizioni, infatti, si possono osservare scene di vita quotidiana mescolate alle diapositive che mostrano quegli stessi luoghi drasticamente modificati dalla crisi climatica”, si legge nel comunicato stampa diffuso da WeWorld.

INFO 
Museo Orto Botanico di Roma – Università degli Studi di Roma La Sapienza
Largo Cristina di Svezia, 23A, 00165 Roma RM
Informazioni: 06 49917116 (dal lun. al ven.) Biglietteria: 06 49917107 (tutti i giorni)
E-MAIL – Informazioni: info-ortobotanico@uniroma1.it
La mostra sarà visitabile tutti i giorni fino al 2 aprile ed è inclusa nel biglietto di ingresso.

Dal 30.03 al 05.04: Festival del Cinema Asiatico

Da giovedì 30 marzo a mercoledì 05 aprile 2023 al Cinema Farnese Arthouse, in Piazza Campo De’ Fiori, 56, ci sarà il Festival del Cinema Asiatico alla sua ventesima edizione a Roma.

Il Cineforum “Robert Bresson”, diretto da Antonio Termenini annuncia l’arrivo della ventesima edizione dell’Asian Film Festival, punto di riferimento e finestra sul miglior cinema d’autore dell’Estremo Oriente. In occasione del ventennale è prevista, inoltre, una giornata di proiezioni speciali presso il Cinema Barberini.

La programmazione conta ben trenta lungometraggi, di cui sette nella sezione Newcomers registi esordienti, cinque Fuori Concorso e diciotto in Concorso, vantando inoltre cinque anteprime mondiali e numerose anteprime europee. Questa edizione pone attenzione nell’indagine dei rapporti umani: le opere selezionate raccontano infatti storie di fragili equilibri familiari, drammi adolescenziali ed esplorazione della propria sessualità.

In seguito al grande successo della scorsa edizione si è deciso di organizzare quattro giornate dedicate esclusivamente alla cinematografia di Nazioni specifiche; grazie alla collaborazione con le Ambasciate, il festival conterà un Thailand Day, un Korean Day, un Japan Day e un Vietnam Day.

Per ulteriori informazioni visitare il sito https://www.asianfilmfestival.info/comunicato-aff20/

18.03: “Cantare i colori”di Jozèt Martial

Sabato 18 marzo 2023 alle ore 18 la Libreria GRIOT ospita la presentazione di Cantare i colori di Jozèt Martial, pubblicato da Supernova. Insieme all’autrice partecipa Lucia Brongo.

“Cantare i colori” presenta il racconto e i risultati di 30 anni di ricerca all’origine del Metodo Jozèt Martial, noto anche come Metodo Basic-canto o canto fondamentale. Quello dell’autore è un metodo per approfondire se stessi nella migliore tradizione delle usanze popolari: dallo sciamanesimo allo sciamanesimo caraibico, dalla cabala giudaica alla medicina cinese, dalla conoscenza della musica al suo uso terapeutico.

Il metodo si rivolge a chi desidera riscoprire, proteggere e potenziare la propria voce, far crescere il proprio patrimonio vocale e sviluppare le proprie capacità espressive. Questo per esprimere l’ineffabile, rinforzare il benessere e sviluppare i colori della propria voce, riscoprendo il sé, perché “la voce è il vero messaggio”.

Jozèt Martial  è una cantante, scrittrice e attrice di teatro franco-italiana di origine guadalupense, nata nel Mada­gascar. Viaggiatrice per natura e parigina di fatto, intraprende studi di letteratura moderna al­l’Università di Paris-X-Nanterre, seguiti da studi di scienze dell’espressione e comunicazione a Paris-IV Sorbone. È stata scoperta dal pubblico italiano negli anni ‘80, grazie alla sua partecipazione regolare al programma di RAI 2 Cappello sulle 23 e per i suoi successi discografici in stile “italian-disco-music” prodotti da Paolo Dossena.

Ci vuole un reddito: migliorare il reddito di cittadinanza

Ci vuole un reddito è la campagna promossa da Arci Roma e altre 30 associazioni capitoline che si occupano di marginalità sociali – come A Buon Diritto Onlus, Asgi, Forum Terzo Settore Lazio, Nonna Roma e altre – per difendere e migliorare il reddito di cittadinanza. Nell’assemblea online del 24 marzo verrà aperto un tavolo di confronto con associazioni e reti di altri territori per intraprendere un percorso comune di mobilitazione nazionale.

ci vuole un reddito
Secondo Fabrizio Balassone della Banca d’Italia, “senza il reddito di cittadinanza nel 2020 ci sarebbero stati un milione di poveri in più”. Foto Pixabay

La povertà non è una colpa

“Furbetti del reddito di cittadinanza”, “parassiti”, stranieri irregolari indebitamente percettori di reddito: di questo si è nutrita negli anni la narrazione dei detrattori del reddito di cittadinanza. Ma l’enfasi mostrata verso i casi di frode nasconde, è facile intuire, un fine politico più sottile: screditare l’assistenzialismo in quanto tale e colpevolizzare la povertà. Anche la retorica del “più lavoro meno assistenzialismo” rischia di essere niente altro che uno slogan perché, se non si analizzano le cause per cui il lavoro non riesce ad essere attrattivo, non ci può essere una vera alternativa. L’estrema precarizzazione dei contratti, l’assenza di un salario minimo, il lavoro sottopagato o nero sono tutti fenomeni che caratterizzano la realtà italiana, come da anni denunciato dal presidente dell’INPS Pasquale Tridico e come ormai sotto gli occhi di tutti.

“Proprio per combattere la narrazione strumentale degli ultimi anni, sentiamo forte la necessità di portare avanti una contronarrazione che parta dalle esperienze di chi opera concretamente nei territori e si confronta tutti i giorni con le marginalità sociali, distribuendo pacchi alimentari, assistendo i cittadini che vivono in occupazioni edilizie, lavorando presso gli sportelli di assistenza per la compilazione della domanda di reddito di cittadinanza”, spiega Ilaria Manti dell’associazione Nonna Roma. “Accanto agli operatori è necessario dare voci e volti agli stessi percettori del reddito, per ribadire che la povertà non è una colpa. La grande scommessa, dal 24 marzo in poi, è proprio quella di riuscire a dare vita a una campagna nazionale, fatta di tante iniziative e attivismo, che diventi un percorso veramente partecipato e non identitario.”

Reddito di cittadinanza vs MIA

In Italia sono circa 5,6 milioni coloro che vivono in povertà assoluta, ovvero che non riescono ad avere accesso a beni e servizi considerati essenziali; circa 15 milioni le persone a rischio esclusione sociale”. Si apre così l’appello della campagna Ci vuole un reddito, lanciato negli stessi giorni in cui il governo italiano è alle prese con la definizione della nuova MIA, Misura di Inclusione Attiva, che verrà a sostituire il reddito di cittadinanza. Secondo le indiscrezioni pubblicate dal Corriere della Sera, la bozza del testo che approderà a fine mese al Consiglio dei Ministri è basata principalmente su alcuni punti:

  • distinzione tra percettori occupabili e non occupabili: nel primo caso il sussidio si ridurrebbe a 375 euro per 12 mesi;
  • accesso alla misura per cittadini italiani o UE, oppure cittadini stranieri con permesso di soggiorno per lungo soggiornanti con un requisito di residenza continuativa ridotto a 5 anni, rispetto agli attuali 10;
  • limite ISEE ridotto a 7 200 euro rispetto agli attuali 9 360 euro, con possibilità per uno dei membri del nucleo familiare di svolgere un’attività da lavoro dipendente per un massimo di 3 000 euro annui;
  • obbligo di formazione-lavoro, dai 16 ai 59 anni, per i componenti del nucleo familiare qualora non impegnati in un percorso di studi.

Noi contestiamo profondamente l’assetto della riforma, sia nei principi di fondo che nelle misure concrete che, tra l’altro, allo stato attuale sono ipotesi non ancora sottoposte all’approvazione del MEF. Stiamo pur sempre parlando di una bozza, anche se la linea di fondo rimane chiara. Quella in discussione in questi giorni è una riforma dichiaratamente restrittiva, che si è nutrita di anni di retorica contro l’assistenzialismo e della lotta ai furbetti del reddito di cittadinanza. Anche misure apparentemente più inclusive, come la riduzione del requisito di permanenza in Italia per i cittadini stranieri, in realtà sono frutto dell’inevitabile accoglimento dell’obbligo della Commissione Europea al solo scopo di evitare sanzioni. Una modifica veramente inclusiva andrebbe nella direzione di eliminare del tutto il criterio della residenza per i cittadini stranieri.”

Ci vuole un reddito, contrariamente alla direzione intrapresa dal Governo, intende promuovere una riforma in senso estensivo del reddito di cittadinanza. “La misura attualmente in vigore non è esente da criticità, bene evidenziate nella Relazione del Comitato Scientifico per la valutazione del Reddito di Cittadinanza, guidato da Chiara Saraceno. Noi vogliamo superarle non riducendo ma ampliando le forme di tutela. Per esempio, uno dei punti centrali su cui insistere è quello dell’individualità del reddito, che deve essere svincolato dal nucleo familiare per poter essere efficace per affrontare, per esempio, questioni complesse come la violenza domestica.”

Meno poveri con il reddito di cittadinanza

Per avere un’idea chiara su una questione così centrale nel dibattito pubblico di questi giorni è utile affidarsi ai dati. Il reddito di cittadinanza (RdC) è stato introdotto in Italia con il D.L. 4 del 28 gennaio 2019. Pur non essendo nei fatti un reddito di base vero e proprio – cioè il reddito erogato a chiunque sia in possesso di una specifica cittadinanza –  ma una forma di ammortizzatore sociale, è stato fin dalla sua introduzione contestato da più parti per la sua duplice natura di strumento assistenziale e di promozione di politiche attive del lavoro. Sebbene si tratti di una misura da migliorare in molti punti, secondo quanto dichiarato anche dal Capo del Servizio Struttura economica della Banca d’Italia Fabrizio Balassone nel corso dell’Audizione preliminare all’esame della manovra economica per il triennio 2023-2025 , “senza il reddito di cittadinanza nel 2020 ci sarebbero stati un milione di poveri in più”.

Secondo i dati INPS relativi a gennaio 2023 sono stati 2,47 milioni i beneficiari di reddito o pensione di cittadinanza, con un importo medio mensile erogato a livello nazionale di 563 euro.

I beneficiari di reddito e pensione di cittadinanza, dal 2019 al 2023. Fonte: INPS – Osservatorio sul reddito e pensione di cittadinanza

Di questi 2,18 milioni sono cittadini italiani, 198 000 cittadini extra-UE con permesso di soggiorno UE e 83 000 cittadini europei. Si tratta di dati che smentiscono un’altra retorica denigratoria associata al reddito di cittadinanza, misura che verrebbe erogata indiscriminatamente ai cittadini stranieri anche irregolari.

Secondo i dati Openpolis fino all’anno 2021 l’importo medio del RdC per i cittadini extra-UE è stato, invece, di circa 90 euro in meno al mese, perché i parametri adottati dalla misura tendono a sfavorire le famiglie numerose, più frequenti tra gli stranieri.

👉 L'appello di Ci vuole un reddito

👉 La pagina Facebook della campagna

Silvia Proietti
(15 marzo 2023)

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