A novembre alla Casa del Cinema di Roma il regista gitano Tony Gatlif presenterà il suo ultimo lungometraggio “Korkoro” (Freedom), in concorso al MedFilm Festival per il Premio Amore e Psiche. Il film narra la storia di una famiglia rom durante la seconda guerra mondiale e l’amore del popolo gitano per la libertà, intesa come vita nomade. Tony Gatlif ha descritto per Piuculture la poesia e la musica che muove il popolo gitano, indiscusso protagonista dei suoi film.Quale è il messaggio che vuole comunicare al pubblico con questo sua ultima produzione?Che non riaccada quello che è già successo negli anni quaranta. Se l’Europa continua a portare avanti il tipo di politica che ha adottato ultimamente rischiamo di ricadere in questi stessi errori. Oggi i politici parlano della povertà come se fosse un delitto, si stigmatizzano i popoli poveri come se fossero dei criminali.Cosa pensa della recente espulsione dei rom dalla Francia?Non è accaduto in Francia, è accaduto con il governo francese. Sono due cose molto diverse! Dico questo perché il popolo francese non è così, o meglio anche tra i francesi ci sono degli estremisti come ovunque, ma la maggioranza non è così, anzi i francesi si sono vergognati di quello che è successo.I suoi film trattano spesso di tematiche riguardanti i gitani, quanto c’è di autobiografico?Tutto è autobiografico perché io non invento quando giro un film. Diffido dell’invenzione nel cinema come dubito delle ricostruzioni nel cinema. Sono un cineasta impegnato, parlo per difendere un popolo e se nei miei film c’è della poesia è perché nel popolo gitano è presente la poesia, non la inserisco io.Ricorre nelle sue produzioni cinematografiche un omaggio alla musica gitana. Quanto è importante l’elemento musicale e che cosa rappresenta?I gitani parlano con la musica, con il canto. Ad esempio il flamenco è esistito perché i gitani, che lavoravano nelle miniere o che mendicavano, utilizzavano la musica per narrare le loro umiliazioni, per parlare del fatto che venivano marginalizzati. Si sono inventati questa musica per curare le loro ferite. Circa un secolo fa la borghesia ha scoperto il flamenco, andava ad ascoltarlo nei locali e lo trovava molto bello, forte. Questo per dire che i gitani si esprimono con la musica, per quest nei miei film la musica ha lo stesso valore espressivo delle immagini.
Melissa Neri(9 Ottobre 2010)