Fulco Pratesi, fondatore del WWF Italia, è presidente onorario dell’associazione ambientalista che ha sede nel territorio del Municipio Secondo. Architetto, giornalista, appassionato difensore della terra. “Ci stiamo allontanando dalla natura, pericolosamente e quasi senza accorgercene”.Ciò che non si compra, diventa invisibile. “L’altro giorno ho chiesto a un mio nipotino di farmi un disegno; nel foglio è apparsa una macchina. Solo quella. Un tempo nei disegni dei bambini c’erano alberi, gatti, fiori…. Bisogna imparare di nuovo a giocare con la terra, piantare un seme, guardarlo crescere, osservare pesci nel vaso. Se disimpariamo la lingua della natura andremo male“. Parliamo dei campi avventura per ragazzi da 6 a 17 anni che il wwf organizza nei mesi estivi. Da giovane Pratesi è stato scout e sa quanto sia importante almeno una settimana all’anno di immersione totale nella natura, lontano dai rumori della città e dalle abitudini familiari. Orientarsi col sole, sfidare le paure in gruppo. Faccio presente che il costo dei campi wwf non sono alla portata di tutti i genitori. “Questo è un problema. L’educazione all’ambiente dovrebbe essere accessibile a tutti, mentre oggi è aspirazione da ceto medio e colto. Forse un giorno il comune e il volontariato aiuteranno le famiglie indigenti a soddisfare anche questa esigenza vitale”.Chiedo se, a suo parare, gli immigrati potrebbero portare una cultura più sobria, iniettare nella società dei consumi sensibilità verso lo spreco dei beni essenziali. “Non vorrei sbagliarmi, ma osservo il contrario: chi ha sperimentato duramente la scarsità di acqua e cibo, quando incontra l’abbondanza, assimila subito la nostra cultura. Cosa mostriamo loro? Ci cambiamo camicia ogni giorno, senza riguardo per la quantità di natura che se ne va: acqua, detersivo inquinante, corrente per lo stiro. Abitudini scriteriate. Troppe famiglie spendono soldi per l’acqua minerale… mentre i borghesi al ristorante cominciano a pretendere l’acqua del rubinetto. E a fatica l’ottengono”.La scuola può fare molto. Pratesi racconta gli incontri con alunni nella periferia della città, svegli, attentissimi. “Meno saturi, dice. Mi sono stupito di trovare ottime scuole anche nei quartieri poveri, insegnanti preparati, talvolta migliori di quelli che incontro in centro”.L’educazione dei bambini è fondamentale. “Credo molto nella loro forza”. Racconta come uno dei maggiori successi del WWF sia dovuto proprio ai bambini. A metà degli anni ’80 il cervo sardo stava scomparendo, quando una riserva privata, 3.000 ettari di bosco dove vivevano ancora pochi esemplari maschi e femmine, venne messa in vendita. “Per comprarla ci voleva qualcosa come un miliardo di lire. Noi ci tassammo per anticipare 100 milioni di caparra, impegnando proprietà personali, parenti e amici. Ma poi… come raccogliere il resto? Lanciammo una grande sottoscrizione nel paese. I bambini si mobilitarono nella vendita di francobolli e figurine del cervo sardo. Straordinari: un quarto del ricavato, 250 milioni di lire è venuto da loro”. Oggi la riserva di Monte Arcosu ha ripopolato la specie, le aree protette sono aumentate e nell’opera di salvaguardia sono entrati l’Ente foreste, l’Università e vari organismi privati. Ci vuole coraggio, conclude.Cultura dell’abbondanza. “Abbiamo tutto e questo è un guaio. Quando ho compiuto 70 anni mi hanno chiesto che regali potevano farmi. Cosa posso volere, ancora? Il mercato ci dà tutto, sembra di stare in un paese dove non manchi niente. Ma il consumo della natura, quello scompare ai nostri occhi”. Pratesi ha chiesto doni per gli amici ambientalisti sparsi nel mondo. Fondi per Giovanni Onore, scienziato e missionario marinista. Vive in Ecuador dove ha fondato l’associazione Otonga, compra terreni senza più vita e li restituisce alla foresta; la vegetazione torna rigogliosa, si riprodusce l’antica biodiversità www.wwfpinerolese.org. Oggi la riserva ha quasi 2000 ettari. “Dobbiamo affezionarci ai beni comuni e amare il futuro”. Referendum del 12 giugno. Chiedo se ha senso in Italia porsi il problema dell’acqua. “Chi adotta uno sguardo lungo capisce. Sulla sete del mondo si stanno facendo enormi profitti, aumentano le disuguaglianze nella distribuzione, scoppiano guerre. Per ora il nostro paese è ricco di acque, ma non sono inesauribili e abbiamo già esempi di fornitori privati: la bolletta cresce, gli investimenti sulle condotte ristagnano. Il privato fa il suo profitto, è intuitivo. Se l’ente pubblico non sa gestire bene l’acqua, i cittadini possono incalzare gli amministratori. Pretendere qualità ed equità”. Fulco Pratesi è convinto: i beni pubblici sono il nostro futuro.
Paola Piva(8 giugno2011)