Dal 4 marzo all’11 settembre in concomitanza con la mostra di Michelangelo Pistoletto: Da uno a molti 1956 1974 ospitata dal MaXXI, è stata allestita nel museo d’arte contemporanea una sala dedicata alla Cittadell’arte uno dei progetti più ambiziosi di Pistoletto stesso. Si tratta di un grande laboratorio che “sviluppa processi di trasformazione responsabile nei diversi settori del tessuto sociale”. L’intento è quello di mettere in evidenza i dialoghi intellettuali e politici analizzati dalla fondazione sia attraverso una mostra esplicativa che tramite una fitta rete di incontri collegati. In quest’ambito, Giovedì 7 Luglio si è tenuto un incontro promosso da l’Archivio delle Memorie Migranti di Asinitas, il Circolo Gianni Bosio Esle Edizioni e i Cemea del Mezzogiorno per “ascoltare testimoniare e raccontare l’esperienza migratoria contemporanea”Al centro della sala il tavolo Love Difference a forma di Mar Mediterraneo concretizza l’idea di progetto aperto e orizzontale in cui ciascun individuo da pubblico diventa parte attiva del progetto stesso. Tutto intorno sedie di colori e grandezze varie, disegnate anch’esse da Pistoletto, simboleggiano la diversità dei paesi che sul Mediterraneo si affacciano. Su di esse si accomodano uomini e donne con tratti somatici che narrano di paesi del sud del mondo, tra loro ci sono somali eritrei etiopi, più a destra anche una coppia di sudamericani e una donna indiana avvolta nel suo sari verde acqua. Alessandro Triulzi coordinatore dell’Archivio Memorie Migranti di Asinitas condurrà il filo della serata tra testimonianze dirette, poesie scritte dai migranti e canzoni intonate col solo accompagnamento di una chitarra. Una fila più indietro il pubblico si raccoglie assecondando la forma allungata del Mar Mediterraneo riprodotta dal tavolo di Pistoletto, si scorgono facce note per chi è solito prendere parte ad iniziative in favore dell’integrazione, quasi a conferma della spiacevole sensazione che il processo di sensibilizzazione su questi argomenti finisca per vedere coinvolta una cerchia di persone abbastanza ristretta. Gli alunni della scuola di Asinitas, mischiati tra la gente, si alzano a turno per leggere in un italiano dall’accento marcato ma quasi completamente privo di errori, i loro testi tratti dalla raccolta “Sotto della Luna. Un anno di scuola ad Asinitas”Desidera invece parlare dell’aspetto musicale Sandro Portelli, il presidente del circolo Gianni Bosio che introduce il nuovo progetto Roma Forestiera. Ispirato per contrasto al titolo di una classica canzone romana che lamentava la scomparsa della musica tradizionale dalle strade della città, si proprone in realtà di raccogliere le canzoni dei migranti, sono questi i suoni che oggi popolano le nostre strade. Le parole di Portelli sfumano sull’attacco di una canzone sudamericana intonata da una cantante peruviana e dal suo accompagnatore alla chitarra. Si torna a parlare del Mediterraneo come mare e come luogo dove spesso i migranti perdono la vita, è la testimonianza di una ragazza di origini somale di nome Cristina seguita dal racconto di Gabriel un uomo eritreo dai capelli bianchi che parla della necessità di accumulare e tenere vivo un bagaglio di ricordi, sebbene dolorosi, per poter comprendere il presente. L’ultima testimonianza è quella di Maza scrittrice etiope che racconta del suo percorso di ricerca in Italia per raccogliere materiale sul fascismo da inserire nel suo romanzo sul periodo coloniale in Etiopia. Chiude l’incontro Alessandro Triulzi sottolineando la virtù dell’”asinità”, celebrata anche da Giordano Bruno, intesa come temperanza e umiltà. L’intento della scuola è quello di far apprenderel’italiano ascoltando storie, per insegnare ai migranti ad esprimersi e difendersi.Il pubblico sfila via sulle note di “Mamma mia dammi cento lire…” quasi a voler ricordare che un tempo i migranti eravamo noi.Irene Ricciardelli(8 Luglio 2011)