Media-mente diversi: come Italia ed Europa raccontano l’immigrazione

Stefano Pasta mostra il premio "For diversity against discrimination 2011"

È Stefano Pasta con l’articolo “Milano, benvenuti a sgomberopoli”, pubblicato sul sito web di Famiglia Cristiana, ad aggiudicarsi l’ottava edizione del premio giornalistico “For diversity against discrimination 2011”, assegnato al termine dell’evento “MEDIAmente diversi. Giornalismo e immigrazione in Italia e in Europa”, svoltosi il 2 e 3 aprile presso la sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri. “L’articolo introduce una chiave di lettura che contribuisce alla destrutturazione degli stereotipi e dei pregiudizi usualmente attribuiti alla comunità rom”, la motivazione del riconoscimento letta da Lucio Battistotti, rappresentante in Italia della Commissione Europea, “il linguaggio di facile comprensione ribalta la concezione securitaria cui sono state improntate le politiche italiane, restituendo la dovuta centralità alle persone nei loro diritti inalienabili”.

La Carta di Roma Dal giugno 2008 il Protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti, meglio noto come Carta di Roma, fornisce le linee guida per il trattamento delle informazioni riguardo queste categorie, “basandosi su un meccanismo di autoregolamentazione del codice di condotta”, spiega Francois Sant’Angelo, presidente ad interim dell’Ecri – European Commission against racism and intolerance. “È in linea con il nostro lavoro di rassegne periodiche su prassi e leggi degli stati membri della Ue, anche se ha più di un limite. Non include ad esempio rom o confessioni come l’islam e l’ebraismo e permangono dubbi sull’effettività delle sanzioni e misure disciplinari”. Sarebbero di vitale importanza “sostegni finanziari per la formazione dei giornalisti su temi come i diritti umani e l’aumento della rappresentanza di minoranze nei media”. Il rapporto sull’Italia dello scorso 19 febbraio ha espresso preoccupazione per la considerazione verso gli immigrati, “oggetto di virulente retoriche e per la tendenza della classe politica di sfruttare l’ostilità con discorsi xenofobi. Le autorità devono avere un ruolo proattivo contro tutto questo”.

L’importanza delle competenze interculturali – il caso tedesco “In Germania un abitante su cinque appartiene ad una minoranza etnica, ma nel giornalismo siamo solo uno su cinquanta. Ecco perché tre anni fa abbiamo fondato un’associazione che ci rappresentasse e che ci unisse in una rete, per affrontare il problema dell’isolamento nelle redazioni”, racconta Sheila Mysorekar, della Neue Deutsche Medienmacher (giornalisti nuovi tedeschi ndr). “Le competenze intercultuarali sono molto importanti, così come è logico che siano donne a trattare argomenti sulle donne, lo stesso vale per l’immigrazione. Avere tanti punti di vista è utile per tutti. Non serve solo la visibilità, ma occupare posizioni chiave a livello decisionale, sull’uso del linguaggio e sulla condotta da tenere”. La Mysorekar riporta la storia dei killer neo nazisti che tra il 2000 e il 2006 hanno ucciso dieci originari turchi, con la polizia e i media che avevano inizialmente attribuito gli omicidi a faide interne alla stessa comunità anatolica, parlando di “doner murder”, come di una “mafia” del kebab.

Da sinistra, Marino Sinibaldi di Radio3, la moderatrice Genevieve Makaping, Paula Baudet Vivanco e Sheila Mysorekar

European broadcasting union “L’Ebu è un’associazione internazionale di emittenti pubbliche”, spiega Pierre Duret della sezione Eurovision intercultural and diversity group,  “cerchiamo di favorire la produzione di programmi che sensibilizzino sul tema del razzismo e facciano riflettere la società. E’ stato tealizzato un documentario sui rom venduto a diverse emittenti europee, tra cui l’Italia”. Il discorso può avere anche vantaggi di marketing, “se trascuriamo seconde e terze generazioni, ignoriamo i giovani, e il servizio pubblico morirà se continuerà a rivolgersi solo ad un target tradizionale di mezza età. La diversità funziona, gli spettatori apprezzano sia buone storie dal punto di vista umano che un pizzico di humour. Imparare a ridere delle proprie differenze è un modo per avvicinarci. L’importante è vedere l’altro come soggetto, non come oggetto”.

L’associazione nazionale stampa interculturale “L’Italia ha ancora un pantano normativo in cui la discriminazione non è sottile ma evidente, specialmente sulle seconde generazioni”, l’esperienza personale di Paula Baudet Vivanco dell’Ansi, di origini sudamericane ma nel nostro paese da piccolissima. “Io ho avuto la cittadinanza solo a 33 anni, con gli stessi problemi di tanti altri, senza poter votare, viaggiare, iscrivermi ad ordini professionali. La stampa è un settore strategico, la nostra associazione è nata proprio per cercare di agevolare l’accesso al giornalismo, superare ogni difficoltà legata alla cittadinanza e promuovere un linguaggio adeguato. Ma bisogna muoversi subito perché non abbiamo più tempo per colmare il ritardo rispetto ad altri paesi”, l’invito rivolto al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali con delega per le Pari Opportunità Elsa Fornero, presente in sala che, pungolata, ha risposto “questo governo tecnico viene visto solo come rigoroso e insensibile, ma c’è grande attenzione a temi di civiltà, coesione ed inclusione, tutto entro i limiti di bilancio, che dobbiamo forzatamente rispettare”.

Gabriele Santoro(4 aprile 2012)