Le donne religiose creano rete e promuovono dialogo e coooperazione tra le diverse confessioni. La terza edizione del convegno “Donne e religioni monoteiste” promosso dall’associazione Sound’s good e tenutosi, il 31 maggio, presso Palazzo Marino in via Poli, è una delle iniziative dove attraverso il confronto l’universo religioso femminile si confronta e cerca soluzioni comuni.
Focus dell’incontro sono stati i giovani, seppur il dialogo si è concentrato sul ruolo della donna che sembra non sganciarsi, ancora, dal ruolo prettamente materno. “Il vero pericolo sono gli stereotipi sui ruoli sociali e sessuali e come questi vengono rappresentati” sottolinea Francesca Koch presidentessa della casa internazionale delle donne. Tutte sottolineano l’importanza di far riemergere le storie delle madri e delle figure femminili che nei testi religiosi hanno un ruolo attivo e decisivo, ma al pubblico presente non viene portato nessun esempio ne’ alcun approfondimento ben strutturato. Fose sarebbe il caso di iniziare proprio dalla memoria, pensiamo alla Giuditta del Vecchio Testamento, che però non viene citata da nessuna delle relatrici o ad altre figure importanti di cui si potrebbe scoprire di più approfondendo i testi sacri e le testimonianze storiche. Emergerebbero esempi conosciuti e trascurati di figure femminili autodeterminate e determinanti nella storia delle religioni e di conseguenza dell’umanità.

Donne di fede in dialogo ha portato testimonianza attraverso Paola Sonnino e Paola Franci, la prima di tradizione ebraica, la seconda di fede Baha’i. Quest’ultima, rappresentante di una comunità ancora giovane che a Roma è composta da una settantina di fedeli. Tale religione ha sede e origine in India e si sta espandendo velocemente grazie al suo messaggio che si pone in continuità con tutte le altre confessioni monoteiste e, soprattutto, come nuovo gradino religioso di una progressione storico-evolutiva. Anche qui il dialogo è però dottrinale e manca di profondità teologica e filosofica.
Molte le ospiti come Leila Karami, dottore di ricerca che attraverso un percorso storico sottolinea che in Iran all’alfabetizzazione femminile sia coincisa una perdita della tradizione orale tra le diverse generazioni; Marina Nelli viceprefetto del dipartimento politiche dei culti e relazioni esterne che ha presentato una ricerca fatta presso diverse prefetture italiane con l’obiettivo di comprendere la composizione religiosa e le abitudini delle comunità. “I vari capi religiosi hanno avuto così modo di conoscersi e questo progetto di analisi si è trasformato in opportunità di dialogo” racconta Manina Nelli che annuncia la presentazione della ricerca per il 17 giugno presso La Sapienza di Roma.
Questo interessante movimento di aggregazione femminile è in crescita e in espansione. Ancora giovane manca di pragmaticità e la riflessione è assai poco originale. Ma è solo l’inizio, un importante inizio.
M. Daniela Basile(12 giugno 2013)
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