Rio De Janeiro, ore 21 locali del 13 luglio 2014, stadio Maracanà, uno dei luoghi sacri del calcio mondiale. Finale di Brasile 2014. El Sharaawi scatta sulla fascia bruciando due avversari, si avvicina all’area di rigore, ne salta un terzo con un rapido gioco di gambe e viene steso poco prima degli undici metri. L’arbitro non ha dubbi e assegna la massima punizione per l’Italia. Sul dischetto si presenta Mario Balotelli. Gli occhi di 60 milioni di persone dall’altra parte del mondo sono fissati sullo schermo, nessuno osa aprire bocca. L’attaccante azzurro aspetta il fischio dell’arbitro e calcia in porta…
Fermiamoci qui, un po’ per scaramanzia, un po’ perchè non vogliamo mettere per l’ennesima volta i riflettori sul Mario Balotelli calciatore, quanto sull’uomo. Da adesso in poi lui ed El Sharawii li chiameremo solo Stephan e Mario perchè la loro storia è quella di tanti altri ragazzi italiani di seconda generazione. I G2, così vengono chiamati, fanno ormai parte del tessuto sociale del nostro paese. Li incontriamo per strada, a scuola e un giorno saranno colleghi di lavoro o compagni di classe dei nostri figli. Il libro “Non solo Balotelli: le seconde generazioni in Italia”, parla proprio di questi ragazzi. Racconta le storie di chi si è integrato pur non essendo vip, di chi chiede ancora la cittadinanza,di chi lavora, studia, ama e odia come qualsiasi altro italiano. Il testo, a cura di Simonetta Bisi ed Eva Pfostl, è stato presentato il 3 dicembre al Palazzo delle esposizioni alla presenza degli autori e di alcuni ospiti illustri, esperti dell’argomento.
“Le seconde generazioni oggi – ha spiegato Antonio Iodice, presidente dell’Istituto di studi politici Pio V- subiscono ancora il portato dei propri genitori. Nel libro emerge l’alienazione che questi ragazzi vivono ogni giorno a causa del senso di spaesamento che li contraddistingue. Si sentono italiani ma non vengono riconosciuti come tali a tutti gli effetti,sia legalmente che socialmente. Quello che il governo e le persone devono capire invece è che proprio le seconde generazioni saranno il futuro del nostro paese, una risorsa da utilizzare per risollevarci da una condizione difficile come quella che viviamo oggi. Ci sono esempi di città, come Brescia, in cui il tasso di nati da famiglie straniere ha toccato la soglia del 50% e la tendenza e in aumento in tutto il paese. Noi siamo un riferimento per il bacino mediterraneo e dobbiamo onorare questo ruolo “.
Sulla stessa linea del presidente Iodice si è espresso anche l’ambasciatore del Marocco Hassan Abouyoub:” Con Shengen purtroppo l’Europa ha deciso di chiudersi rispetto agli altri paesi del Mediterraneo, negando di fatto la sua storia. Da sempre infatti, le interazioni tra i diversi popoli che si affacciano sul mare ha portato effetti positivi per la cultura e la ricchezza del vecchio continente. Basta guardare alla Spagna o alla Sicilia dove le influenze arabe hanno permesso la costruzione di intere aree geografiche. E ancora prima l’imperatore Caracalla, lui si di seconda generazione dato che era siriano, è riuscito a diventare l’uomo più importante e potente dell’occidente. La forza dell’impero era proprio questa: riuscire a integrare ogni popolo che conquistava interagendo con la cultura che trovava. Come è possibile che noi, duemila anni dopo, non riusciamo a comportarci nello stesso modo?”.
Durante tutta la presentazione, si sono susseguite le voci di esperti quali, il professor Porro, della Facoltà di Sociologia di Cassino, la dottoressa Carlà, presidente Del collegio dei sindaci dell’INPS, Queenia Pereira rappresentante della rete G2. Ad ogni modo la maggior parte ha lanciato un chiaro messaggio alle istituzioni: Cambiare le leggi, applicare lo IUS SOLI, permettere a questi giovani italiani di essere riconosciuti come tali, in modo che il nostro paese possa avvalersi del contributo di tutti. Lo sport per primo se ne è reso conto e saranno sempre di più gli atleti G2 che l’Italia porterà alle Olimpiadi per arricchire il medagliere azzurro proprio come Mario e Stephan, G2 come tanti altri, potrebbero fare al prossimo mondiale.
Adriano Di Blasi
(5 dicembre 2013)