“Stalle lontano, non provare ad avvicinarti a quella ragazza”, diceva una mamma africana guardando la sua bimba e indicando Nice, cinque anni fa. Questa scena ripetuta decine e decine di volte si svolgeva in un piccolo villaggio ai piedi del Kilimangiaro, in Kenya. La colpa di Nice, allora appena 18enne, era quella di aver detto no alla mutilazioni genitali femminili, che tra i masaai, la sua tribù, era praticata a tutte le bambine. In quegli anni Nice era il cattivo esempio perché era fuggita due volte al “taglio” e perché aveva deciso di aiutare altre bambine e ragazze a tenersi lontane dalle mutilazioni. Oggi Nice ha 23 anni e oltre a macinare chilometri e chilometri da un villaggio all’altro per proporre dei riti alternativi alle mutilazioni genitali, gira il mondo. Dopo esser stata in Olanda, negli Usa – dove ha incontrato Bill Clinton e Barack Obama – ha scelto l’Italia per raccontare la sua dura ma coraggiosa storia. Dal 5 maggio al 10 giugno in Italia, in occasione della festa internazionale delle ostetriche e festa della mamma con AMREF Italia.
Nel mondo sono tra i 100 e 140 milioni le ragazze e donne sottoposte alle mutilazioni genitali. Non accade solo in Africa, ma anche in paesi dell’Asia, Medio Oriente e in comunità di immigrati in Nord America, Australia ed Europa. In Kenya, per fortuna, le mutilazioni genitali hanno visto un declino, da quasi il 40% del 1998 al 27% del 2008-09.
“Dopo la morte dei miei genitori, avvenuta nel giro di un anno, venni mandata a vivere dallo zio – racconta Nice – a nove anni, riuscii a salvarmi dall’infibulazione fuggendo da casa e potei continuare a studiare. Da piccola ho visto morire tre mie amiche in una delle celebrazioni masaai. Avevo capito che, non solo si rischiava la morte ma bisognava anche prepararsi bene al rito. Stare ferme, non muovere gli occhi”. Tutto questo per passare dall’adolescenza al mondo delle donne. E quando si entra in quel mondo si dice addio alla scuola, si è pronte per sposarsi ed avere bambini. I rischi legati alla salute sono altissimi. A questi si aggiunge la privazione di ogni piacere sessuale, che svilisce ancora di più il ruolo della donna, in una società fortemente maschilista.
Nice ha sfidato duemila anni di storia incluse le donne della comunità che l’attaccavano, le ostetriche che praticavano “il taglio” e che, da subito, hanno reclamato perché, di fatto, veniva tolto loro il lavoro. “Un momento di svolta nella mia vita fu nel 2008, quando i capi del villaggio mi scelsero, per diventare educatrice “alla pari, attraverso la formazione di AMREF con il progetto Salute Riproduttiva delle giovani donne nomadi. Ho potuto così conoscere i rischi derivati dalle mutilazioni genitali femminili e dai matrimoni precoci, ed ho iniziato a capire l’importanza della salute sessuale e dei diritti delle donne”.
“Per il mio impegno a fianco delle donne masaai cruciale è stato passare attraverso gli anziani del villaggio. Una volta lì, tra loro, ho fatto un respiro profondo e ho iniziato a parlare. Era difficile ed io ero nervosa. Mi sentivo come se avessi dovuto affrontare venti nonni. Ma ho mostrato loro rispetto e condiviso ciò che avevo imparato durante il mio corso. E con gli anziani dalla mia parte mi si è spalancata la porta che conduceva ai moran, gli uomini che temevo più di ogni altra cosa. Questi giovani passano il loro tempo nella boscaglia per apprendere le abilità tradizionali della tribù. I moran ascoltano solo altri uomini, e spesso hanno molteplici partner sessuali. Era necessario sfidare il loro tradizionale atteggiamento mentale e metterli alle strette. Dopo tutto, sono loro i futuri leader della comunità. Saranno loro a sposare le donne che sto aiutando. Senza il loro appoggio, introdurre nuove tradizioni sarebbe inutile”. Nice non riuscì solo a parlare sia con gli anziani che con i moran, ma ricevette da loro il simbolo del potere, l’esier, un bastone che posside chi guida le tribù.
Da lì è partito tutto il lavoro di Nice che ha portato oggi 2600 bambine a tenersi fuori dalle mutilazioni genitali. “Si continuano a fare riti di passaggio all’età adulta, con benedizioni, danze, ma senza più il taglio. E questo è un grande passo sulla strada della libertà e della salute delle donne perché nel mondo ogni anno 300mila mamme muoiono per dare alla luce un bambino o durante la gravidanza. Su quella strada Nice continua ad andare e venire ogni giorno, di villaggio in villaggio.
Fabio Bellumore(08 maggio 2014)
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