Temi ricorrenti nei primi giorni della 72° mostra d’arte cinematografica di Venezia che si tiene al Lido dal 2 al 12 settembre fra i film che coinvolgono argomenti trattati da Piuculture sono: rivolta e fuga.
Non abbiamo nulla da perdere se non la vita è il sentimento che percorre rivolte agli antipodi, a partire da quella dell’interessante docu-film di Evgeny Afineevsky Winter of fire sui moti ucraini del 2013-2014 che hanno portato alla cacciata del presidente Yanucovich. Una lotta pacifista e per la democrazia contro la polizia di regime, pressocchè a mani nude, trasversale tra i diversi strati della popolazione, dove molti sembrano non aver nulla da perdere se non si istaura la democrazia.
Niente da perdere nemmeno nella rivolta di tutti contro tutti, vista con gli occhi di un ragazzino divenuto bambino soldato in un imprecisato paese africano in Beasts of No Nation. Lo spunto è il romanzo del nigeriano Uzodinma Iweala, ma il regista Cary Fukunaga, non replica l’efficacia della serie True Detective, anche se convince il prologo dominato dalla leggerezza nella descrizione della vita quotidiana del giovane protagonista.
E ancora in A peine j’ouvre les yeaux di Leyla Bouzid ambientato ai tempi della rivolta “dei gelsomini” nel 2010-2011 a Tunisi. Protagoniste sono la diciotenne Farah che fa parte di una band che canta le inoddisfazioni dei più giovani, e sua madre più consapevole dei rischi che si corrono ad opporsi al governo di Ben Ali.
Molto interessante In Jackson Heights di Frederick Wiseman, siamo a New York, nel Queens, dove vive una comunità molto mista sia come cultura che per origini: si va dal Sud America al sub continente indiano passando per la Cina. Il film racconta la vita quotidiana delle diverse comunità dove le questioni aperte sono se si debba auspicare l’assimilazione o l’integrazione.
Fuga dall’Italia ne La prima luce di Vincenzo Marra selezionato a le Giornate degli autori, sezione collaterale della Mostra d’arte cinematografica, e Banat(il viaggio) dell’esordiente Adriano Valerio presentato alla Settimana della Critica: e se nel primo quella che si scardina è una coppia di genitori originari da paesi diversi, in Banat il protagonista, Ivo, agonomo, è un migrante al contrario che da Bari parte per andare a lavorare in Romania.
Rocco Ricciardelli(6 settembre 2015)