Nel nostro presente disorientato di fronte ai grandi cambiamenti indotti dalle migrazioni, un romanzo ci offre una prospettiva che è insieme di speranza e saggezza. È Exit West, di Mohsin Hamid, Einaudi 2017.
Saeed e Nadia sono due giovani che vivono in un’imprecisata città del Medio Oriente, lui con la famiglia, attaccata alla religione e alle tradizioni musulmane, lei è andata via da casa, tenacemente intenzionata a difendere la sua libertà e autonomia. S’incontrano,s’innamorano e vivono il loro amore a dispetto delle convenzionioppressive, lo difendono dalla guerra che un po’ alla volta distrugge la loro città e, quando la madre di lui viene uccisa, decidono di emigrare.
Ma nella storia d’amore raccontata da Hamid c’è tanto altro del nostro presente: il terrorismo con la violenza che non risparmia vecchi e bambini, la paura e le privazioni quotidiane, le migrazioni che abbattono i confini, le aggressioni dei “nativi”contro gli intrusi stranieri, le diffidenze dei profughi verso profughi di altre nazionalità, e internet.
Tutto questo è raccontato con il filtro di una mente che ragiona già sul futuro, consapevole che l’inferno è diventato una “normalità” dei nostri tempi e che – come dice Calvino ne Le città invisibili – nell’inferno bisogna saper ricercare e difendere ciò che inferno non è. Per questo nel libro non ci sono gli aspetti della tragica realtà dell’esodo: violenze, morte, fame e sete.
Nei loro spostamenti di migranti: a Mikonos prima, Londra poi, infine San Francisco, Saeed e Nadia attraversano “porte misteriose”, oltre le quali il mondo cambia e, nonostante rastrellamenti, posti di blocco, sparatorie, non c’è nulla che li possa sconvolgere perché già sanno, hanno vissuto la guerra, la paura, il dolore della morte e hanno imparato a fronteggiare le situazioni nuove che via via si presentano con una rassegnazione intervallata da momenti di tensione … e quando la tensione diminuiva c’era la quiete, la quiete di cui si dice che è la quiete prima della tempesta, ma che in realtà è il fondamento della vita umana, sta lì ad aspettarci fra un gradino e l’altro della nostra marcia verso la mortalità, quando siamo costretti a fare una sosta e a non agire ma essere.
Ciò che rende questo libro interessante non è tanto la storia che racconta quanto piuttosto la possibile visione della vita che propone: in questo nostro mondo globalizzato l’ “uscita a ovest” – sembra voler dire Hamid – è la prospettiva che riguarda tutti, con cui tutti dobbiamo fare i conti. Nelle nostre vite di separazioni e ritrovamenti, dolori e gioie, sconvolgimenti e momenti di quiete, in fondo siamo tutti migranti attraverso il tempo, e i cambiamenti non impediranno alla vita di continuare.
Luciana Scarcia
(4 luglio 2017)

SCHEDA
Mohsin Hamid, Exit West, Einaudi 2017 (pp. 152. € 17,50)
Il romanzo, attraverso la storia d’amore di due giovani, ci racconta il mondo delle migrazioni, usando una chiave magica, quella delle porte misteriose che separano una realtà ostile e pericolosa dalla possibilità di una vita migliore. E ci propone una visione del futuro, che passa attraverso la capacità di accettare e accogliere i grandi cambiamenti in atto.
[Mohsin Hamid, nato in Pakistan, ha vissuto negli Usa e ora a Londra. Tra i suoi libri: Il fondamentalista riluttante (Einaudi 2008), Le civiltà del disagio. Dispacci da Lahore (Einaudi 2016)].
LEGGI ANCHE:
Mostra del cinema di Venezia: ampia scelta dal mondo arabo e non solo