Tra medicina indiana e occidentale

Nancy Myladoor, medico
La dottoressa Nancy Myladoor, indiana del Kerala, riceve per appuntamento nell’ambulatorio ayurvedico di via Monte delle Gioie 34 (int. 3). Cura dolori articolari, sciatalgie, asma, cefalee, disturbi digestivi e della pelle; hanno trovato giovamento anche pazienti affetti dal parkison e da sclerosi multipla. Non si tratta di guarigioni – ci tiene a precisare – ma un signore col parkinson dopo la cura ha ripreso a camminare meglio. Per me è importante saper coniugare la medicina moderna con quella tradizionale indiana.

Dove hai studiato queste due scienze? Arrivata in Italia nel 1980, mi sono laureata in chirurgia a Pavia e solo dopo sono tornata in Kerala, culla della medicina ayurvedica, per recuperare gli antichi insegnamenti. Lì ho lavorato in un grande Policlinico dove ho potuto praticare su molte e varie patologie. Soprattutto ho imparato a integrare i due saperi. Negli stati acuti (febbre, crisi asmatica, ecc.) servono farmaci occidentali, come antibiotici e cortisone; dopo diventano utili altre tecniche, per ristabilire un equilibrio, alleviare il dolore, disintossicare. L’ayurveda è flessibile, per questo mi piace; può adattarsi a culture lontane e stili di vita diversi, insegna a riconoscere le differenze tra un paziente e l’altro; può aiutare un neonato come un adulto nel pieno delle sue attività professionali. Basta scegliere per ciascuno un intervento accettabile nel contesto dato.

Vuoi dire che se questo ambulatorio fosse in India, faresti cose diverse? Si, certo. Per esempio nel mio paese l’alba arriva presto, alle 4 – 5 di mattina, le persone non si precipitano subito al lavoro come qui, perciò possono dedicarsi a cure che richiedono tempo. Invece la vita in Italia è veloce, occorre scegliere terapie sostenibili con i ritmi locali. L’ayurveda insegna a riconoscere che ogni persona è diversa dall’altra e, prima di suggerire un rimedio, mi dedico alla diagnosi, chiedo al paziente di portarmi le analisi cliniche pregresse, parliamo a lungo.

Quali terapie si praticano nell’ambulatorio? Proponiamo quattro linee di intervento: farmaci naturali (reperibili in farmacia), dieta, esercizio fisico, terapia di purificazione. Tutti e quattro contribuiscono alla salute. Inoltre ci dedichiamo a cure estetiche (pelle, capelli, ecc.)

In cosa consiste la terapia di purificazione? Il panchakarma è un programma di pulizia delle tossine che agisce in profondità. Normalmente richiede 7 – 10 sedute di un’ora ciascuna diluite in due, tre settimane. Con me lavorano due terapiste indiane, molto esperte nei trattamenti disintossicanti”.

Avete molti clienti? Il 70% sono donne, soprattutto italiane. Poiché sono medico dell’ambasciata, vengono da me anche molti indiani. Registro un andamento stagionale; i pazienti si addensano in primavera estate, meno in inverno.

Parliamo della tua famiglia. Sono sposata a un indiano e abbiamo due figli: Mathew 21 anni e Robert 13. Il piccolo ha una storia importante, per la nostra famiglia. Piccolissimo era stato accolto in un orfanotrofio del Kerala e aveva una salute molto fragile; casualmente mio marito aveva conosciuto la madre poverissima, che non aveva potuto tenerlo. Decidemmo di adottarlo, curarlo e poi di fare qualcosa per tutti quelli come lui, dando vita nel 1995 a una casa di accoglienza per mamme e bambini. Con Mother and Child Foundation un gruppo di volontari indiani e italiani hanno sostenuto molte giovani donne, riusciamo a farle studiare e sono diventate operatrici sanitarie che trovano lavoro retribuito, continuando a svolgere volontariato nella casa. Noi pensiamo che tutto è cominciato con Robert, il nostro figlio più piccolo, con lui si è sviluppato un circuito virtuoso che oggi raggiunge tante mamme e bambini.

Contatti: motherandchilditalia.org Visualizza le altre tre parti dell’intervento direttamente dall’archivio materiali