Intercultura alla media Boccioni

foto di www.ilcambiamento.it
La scuola media di Via Boccioni, nel quartiere Parioli, è partner, insieme alla scuola elementare G. Mazzini, di Scuole Aperte: integrazione scolastica di minori neocomunitari, progetto della Provincia di Roma. L’associazione Piuculture ha offerto una partnership gratuita a Studio Come che sta gestendo l’iniziativa. Si tratta di un ciclo di laboratori rivolti ai ragazzi, per aprirli alle culture dei paesi da poco entrati nell’Unione Europea.La presenza di alunni di origine non italiana nella scuola di Via Boccioni è significativa.  ” Non pensiamo allievi di seconda generazione. Per noi, i ragazzi nati in Italia da genitori che abitano nel nostro Paese da tanto tempo, sono italiani a tutti gli effetti” spiega la dirigente Alessandra Sistopaoli. Alcuni ragazzi provengono da paesi neo-comunitari, il progetto Scuole Aperte si rivolge a loro e a tutti i loro compagni, perchè è importante avvicinare le culture le tante culture presenti in Europa.

Altre esperienze d’intercultura in Via Boccioni. “Nell’anno scolastico 2009/2010 abbiamo realizzato tre progetti articolati in laboratori linguistici e incontri interculturali” racconta l’insegnante Rosaria Brocato, insegnante e funzione strumentale per l’integrazione “Sono temi ai quali siamo molto sensibili. In questo quartiere, e di conseguenza nella nostra scuola, la presenza di ragazzi di origine non italiana è storica e in continua crescita” spiega la dirigente scolastica. “Prima erano in maggioranza figli di lavoratrici domestiche e di dipendenti delle Ambasciate. Oggi si aggiungono i figli di commercianti e ristoratori”. La scuola sta partecipando al Progetto Intercultura curato dal centro Welcome, partner importante di questa scuola. Due percorsi differenti per le classi II e III. Giochi dell’intercultura coinvolge le seconde medie e attraverso attività ludiche affronta, in ottica interculturale, le relazioni basiche: io, l’altro, la cooperazione, la competizione, la fiducia. “Una visione interculturale dei conflitti coinvolge, invece, i ragazzi delle terze elementari, dove è più forte l’esigenza del dialogo” sottolinea l’insegnante, “vengono affrontati temi come: la violenza, il bullismo, il consumo critico, democrazia e legalità”

La risposta degli alunni. Utilizzando test informali, la scuola ha riscontrato la risposta positiva dei ragazzi. “Le attività che permettono di relazionarsi fisicamente piacciono di più e perciò sono più efficaci. Gli alunni di recente ingresso in Italia, però, hanno bisogno innanzi tutto di conoscere la lingua”, racconta la dirigente che ha ormai consolidato il corso d’italiano riproponendolo ogni anno. “Questa, per i ragazzi, è forse l’unica barriera all’integrazione; diversamente dagli adulti, hanno meno pregiudizi, sono spontanei e aperti” spiega la referente per l’integrazione. “Quando non riescono ad avere una comunicazione di base fanno fatica ad integrarsi”. Le seconde generazioni non vivono questi problemi e aiutano le insegnati con i nuovi arrivati. Non è raro che alcuni ragazzi siano inseriti nella scuola ad anno inoltrato e senza conoscere l’italiano; l’accoglienza per questi alunni –  doppiamente disorientati-  diventa cruciale, determinante per il loro percorso scolastico.

Una nuova criticità. “Ultimamente stiamo affrontando un fenomeno in crescita”, racconta la referente per l’integrazione, “vi sono ragazzi di origine non italiana che hanno disturbi cognitivi non legati alla povertà culturale, bensì a vere e proprie disabilità come autismo e disturbi del linguaggio”. Spesso le loro famiglie non parlano italiano e alle riunioni vengono con chi si occupa del  ragazzo o con terapisti. Alcuni di questi alunni nel paese d’origine sono cresciuti in scuole speciali. “Abbiamo l’ausilio delle insegnanti di sostegno ma certe disabilità non possiamo affrontarle in maniera organica” sottolinea la dirigente. Il difficile approccio ai disturbi del linguaggio con il bilinguismo si fa assai complesso.

I rapporti con le famiglie. “Il progetto Scuole Aperte ci interessa perché coinvolge i genitori” spiega la dirigente scolastica. “E’ necessario avere il loro contributo. Abbiamo creato orari di ricevimento elastici per le famiglie dei ragazzi disabili. L’iniziativa Scuole aperte punta a mettere al centro sia i bambini che i genitori: i ragazzi non si integrano perchè a casa parlano la loro lingua d’origine o frequentano solo i coetanei della loro comunità”.

M. Daniela Basile(29 dicembre 2010)