Armenia terra di mezzo

Robert Attarian ed Emanuele Aliprandi
Domenica 30 gennaio si è svolto nella sala adiacente il chiostro di San Nicola da Tolentino, l’incontro con IntegrArte dedicato alla storia e alle tradizioni del popolo armeno, ricordando in modo particolare il genocidio subito per mano turca durante la Prima Guerra Mondiale.

Forte identità nazionale. Nonostante nel mondo vivano 6 milioni di armeni, due volte quelli che attualmente risiedono in Armenia, l’identità di questo piccolo popolo non è mai impallidita. Primo a intervenire è il rappresentante del Consiglio per la Comunità armena di Roma, Robert Attarian, nato in Libano da una famiglia armena in fuga e a Roma da 20 anni. Ci vollero 50 anni – afferma Attarian – per ricreare una testa pensante, una elite del popolo armeno. È un episodio che ha caratterizzato l’identità armena. Il genocidio è stato anche programmato avendo come scusa la religione, ecco perché la religione gioca un ruolo molto importante nella storia armena. Un ruolo importante per cementare l’identità nazionale è svolto dalla lingua e dall’alfabeto: la lingua è parlata solo dagli armeni e un elemento fondamentale è l’alfabeto, che per tradizione si ritiene sia stato donato da Dio. Si narra che l’inventore dell’alfabeto armeno, Mesrop Mashots, vide in sogno un angelo che gli dettò i 36 caratteri, che poi divennero 38.

Integrazione Noi armeni – continua Attarian – dovunque siamo andati non ci siamo mai sentiti estranei al tessuto sociale, anzi impariamo subito la lingua e ci mettiamo a confronto con il paese e la gente che ci ospita. Questa è una caratteristica che ha fatto sì che gli armeni fossero i benvenuti dovunque siano andati. Questo è un vantaggio e uno svantaggio per alcuni popoli, mentre per gli armeni è solamente un vantaggio perché mantengono allo stesso tempo una loro identità, alla quale sono molto legati e questo aiuta a far conoscere gli armeni ai popoli che li ospitano.

La comunità armena in Italia conta circa seimila elementi sparsi su tutto il territorio nazionale. La comunità più attiva è a Roma, ce ne è una grande a Milano e ci sono i Padri Mechitaristi a Venezia nell’isola di San Lazzaro, importante centro culturale per tutta la diaspora. Poi ci sono altre Chiese armene sparse nel territorio, come San Gregorio Armeno a Napoli, perché gli armeni essendo un popolo di commercianti che dovunque andavano costruivano o finanziavano la costruzione di edifici, quasi sempre chiese essendo un popolo molto religioso.Il genocidio. Emanuele Aliprandi, giornalista di lontane origini armene, si è occupato in diversi suoi lavori del genocidio del 1915. Vennero eliminati i tre quarti della popolazione armena residente nell’Anatolia orientale – dice –  Per decenni la Turchia ha negato il genocidio, dicendo che non c’era un problema armeno perché lì gli armeni non esistevano. Anche se in alcune di quelle province la popolazione armena arrivava al 70 percento degli abitanti. Furono distrutte case, chiese, scuole, tutti i monumenti che potevano ricordare la presenza armena. Il Partito dei Giovani Turchi (fautori del genocidio, nda) ottenne inizialmente l’appoggio degli armeni perché era visto come qualcosa di rivoluzionario che poteva scalzare il sultano. Una delle motivazioni del genocidio è che le correnti estremistiche panturchiche volevano collegare tutte le popolazioni dell’Asia che parlassero turco. Gli armeni divennero un ostacolo che andava rimosso. Se il genocidio armeno fosse stato immediatamente riconosciuto, se si provasse a tenere più viva l’attenzione sulle questioni etiche e morali e si lasciassero perdere i problemi politico-economici, potrebbero non verificarsi altri episodi come questo e come i tanti successi nel Novecento.

Identità religiosa. Il reverendo Georges Noradounguian, Rettore del Pontificio Collegio Armeno ricorda il ruolo della religione nella identità nazionale armena, che “prese corpo in seguito alla conversione degli armeni al cristianesimo. Prima non avevano ancora un alfabeto. C’era solo una lingua parlata frammentata in non meno di sessanta dialetti. Nel 301 il Cristianesimo divenne religione di stato e fu la diffusione delle Sacre Scritture che rese necessaria la presenza di una lingua e alfabeto propri per non dover leggere obbligatoriamente dal greco. La presenza di una chiesa nazionale si deve al parallelismo tra identità nazionale e religiosa.

Gabriele Santoro

(31/01/11)