Salvabebé Salvamamme

Incontriamo Maria Grazia Passeri, presidente dell’associazione che, tra le varie strutture, gestisce anche il Centro Nutrizionale del Bambino al Villaggio Olimpico

 

 Maria Grazia Passeri è presidente dell’Associazione Salvabebé Salvamamme che si occupa di assistenza a madri e neonati: oltre che consulenze, nei casi di certificato disagio vengono offerti aiuti materialiAnche con l’ausilio di 5000 volontari,  l’Associazione nel suo complesso gestisce donazioni, scarichi merci e, come strutture, il Centro Nutrizionale del Bambino (scheda) del Villaggio Olimpico, due Centri Salvamamme di via Friggeri e del S. Camillo in collaborazione attiva con Croce Rossa, consultori, centri pediatrici e Policlinico Umberto I.    

Perché si diventa vostri utenti?Per realtà di abbandono: separazione, partner assenti generano povertà nella donna, specialmente se straniera e senza parenti vicino. Abbiamo tante disoccupate e alcuni costi sono obiettivamente elevati. Abbiamo centinaia di bambini che devono ricevere del latte specifico: oltre 50€ ciascuno ogni tre giorni, pena rischi anche seri. Da vasti esantemi a casi clinici  di denutrizione. Casi per i quali spesso veniamo contattati d’urgenza dai consultori   

Che rapporto avete con le strutture d’assistenza, sanitarie e non?Sinergico, ci conosciamo da tempo. Per molte strutture sanitarie siamo un riferimento: dimettono alcuni pazienti solo se possiamo occuparcene. Ad es. i neonati prematuri, problema più frequente nelle madri immigrate soggette a pesanti stress e spesso non in buone condizioni fisiche   Una rete di donazioni e collaborazioni costruita negli anni oggi vi permette di fornire sia consulenze che beni materiali. Un’opinione? Le consulenze da sole hanno forza limitata: a cosa servono corrette indicazioni nutrizionali a chi non può permettersi cibo sufficiente?Così, pur offrendo svariati tipi di consulenza accessibili a tutti, l’assistenza materiale offerta a chi è indigente diviene fondamentale. Qui (via Friggeri n.dr.) vestiamo 8000 bambini. Forniamo consulenze sulla scuola? Diamo matite, zaini, grembiuli, penne …Inizialmente le persone entrano per ragioni materiali, poi finiscono con il fruire anche di consulenze e confronto. Alcuni offrono persino capacità di mediazione culturale. Spesso proprio ex utenti sono tra le persone più attive dell’Associazione: valore aggiunto incommensurabile, portano senso del rispetto e comprensione spontanee    Qual è la valenza della condivisione per i fini sociali che perseguite?E’ fondamentale, vogliamo creare un rapporto. L’aspetto emotivo-relazionale non è un piacevole di più. E’ parte integrante del progetto.  Curiamo anche il contesto in cui i servizi avvengono: momenti ludici, feste, anche per quei bambini che altrimenti di feste non ne farebbero. Abbiamo anche un’operatrice che attraverso la maschera del clown porta comicità, intrattenimento, pedagogia, arte.  Inizialmente gli italiani erano restii a condividere momenti e spazi con gli immigrati, c’era nervosismo. Più che pregiudizi, paura. Oramai festeggiano insieme, tranquillamente, praticamente tutti.   Cos’è “fallire” per voi?Non giungere al confronto. Violenza, sofferenza, deprivazione distruggono spesso la capacità di relazionarsi nelle madri. Vorremmo invece che recepissero che possono contare su di noi nel lungo periodo e che ciò che è indispensabile sarà bene o male fornito. Il confronto è un’opportunità non solo per la madre; i figli di chi ha difficoltà a relazionarsi faticheranno molto ad inserirsi. Comunque molti ragazzi sono cresciuti più sereni e, potrei aggiungere, spesso anche educati.Io personalmente provo amore per gli stranieri. Chi, però, nutre sfiducia verso la società multietnica dovrebbe interessarsi comunque alle disparità sociali: l’integrazione potrebbe evitare fenomeni analoghi a quelli delle banlieux francesi. Investire attenzione su immigrati e disparità è anche fare i propri interessi. L’avere scarpe non bucate, festeggiare in un clima cordiale una festa di compleanno diminuisce lo stigma, intesse legami sociali,  relativizza l’aggressività. Senza collante sociale si ha isolamento, alla fine violenza, come in alcune zone della Francia dove c’è un risentimento potente …  

Il concetto di ghetto…Non dev’esserci il ghetto  

  Marco Corazziari(5 gennaio 2011)