Le donne del Maghreb

Due giovani donne, dalla Tunisia e dall’Algeria, hanno parlato alla Casa Internazionale della Donna ieri, 19 febbraio, delle novità politiche dei loro paesi e del ruolo che esse stesse vi hanno svolto insieme alle loro connazionali. Voci diverse, vicende diverse con un punto in comune : sia in Tunisia che in Algeria la protesta dei giovani e delle donne che si è levata nelle ultime settimane ha prodotto o sta producendo dei cambiamenti rilevanti.

Parlando in francese Souad Triki, tunisina, ha riepilogato anni di lavoro sommerso ma prezioso nella Casa della Donna a Tunisi, per coordinare e sostenere la componente femminile dell’opposizione politica al regime di Ben Ali. La polizia è stata per molto tempo una presenza ostile e fastidiosa per le attività femminili e per la Casa della Donna : la stessa polizia che ha aggredito i funerali dei primi caduti nelle manifestazioni di piazza dal  17 dicembre in poi. La donne sono state obbligate a lavorare sotto scorta per un anno. Poi, dopo la fuga del presidente Ben Ali, il successo della sommossa popolare è stato celebrato con una marcia delle donne “per l’uguaglianza, per la libertà, per la cittadinanza” : l’opera di comunicazione, presa di coscienza e di collegamento perseguita per tanto tempo aveva dato i suoi frutti, il lavoro svolto nella società civile aveva allineato ampi strati della popolazione accanto alle donne e ai giovani.

Souad Triki si è soffermata sulle caratteristiche del regime autocratico del suo paese e sull’episodio che ha fatto scoccare la scintilla della rivolta, il suicidio del giovane ambulante venditore di legumi esasperato dopo la sottrazione del suo piccolo luogo di commercio. Un elemento interessante spicca nel suo discorso come in quello di Cherifa Bouatta, l’algerina che interviene subito dopo di lei : in entrambi i loro paesi la percentuale delle donne che frequenta l’università e le scuole superiori è elevata, intorno al 60%, ma si mantiene molto elevata anche la disoccupazione. La disoccupazione delle persone in possesso di buoni titoli di studio, come è noto, ha costituito una delle molle della protesta tunisina.

La psicologa algerina Cherifa Bouatta, molto agguerrita, ha descritto la grande ingiustizia sociale che regna nel suo paese, ricco, dotato di petrolio, con una classe dominante che ostenta sfacciatamente il suo benessere. E’ un paese molto ricco, ma dove va la ricchezza? Cherifa qualifica il sistema politico algerino come sistema “mafioso”. Anche nel suo discorso vengono ripercorse le tappe che hanno portato al potere il presidente Bouteflika, sostenuto dall’esercito : l’importanza dell’esercito nazionale nasce dal ruolo svolto in passato nella liberazione dell’Algeria dal colonialismo francese. Una nota molto positiva è rappresentata dall’esistenza di un Coordinamento nazionale “per il cambiamento e la democrazia”, cui partecipano associazioni di donne accanto a militanti dei diritti umani, membri di partiti politici e di sindacati : “vogliamo il cambiamento, non ne possiamo più della corruzione”. Da dieci anni si verificano le sollevazioni di piazza, periodicamente, ma nell’ultimo mese è stato diverso, il movimento sta prendendo forza contro un regime che viene definito “democrazia di facciata”, in cui l’opposizione non ha voce. Le donne, racconta Cherifa toccando un tasto molto noto, si sono sentite preoccupate durante la lunga stagione del terrorismo islamico, terminata da poco, perché sembrava loro che porre in primo piano i problemi delle donne in un periodo in cui altri e più grandi apparivano i problemi del paese fosse inappropriato. Ma si sono ricredute : i problemi delle donne vanno avanzati alla pari con gli altri e prima degli altri, “il nostro, conclude, è un paese moto patriarcale”.

L’incontro è stato seguito da molto pubblico e accompagnato da domande e risposte delle conferenziere. Ha coordinato gli interventi Maria Grazia Ruggerini. Mentre Giuliana Sgrena, che doveva essere presente, si è trattenuta ad Algeri dove era prevista ieri una grande manifestazione. Si è saputo che la manifestazione è stata impedita dalla presenza nella piazza di quarantamila poliziotti.

Simonetta Picone Stella(20 febbraio 2011)