La protesta popolare che dalla Tunisia si è propagata ad Albania ed Egitto ha portato il Pd romano ad organizzare un sit-in davanti al consolato di quest’ultimo paese per dimostrare impegno concreto e solidarietà a quegli stati del Mediterraneo che esigono – in maniera mai così decisa – riforme, diritti e trasparenza nell’amministrazione pubblica.
Il deputato Jean-Léonard Touadi presente all’iniziativa ci spiega che “l’Europa e l’Italia tradirebbero se stessi se non incoraggiassero i movimenti democratici innovativi che stanno avvenendo nella sponda sud del Mediterraneo. Quello a cui stiamo assistendo non è solo una rivolta del pane, è una rivolta della speranza. A protestare sono giovani che si vedono precluso l’avvenire da regimi dittatoriali che non hanno mai concesso la possibilità di partecipazione e che, soprattutto, non hanno mai distribuito la ricchezza. Siamo qui per incoraggiare questo movimento, per impedire che avvenga una repressione brutale e per fare in modo che la transizione vada nella strada auspicata di un’apertura politica di questi paesi senza fondamentalismi”. Vedo che non molti immigrati hanno aderito a questa manifestazione. Ritiene che non siano sensibilizzati al problema, che non condividano la protesta dei loro connazionali?Penso che ci siano due risposte. La prima è che il processo d’integrazione è incompiuto, nonostante la comunità egiziana sia la più radicata. La maggior parte degli egiziani lavora e difficilmente si sentono episodi di cronaca nera che li riguardino. Nonostante questo sembrano condurre una vita separata rispetto agli italiani. Da qui l’esigenza di una maggiore partecipazione pubblica e politica degli immigrati. La seconda risposta è che la reazione degli immigrati che provengono da questi paesi sia sempre il riflesso della paura. Paura di essere identificati, catalogati. La loro presenza in Italia dipende dal rilascio del passaporto e c’è anche timore ad esporsi. A chi come noi, davanti all’ambasciata di Tunisia, è stato chiesto di consegnare i documenti sembra un argomento fondato.
Il segretario del Partito democratico romano Marco Miccoli ha dichiarato di auspicare che la politica spinga il governo egiziano al dialogo con chi protesta, senza usare l’arma della repressione poiché il malcontento si genera dall’acuirsi di una crisi inclemente con i paesi più poveri. “La gente richiede pane, lavoro e diritti, e – conclude Miccoli – è innovativo che il mondo arabo si sia reso protagonista di rivolte senza la religione come elemento unificatore, che nascono dal basso poiché connesso alla vita delle persone e non a temi ideologici”.
“La mobilitazione, che inizialmente avrebbe dovuto portare i partecipanti davanti alle ambasciate di Egitto, Tunisia ed Albania, alla luce dell’escalation della violenza si è concentrata – ha spiegato una delle organizzatrici dell’evento, il vice segretario del Pd romano Valentina Grippo – di fronte all’ingresso del consolato d’Egitto, alle porte di villa Ada”.
Davide Bonaffini02 Febbraio 2011