Noitaliani da 150 anni: un meticcio senza memoria

Il Belpaese, come simboleggiano i Pupi Siciliani sulla copertina del libro di Gianguido Pagi Palumbo, è intreccio di culture: tanto radicato melting pot quanto marionetta poco consapevole della propria natura e storia

I pupi siciliani: dalla copertina del libro di Gianguido Pagi Palumbo
Immersi nella celebrazione dell’Unità d’Italia, forse a rischio di riletture storiche frettolose, cerimoniali, emotive, il libro di Gianguido Pagi Palumbo Noitaliani da centocinquant’anni permette un certo distacco. Dotate di un certo coraggio di denuncia, non mancano manifesti e j’accuse, sono riflessioni  nate negli ultimi 10 anni che vanno nelle più svariate direzioni. Brevi capitoli, spunti o anche divagazioni, com’è giusto che sia, visto che, per quanto di dimensioni nazionali, Palumbo mette a nudo  a tutti gli effetti un’identità.

Meticcio senza memoria – Le origini meticce, variegate, sono il perno misconosciuto dello Stivale; origini che pongono quindi anche l’arrivo di nuovi italiani, immigrati, seconde generazioni e clandestini, nel segno della continuità storica unitaria. Continuità mai elaborata con consapevolezza, tanto da cogliere impreparati o ostili una parte consistente degli italiani autoctoni.Come in ogni coscienza la difficoltà è nel riconoscere l’altro come parte di sé, anche quando evidentemente ci permea. I nuovi italiani, irrinunciabile macchina motrice lavorativa, ricchezza socioculturale potenziale inestimabile, sono tra l’8 e il 10% di noi.4,5 milioni ufficialmente, forse 6, dice Palumbo, ipotizzando una sottostima degli irregolari.

Divenire coscienti – Si può esplicitare sin dalla nostra Costituzione una contraddizione rimossa – nell’articolo 3, perché non sostituire razza con origine? – o notare nella lotta all’immigrazione clandestina i segni della schizofrenia. Made in italy sono, sia le imprese che in percentuali preoccupanti non hanno interesse a far emergere gli irregolari presenti, anzi ne necessitano compulsivamente di nuovi, sia la domanda di ordine pubblico, ronde, controlli di frontiera. La politica segue negli slogan e nelle manifestazioni eclatanti la seconda domanda, nella realtà la prima. Si favorisce, con una mossa sola, crescita del razzismo, del conflitto civile e lotta all’emersione.

Noi … uomini italiani? – L’archetipo maschile vacilla: l’uomo è impotente davanti all’avanzare – spesso non cosciente o non emancipato, ma comunque – trasversale delle donne, trincerato dietro le difese della forza fisica e delle rendite di posizione socioeconomica. E se questa condizione accomuna sia l’italiano autoctono che quello di recente immigrazione, quest’ultimo però è, indebitamente, rappresentato dai mass media come il principale attore di crimini contro la donna.

L’Italia s’è desta? – La bellezza naturale storica nostrana è da rilanciare a tutto tondo: il turismo non può essere un “settore” tra i tanti. E perché non attuare noitaliani singolarmente una riappropriazione semantica? Riprendendo Saviano, non lasciare l’onore a picciotti e presunti orgogli maschili da vendicare, ma ridargli vigore positivo, magari in difesa della donna e di un’Italia cosciente e coraggiosa.Un po’ come il Mameli di Benigni, l’Italia di Palumbo è un voler risvegliare coscienze, una fenice che forte di Costituzione ha in sé gli anticorpi per rialzarsi. Unita, ma non chiusa. Robusta perché meticcia

Marco Corazziari(17 marzo 2011)