2010, l’anno nero dei richiedenti asilo

centroastalli.it

Presentato il 14 aprile presso la Fondazione centro Astalli di Roma il rapporto che da dieci anni fotografa la situazione dei richiedenti asilo e rifugiati in Italia. Ad illustrare dati ed analisi di questo particolare segmento dell’immigrazione, padre Giovanni La Manna e Bernardino Guarino – rispettivamente presidente e direttore del Centro Astalli – ed monsignor Agostino Marchetto, segretario pontificio della pastorale per i migranti e gli itineranti. L’evento è stato moderato dal giornalista Paolo Fallai del Corriere della sera, editore che ha donato, insieme all’autore Emilio Giannelli, le vignette satiriche che corredano il rapporto.

Parliamo di numeri. Il 2010, che Guarino definisce “l’anno nero dell’asilo”, ha registrato un drastico calo delle domande dei richiedenti protezione dal nostro paese. Se nel 2008 si trattava di 30.300 persone, nel 2009 le domande si sono quasi dimezzate (17.600) fino ad attestarsi alle 10.050 dell’anno passato. Si tratta di persone che si spostano dal loro paese non per volontà, ma perché a rischio di vita o perseguitati in terra natia. La maggior parte delle persone che richiedono asilo provenivano dal Corno d’Africa e la loro diminuzione – spiega Guarino – è un effetto diretto delle politiche di respingimento attuate dall’attuale governo. Per semplificare, si tratta di risolvere il problema di immigrati che avrebbero diritto ad essere accolti in Italia impedendo loro di raggiungere lo Stato dove potrebbero esercitare tale diritto.

La qualità del processo di integrazione e di vita dei richiedenti asilo, nonostante la flessione di nuove domande, non è certo migliorata. A fronte di una diminuzione in numero, una gran parte dei processi di integrazione avviati sono stati interrotti dalla crisi, costringendo un numero sempre maggiore di persone a tornare a chiedere assistenza al Centro, come accade nella sede di Palermo. Nel 2010 a Roma circa 16.000 persone si sono rivolte all’Astalli, registrando una lieve diminuzione in numero rispetto il 2009, ma i pasti distribuiti – 330 giornalieri – rimane alto. Ad allungarsi è soprattutto il tempo medio di frequentazione della mensa, che supera spesso i sei mesi previsti, attestando di fatto un’incapacità istituzionale di stabilire leggi organiche per far fronte alle esigenze dei richiedenti asilo. Nel medesimo anno di riferimento le vittime di torture che si sono rivolte al centro sono 386, rappresentati in maggioranza – 90% dei casi – dai paesi africani (Guinea 23,5%, Costa d’Avorio 18,6% e Togo 12,6%).

Il Centro Astalli si avvale di una rete di 410 volontari e 51 operatori professionali ed una rete territoriale in otto città. Oltre ai servizi di prima e seconda accoglienza – mensa, assistenza legale e sanitaria, supporto di lingua italiana ecc – ha sviluppato nel 2010 progetti ad hoc come quelli dedicati a categorie particolari dei richiedenti asilo – come le vittime di torture – o sperimentali – come quelli sull’autonomia abitativa.

Secondo padre La Manna l’opinione pubblica teme il costo dell’accoglienza, ma raramente si misura con gli oneri della politica dei respingimenti, ai quali si aggiungono le perdite in vite umane. Anche la stampa – come sottolineato da Paolo Fallai – non dedica il giusto spazio a notizie di interesse – quale quella degli oltre duecento profughi tenuti in ostaggio in Sinai – e si augura dalla categoria dei giornalisti una maggiore responsabilità nell’informare correttamente, avvalendosi anche del rapporto presentato. Padre La Manna auspica una “battaglia culturale” per risvegliarci dall'”indifferenza della morte”, pure quando questa avviene sotto i nostri occhi.

Davide Bonaffini(15 Aprile 2011)