Maggio sarà un mese dedicato al circo. Apripista è infatti la prima edizione del Festival del circo contemporaneo che si svolgerà dal 1 maggio al 1 giugno 2011 presso l’Auditorium di Roma per la direzione artistica di Gigi Cristoforetti, in collaborazione con l’Ambasciata di Francia. Presentato dall’amministratore delegato della Fondazione Musica per Roma, Carlo Fuortes.
Un nuovo concetto sociale di arte. Dopo Metamorfosi. Festival di confine tra teatro e circo, programmato per 5 stagioni e lo spettacolo Urban Rabbits del 2010 performato dal CNAC, scuola francese di noveau cirque, torna il circo all’Auditorium con 8 compagnie, 5 prime italiane, 13 repliche. «Nato intorno agli anni ’80», dice Cristoforetti, quello contemporaneo è un genere artistico particolare che coniuga danza, teatro, giocoleria, equilibrismi e particolari coreografie, «una disciplina giovane» che «della condizione delle generazioni più giovani ripropone lo stile nomade, irrequieto e insofferente dei limiti». Sperimentazioni virtuose che spesso somigliano a installazioni d’arte contemporanea.
Antoine Rigot, canadese, e i Les Colporteurs, noti per la loro prima creazione ispirata al Barone rampante di Italo Calvino, aprono il festival con il nuovo spettacolo Sur la route…: Rigot, vittima di un incidente nel 2000, non ha mai voluto lasciare il circo e qui lo fa reinventando la sua arte come «acrobata col corpo ferito».
Ci sarà poi Cinématique di Adrien Mondot, ricercatore informatico che utilizza il digitale per unire «dalle arti circensi il coté ludico delle sfide umane sul palcoscenico, dalla giocoleria la simbologia del pericolo e dalla danza l’astrazione», arricchendo dunque lo spettacolo dal vivo con effetti speciali virtuali e tridimensionali, tra viaggio, sogno, gioco e illusione.
Una serata mix vedrà il mescolamento tra la giocoleria surreale dei DeFracto con i suoi Circuits fermés, incentrati su un rapporto di co-dipendenza, e La strategie de l’échec del Collectif 2 temps 3 mouvements, sempre caratterizzato da un forte immaginario cinematografico, del danzatore Mathieu Desseigne tra acrobazie e hip hop.
Vincent de Lavenère con la Compagnie chant des balles, è invece un giocoliere che si affaccia sul mondo della performance, un vero e proprio maestro che partecipò al celebre Le cri du caméléon del 1995, considerato lo spettacolo manifesto del circo contemporaneo. Sarà l’unico a realizzare due spettacoli, uno all’aperto, fuori dall’Auditorium e precisamente nei giardini dell’Ambasciata di Palazzo Farnese: la performance Girouette pour Jardin, ispirata alle tradizioni del sud-ovest della Francia, dove utilizzerà sonagli e la chistera (il guanto da pelota) per evocare i suoni dell’infanzia. Il secondo spettacolo sarà invece in compagnia del liutista francese Eric Bellocq appassionato di musica antica. Ogni spettacolo di Lavenère si ispira a una diversa tradizione, da quella medievale a quella barocca, fino all’«incontro solo apparentemente improbabile tra Oriente e Occidente attraverso tradizioni musicali delle montagne del Laos e dei nostri Pirenei atlantici, eco delle mie radici montanare». Lavenère è stato infatti insegnante di circo a Vientiane, capitale del Laos, per più di 10 anni, partecipando a una serie di missioni di ricerca etnomusicologiche.
La contorsionista Angela Laurier, canadese, «probabilmente il personaggio più curioso presente nel festival» dice Cristoforetti, nasce come acrobata aerea specializzata nella fune e nella barra russa, incontrando poi l’atleta Steve Kielbasinski, 3 volte medaglia d’oro alle Olimpiadi, con il quale eseguì spettacoli di acrobazie mano a mano, partecipando infine ai primi debutti del Cirque du Soleil. Negli ultimi anni si dedica al racconto delle proprie vicende familiari con ironia e commozione, coinvolgendo anche uno dei suoi fratelli che convive da tempo con la schizofrenia. Con J’aimerais Pouvoir Rire, “mi piacerebbe poter ridere”, che è anche il nome della sua compagnia, l’artista si chiede se «la follia è la condizione necessaria per un’espressione libera da censure» e se esista un vero confine tra essa e “la normalità”.
Pierre Rigal è un altro personaggio poliedrico: atleta dei 400 metri ostacoli, ha studiato economia matematica e cinema, è autore di videoclip per France 3 e fotografo. Famoso per i suoi geniali accostamenti tra corpo e spazio, si destreggerà, con lo spettacolo Press, in uno che si fa sempre più piccolo e angosciante, come metafora della condizione contemporanea, sul filo dell’ineluttabile.
Chiude l’unico gruppo australiano, di Brisbane, con Circa, uno scenario acrobatico ininterrotto con immagini di sfondo estremamente suggestive: danze acrobatiche, contributi multimediali e una forte componente emotiva.
Alice Rinaldi(21 aprile 2011)