Bulgari e romeni, i nuovi comunitari

Il 26 maggio, a Radio vaticana, le comunità romena e bulgara si sono riunite con i rappresentanti della chiesa ortodossa e i redattori del rapporto statistico sull’immigrazione di Caritas migrantes per discutere delle componenti migratorie dei nuovi paesi europei.Il 2007, anno dell’allargamento dell’Unione ad est, ha segnato il “riscatto” di Romania e Bulgaria, benché i media continuino a diffondere un’immagine dei due popoli che a quasi cinque anni di distanza conserva caratteri fortemente stereotipati.Antonio Ricci – della redazione del dossier  – ha illustrato nel dettaglio il bilancio statistico e le peculiarità di un’immigrazione che produce  il 2% del Pil italiano, con caratteristiche significative e differenti per le due diverse comunità. Mentre i romeni prediligono insediarsi al centro nord d’Italia (il 20% degli stimati 1,2 milioni presenti in Italia risiedono nel Lazio, di cui 140.000 a Roma) il popolo bulgaro sceglie il Mezzogiorno (a Roma sono 58.000). Differente anche l’imprenditorialità, più alta nella comunità romena e meno in quella bulgara, ma anche il rapporto con le professioni, dato che la prima di queste comunità si dedica in prevalenza all’edilizia, mentre la seconda all’agricoltura (il 20% degli occupati).Purtroppo il personale qualificato che arriva in Italia soffe una realtà lavorativa non in linea con le aspettative, durante l’incontro è infatti emerso, tra i tanti, il problema dell’equiparazione dei titoli di studio. A parlarne in prima persona Bistra Kirkova, mediatrice linguistico-culturale ed appartenente al forum dell’intercultura, qui in veste di rappresentante della comunità bulgara. Laureata in economia e commercio, ha dovuto reinventarsi una professione. “Chiara”, questa la traduzione più o meno letterale del suo nome in italiano, descrive il disincanto del “sogno” europeo, quando il suo paese credeva che l’ingresso nella Ue sancisse una cesura con il vecchio regime. A parità di prezzi in Europa, il reddito procapite bulgaro (4.600 euro) e romeno (5.700 euro) è cinque volte al di sotto della media Ue che si attesta a 24.500 euro, decretando un potere d’acquisto inferiore. Divario che – sottolinea Ricci – solo dieci anni fa era doppio – ma ha ancora bisogno di sforzi concreti per essere colmato.Presenti diversi patronati che offrono servizi di assistenza, previdenziali ed anagrafici, che hanno illustrato il loro impegno in campo. Giuseppe Bea, della confederazione artigianato, ricorda come l’impresa possa costituirsi come momento di integrazione nella comunità locale, recuperando vocazioni artigianali e professioni che gli italiani non sono più disposti a portare avanti. L’immigrazione, oltre che al bilancio demografico, porta ossigeno all’economia, visto che sempre più stranieri si fanno titolari d’imprese che, tra l’altro, registrano un tasso di mortalità statisticamente più basso delle nostre.Presenti anche Angelinka Mladenova Petkova e Mario Sacchetti, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’associazione amici della bulgaria, che ci ricordano la bellezza e la ricchezza di cultura, folklore e tradizioni del popolo bulgaro, e Marian Roussinou dell’associazione culturale Bulgaria.

D. B.31 maggio 2011