Lo spunto è stato offerto da un libro recente, L’Africa mediterranea – storia e futuro, ma l’incontro di mercoledì 18 maggio fra cinque giornalisti, politici, esperti presso la Biblioteca di Storia moderna e Contemporanea a palazzo Caetani si è riversato immediatamente sull’oggi e sul cambiamento accelerato verificatosi in Nordafrica nell’anno corrente 2011. Alberto Negri, de Il Sole 24 ore, Karim Mezran, uno dei curatori del volume, Pino Buongiorno, di Panorama, Lapo Pistelli, del Partito democratico, Francesca Corrao, docente di lingua e letteratura araba, sono entrati subito nell’argomento del conflitto in corso in Libia, condividendo con il pubblico il disorientamento di fronte a uno scontro che ancora non accenna a risolversi. Hanno anche tentato un bilancio delle rivolte già avvenute in Tunisia e in Egitto, le cui “fasi di transizione” si profilano lunghe, lente, di non facile lettura.
Il parere favorevole riguardo alla partecipazione italiana all’impegno in Libia, piuttosto compatto, si coloriva con una nota di autocritica nelle considerazioni di Alberto Negri. Abbiamo fatto l’abitudine a vederci rammentare le accoglienze cordiali offerte al colonnello Gheddafi durante le sue visite in Italia, ma Negri ha avuto buon gioco nel rimarcare l’estrema incoerenza della nostra politica nazionale e nel comunicare la sua perplessità di fronte all’identità dei futuri dirigenti di una Libia eventualmente liberata. Gli altri interlocutori e l’intera tavola rotonda hanno invece seguito le incertezze del governo italiano con grandissima impazienza e accolto con sollievo la decisione di partecipare al’intervento, “riprendendo il mano la situazione”. Molte ipotesi sono state avanzate sulla dinamica politica in Tunisia, dove è in corso la preparazione delle elezioni, in Egitto dove si soppesano l’influenza politica del partito dei Fratelli Musulmani e la rinnovata intolleranza religiosa. Il giornalista Pino Buongiorno ha illustrato alcuni scenari dietro le quinte, sottolineando il ruolo dell’Eni nella decisione italiana da un lato e la partecipazione anomala del Qatar alla guerra dall’altro, un paese non democratico, ambizioso, che attualmente ospita il gruppo di contatto con il governo provvisorio della Cirenaica e che ha mandato il suo emiro tempestivamente negli Stati Uniti, ma non ha trovato udienza in Italia. Karim Mezran, esperto libico, si è espresso con toni molto polemici nei confronti della Francia e della parte sostenuta dal governo di Sarkozy, artefice di una manipolazione dell’intervento in Libia, di un disegno personale per un vero e proprio colpo di stato. I partecipanti hanno menzionato più volte ed elogiato il lavoro svolto da Paola Caridi con il suo testo “Gli arabi invisibili”, nel quale i bloggers e i giovani protagonisti dell’opposizione ai governi autocratici del Medioriente sono presentati come la nuova ala della rivoluzione digitale.
Le obiezioni della platea sono state molteplici e rumorose. Una giovane conoscitrice della Libia ha protestato all’idea che un qualunque gruppo di consiglieri europei possa progettare di recarsi sul posto per aiutare i giovani ribelli a organizzarsi e ad “imparare la democrazia”. Il rappresentante dell’Unione Africana Filomeno Lopez ha sostenuto che il lavoro compiuto dall’Unione è stato molto sottovalutato e marginalizzato a favore di un’attenzione squilibrata verso le rivolte del Nordafrica e a discapito di quelle, assai importanti, già verificatesi al Sud del Sahara. Anche il peso dell’Unione Africana nella coalizione ha subito a suo parere un occultamento ingiusto.
Il libro, pubblicato da Donzelli, ha il titolo L’Africa mediterranea, Storia e futuro, ed è curato da Karim Mezran, Silvia Colombo, Saskia van Genugten.
Simonetta Piccone Stella(19 maggio 2011)