Aldo Morrone è l’attuale Direttore dell’ospedale S. Camillo – Forlanini di Roma ed ex Direttore dell’INMP (Ist. Nazionale promozione salute popolazioni Migranti e contrasto malattie della Povertà) con sede al S. Gallicano
Come nasce la mediazione linguistico culturale nella sanità?È una risorsa determinata dall’arrivo di persone provenienti da altre culture. È il fenomeno dell’immigrazione che pur carico di dolore diviene una grande opportunità per i Paesi ospitanti se si riesce a governarlo e indirizzarlo quale incontro e non come scontro tra questi individui che rappresentano modelli culturali sociali economici differenti.La creazione della figura del mediatore non è solo frutto di una spinta istituzionale. È l’immigrato stesso che ritiene doveroso incontrare la cultura del paese ospitante, l’Italia, per poter affrontare meglio il periodo di permanenza temporanea o definitiva sul territorio.L’Italia ha scoperto l’importanza dei mediatori che rappresentano un ponte straordinario tra lo straniero e il nostro Paese e tra le realtà delle diverse comunità che tra loro non hanno nulla in comune se non il fatto di essere migranti.
Una sua esperienza in tal senso?Al S. Gallicano, all’interno del progetto PASS, che ha coinvolto tutte le regioni d’Italia, quindi oltre 150 Asl, Irccs e policlinici, abbiamo formato più di 200 mediatori. Non semplici facilitatori linguistici per l’accesso straniero alle strutture: una mediazione a tutto tondo e per tutti, italiani inclusi. Una straordinaria risorsa: guai a pensarla come semplice mediazione linguistica anche perché quel che ci proponiamo è una contaminazione reciproca tra autoctono e migrante, non di rendere il migrante tutt’uno con la nostra cultura (integrazione vs assimilazione).
Pensare la salute al tempo delle migrazioni cosa vuol dire? Adattare la proposta sanitaria alle singole culture presenti?La presenza di stranieri all’interno del servizio sanitario può essere un elemento per vivacizzare e per creare dei percorsi di mediazione differenziati in base a esigenze e difficoltà. Così come ne creiamo per anziani e bambini possiamo ovviamente crearne anche per chi non conosce la nostra lingua o il nostro sistema di cura. Lo scopo comunque è implementare l’art. 32 della Costituzione: gradualmente garantire uno stesso servizio sanitario per tutti, quindi anche pari accesso.La domanda sanitaria va anche interpretata però, evitando consumismo farmacologico e di prestazioni sanitarie. Gli ospedali e il SSn rispondono della salute di un Paese per il 20-25%: il resto è dato dall’ambiente sociale, familiare, dall’alimentazione, dai rapporti umani, dalle condizioni lavorative. Insomma la promozione sociale della salute e la qualità di vita socio economica a livello ( l’esempio drammatico “dell’oro blu” – Morrone ) contano per l’80%. Per dire: inutile progettare la cura dei tumori professionali se non si eliminano amianto e vernici dannose dalla società
Dimensione locale e salute possono innescare circoli virtuosi? Ad es. i municipi di Roma o i medium glocal come PiucultureI municipi hanno un ruolo fondamentale, anche il municipio 2 dove c’è una forte presenza di immigrati cosiddetti regolari ed irregolariA questo livello territoriale è non solo fondamentale ma anche più facilmente possibile implementare modelli di integrazione, occasioni, momenti di incontro concreti e on line. Per andare oltre le singolarità culturali presenti rintracciando e dando corpo invece a ciò che le accomuna.Un giornale locale ha poi la forza di far conoscere il territorio a chi lo abita: peculiarità, radici storiche di cui spesso non si è consapevoli. Può farsi contrappeso di un trend “al ribasso” di massificazione ed omogeneizzazione tra i quartieri. Pensiamo a Trastevere: americanizzato sì ma anche privato di molta della sua originaria personalità
Con il Dm 4 giugno2010 per ottenere il permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo è divenuta obbligatoria la conoscenza della lingua italiana: anche in risposta a questo decreto sono rapidamente nate molte scuole gratuite per stranieri, si è composta la rete scuole migranti (report dalle scuole). Nelle strutture che ha seguito cosa avviene? La scuola per gli immigrati è solo un ostacolo frapposto all’integrazione o anche un’opportunità?Mi viene in mente il grande Eraldo Affinati, scrittore insegnante che ha aperto su base volontaria una serie di scuole, l’aveva fatto già a Trastevere al S. Gallicano.Almeno nella nostra visione la scuola non è neutra, è emancipazione da schiavismo, razzismo: più libertà e più dignità nella vita. Sennò diviene semplice passaggio burocratico, si perde cioè il senso della scuola. L’insegnamento storico di Don Milani mi sembra dia la giusta chiave di lettura: dai tempi di Lettera a una professoressa ci chiarì che chi conosce 1000 parole ha sempre un potere maggiore di chi ne conosce 10. È vero che a differenza della nostra migrazione verso l’America chi arriva oggi da noi mediamente ha un buon livello culturale – penso ad es. ai libici giunti a Civitavecchia, studenti e lavoratori della rivoluzione dei gelsomini – ma restano fasce svantaggiate.
Il ruolo dell’associazionismo da realtà più piccole e locali a quelle più grandi, storiche e rodate? Come valuta l’opportunità di operare class action, insomma il ruolo della mobilitazione cittadina magari proprio su quell’ 80% di determinanti sociali della salute che prima indicava come fuori dal raggio d’azione del SSNL’associazionismo è fondamentale: una delle poche grandi opportunità, non voglio dire di “rivoluzione”, ma sicuramente di grande cambiamento dei destini di una nazione, dalle più piccole associazioni alle più grandi. Oserei dire forse più le piccole che le grandi: queste ultime nonostante siano intrinsecamente forti debbono impiegare molte energie per il semplice mantenimento della “struttura”. La piccola associazione può invece permettersi un radicamento molto forte nel locale e ha anche una funzione germinativa, di far cioè emergere nuove issue di cui la grande struttura potrebbe non rilevare l’esistenza o l’esigenza
Marco Corazziari (25 maggio 2011)