Migranti unite dalla lingua italiana

“Io mi chiamo Natalia, e tu come ti chiami?” chiede la nuova maestra alle allieve del corso femminile di italiano per straniere, organizzato dall’associazione Casa dei Diritti Sociali.Sono le 10:30 si comincia puntuali come tutti i giovedì mattina in Via Giolitti 241/g.L’aula è piccola, “sgarrupata”, le sedie sono attaccate le une alle altre in modo da sfruttare ogni centimetro disponibile. Ma oggi la sala non è gremita, come durante le altre lezioni della settimana in cui possono partecipare anche gli uomini. Ci sono solo le donne, cinque: due somale, un’indiana, una keniota ed una marocchina. Tutte seguono attente la lezione della maestra Natalia, anche i due bambini, figli di K., la ragazza marocchina da 11 anni in Italia, sembrano incuriositi e rimangono diligentemente in silenzio.Presenza costante del corso è Ida, una signora somala di quarant’anni. Il capo è velato da un bellissimo foulard rosso e dorato, che la avvolge fino a metà busto, le orecchie e le mani sono adornate da vistosi gioielli. Una donna bella ed elegante che all’associazione è diventata di famiglia, la conoscono tutti, non salta una lezione da più di sei mesi: “qui mi diverto, imparo, le maestre sono brave, e poi mi piace tanto quando facciamo le gite. Una volta, per esempio, siamo andati al Vaticano e a San Giovanni, non c’ero mai stata”. Arrivata nel Bel paese 20 anni fa, parla bene l’italiano ma non sa ancora scrivere, “è un problema, soprattutto, per compilare le carte, perchè devo sempre chiedere aiuto” spiega Ida, che promette “appena imparerò l’italiano come dico io, farò una grande festa”.I corsi di lingua gratuiti della Cds hanno visto la luce nel lontano 1991. “All’inizio le donne che frequentavano la scuola provenivano, soprattutto, dal Bangladesh e dal corno d’Africa – spiega Patrizia Angelotti collaboratrice della Cds -, perciò abbiamo pensato di attivare un corso femminile per metterle più a loro agio, garantendo così anche la continuità della frequenza”. In effetti con il passare degli anni c’è stato un incremento delle allieve dal 12% al 20% sul totale dei frequentanti annuali, che ammonta a circa 1.500 presenze. Ma pensare che le donne frequentino il corso femminile per questioni solo culturali, o per evitare il contatto maschile, sarebbe inesatto: “non ho nessun problema a seguire le lezioni con gli uomini, ma preferisco venire il giovedì mattina perchè c’è meno gente e posso portare i miei figli – chiarisce K., indicando i suoi due bambini di tre e cinque anni, assorti in una gara di disegno.Mentre Natalia ripassa con le sue allieve l’alfabeto, al piano di sopra le giovani maestre Tatania e Isabella tengono il corso intermedio-avanzato, sempre rivolto ad un pubblico solo femminile. L’aula è ancora più piccola di quella sottostante, “purtroppo le condizioni della struttura non sono delle migliori, ma non possiamo lasciare questa sede. Essendo vicina a Termini, è facilmente raggiungibile dalla maggior parte dei migranti, senza dimenticare che qui dietro c’è piazza vittorio, uno dei quartieri della capitale con la più alta presenza di stranieri” ci dice Patrizia Angelotti.

(a sinistra Patrizia Angelotti con Daniela, allieva dei corsi Cds)

Sono circa una decina le donne del corso avanzato, provengono dal Brasile, dalla Cina, dal Perù, dalla Romania e dal Marocco. Storie di donne e culture molto diverse tra loro, ma unite nella condivisione di un obiettivo: “imparare l’italiano per avere maggiori possibilità di trovare un lavoro” afferma Daniela, 28 anni romena, laureata in economia a Bucarest, titolo che probabilmente non le sarà riconosciuto in Italia. É arrivata da soli due mesi, ma parla già molto bene l’italiano, tanto che la sera fa ripetizioni al marito, che non può frequentare le lezioni per via del lavoro. É tra le più giovani del suo corso, ed ha scoperto la scuola grazie ad internet, a differenza delle sue colleghe che si sono avvicinate ai corsi tramite il passaparola interno alle rispettive comunità. Daniela si distingue dalle altre per la determinatezza, ha un obiettivo chiaro: “sto frequentando queste lezioni per sostenere a Perugia l’esame CELI”, certificazione che attesta ufficialmente la conoscenza dell’italiano e che per lei rappresenterebbe una chance in più per poter trovare lavoro, magari in banca.Sono le 12:00 la lezione è finita qualcuna si ferma a chiacchierare con le amiche, altre chiedono chiarimenti alle maestre e i bambini di K. si sentono finalmente liberi di correre per la stanza.Mentre ci si abbraccia per i saluti, fa capolino un ragazzo, chiede informazioni. É appena arrivato dal Senegal.

Melissa Neri(8 Maggio 2011)