Un faro per l’integrazione

una classe di italiano alla scuola Effathà

Municipio XIII, Acilia, sulla via del mare, a metà tra il raccordo che abbraccia il centro di Roma e il lido di Ostia. Qui, tra interventi di decoro urbano ad intermittenza, grandi spazi vuoti tra una macchia insediativa e l’altra, le strade che cedono alle buche, c’è un vero faro per l’integrazione tra culture. Proietta una luce non solo bianca, ma di tutti i colori che la varietà etnica umana può rappresentare. Oltre trenta paesi si incontrano per studiare l’italiano: srilankesi, filippini, bangladeshi, romeni, moldavi, pakistani, cinesi e tanti altri. Per la scuola di italiano Effathà l’insegnamento dell’italiano non è una novità dell’ultima ora o della legge recente che vincola il permesso di soggiorno di lunga durata alla conoscenza della lingua. Dal 1999 la scuola mette a disposizione i suoi volontari e gli spazi del centro di formazione giovanile Madonna di Loreto per avvicinare gli stranieri – gratuitamente – alla lingua ed alla conoscenza dei valori e delle istituzioni del nostro paese. L’anno scorso 339 persone hanno transitato per le aule della scuola, con una frequenza più discontinua nelle classi di alfabetizzazione, più regolare nei corsi avanzati.

I corsi – spiega Gianni Conte, tecnico informatico ed insegnante – si svolgono due volte a settimana dalle 19 alle 20.30, da metà settembre a fine giugno. L’orario permette ai lavoratori di partecipare, per questo la fascia d’età dei nostri studenti è ampia, dalle persone adulte ai vent’enni. Nel2002 e nel 2009 abbiamo stipulato due convenzioni per la certificazione della competenza linguistica, una con S.Egidio per un attestato riconosciuto sul territorio nazionale, e la più recente con l’università di Perugia per svolgere in sede gli esami CILS e CELI – rispettivamente Certificazione dell’italiano come lingua straniera e Certificazione della conoscenza della lingua italiana – entrambi riconosciuti a livello europeo. Il 9 maggio ventiquattro persone della nostra scuola hanno partecipato alla certificazione CILS”

Nelle accoglienti aule che, ci tengono a precisare i volontari, sono insolitamente poco affollate perché i corsi sono agli sgoccioli e la stagione del lavoro è alle porte, si tengono nove classi di italiano, dal livello A1 al B2 ed alcuni corsi integrativi di alfabetizzazione. “C’è anche una classe dove le allieve della scuola possono lasciare i figli a fare i compiti con i volontari e frequentare i corsi con serenità. Attualmente ci sono 29 bambini” dice Flavio Tannozzini, insegnante e responsabile scuola del centro. Mhamud, quindicenne del Bangladesh che viene a studiare in questa classe col fratello, dopo aver avuto la gentilezza di farmi lo spelling del suo nome, mi confessa di trovarsi bene qui al centro. E’ da due anni e mezzo in Italia, frequenta un corso per parrucchieri. “Con Flavio ci si diverte. Non ho molti amici tra gli studenti, ma sto benissimo con i volontari”. Portamento romano, Mhamud sta pensando di diventare a sua volta insegnante di italiano per gli allievi del Bangladesh. Ci ha anche provato, una volta, ad entrare in aula come insegnante, ma non è stato preso sul serio. “Ci vuole pazienza, ed io non ne ho abbastanza” dice sorridendo, eppure sembra che gli piacerebbe trovare un ruolo nella scuola di italiano.

I percorsi di insegnamento sono valutati con strumenti informatici e non solo la lingua è al centro delle lezioni: sulla piattaforma e-learning www.scuoladiitaliano.it si possono frequentare 12 lezioni sui valori della costituzione italiana. “Di nuova istituzione è anche lo sportello d’orientamento al lavoro, per dare agli studenti supporto nella redazione del Cv, segnalare loro tirocini e corsi ed inviare le domande di lavoro alle imprese che lo offrono.

Effathà è una parola ebraica di riferimento biblico e letteralmente sta per “apriti”. “Oltre i corsi di lingua – continua Gianni – il nostro “core business” è di migliorare la qualità dei servizi e fornire un ambiente di accoglienza ed amicizia. le attività collaterali come la squadra di calcio a cinque e la festa arcobaleno, che si è svolta il sette maggio al parco della Madonnetta, portano al centro della comunità locale il clima d’amicizia che permea le classi di italiano, per far vedere – anche in contrasto ai frequenti episodi di intolleranza di cui sono spesso vittime gli immigrati – i miracoli dell’integrazione. Il sottotitolo della festa arcobaleno è “io non ho paura dei colori” dove ci sono stati giochi in cui sporcarsi con i colori, un’esperienza molto fisica dal significato metaforico.”

Dopo il successo della III festa arcobaleno di maggio, insegnanti e volontari si riuniscono in un’assemblea molto informale. L’età vadai teen-agers in su, si discute di lezioni, proiezioni di film e dell’opportunità di un corso di teatro. “L’idea c’è già stata, ma non abbiamo ancora avuto l’occasione di metterla in pratica – commenta Flavio – e la classe per questo istituita è scivolata in un gruppo di conversazione, in cui si parla di quadri e si racconta il proprio paese. Da qui è venuto fuori il video di presentazione della scuola Effathà.”

Recentemente la squadra di calcio a 5 si è aggiudicata il secondo posto al torneo Uisp dedicato ad Oscar Romero. Battuti in finale da una squadra che si allena a colle Oppio, il portiere romeno della scuola l’ha presa con filosofia, commentando “almeno noi siamo più simpatici”, se non altro perché più etnie s’incontrano in una sola squadra, unico esempio nel torneo. La scuola è un alveare dove tutto l’impegno è dedicato ad abbattere quei muri invisibili con i quali , per paura, protezione o circostanza, qualsiasi comunità o minoranza si circonda chiudendosi in sé e  difendendosi dall’indifferenza dell’ambiente circostante. Il faro della scuola di italiano Effathà indica una strada percorribile per raggiungere un posto in cui aprirsi all’altro è possibile.

Davide Bonaffini(25 Maggio 2011)