Mulatu Astatke alla scoperta del genio etiope

Il grande jazzista etiope non può parlare della sua musica senza citare il genio della sua gente. Vita, tradizioni, invenzioni, sono aspetti sconosciuti alla nostra cultura etnocentrica, immemore dell’apporto del genius loci che, da tutto il mondo, ha apportato in silenzio contributi alla nostra tradizione musicale. Dagli States dove si è formato musicalmente Astatke ha portato il jazz nella nativa Etiopia coniando l’ethio-jazz, un recupero delle tradizioni musicali etiopi in chiave jazz. “Le radici di questo genere musicale sono in Africa, volevo semplicemente riportare in patria una tradizione che è nata qui ma si è sviluppata altrove”.Genius loci. “Nelle danze tadizionali etipi, fin dal VI secolo, il ritmo viene portato con la marcia seguendo una persona con un tipico bastone. I movimenti di questo bastone, dall’alto in basso e da destra verso sinistra, cosa sono se non movimenti di un direttore d’orchestra? E’ stato questo l’argomento della mia tesi, ed ho dovuto sfidare chiunque a dire che esistesse un direttore d’orchestra prima del VI secolo. La conduzione di un’opera è il contributo etiope alla musica, e bisogna rendere a queste persone il rispetto che meritano. Prendiamo ad esempio il Be-Bop di Charlie Parker. A lui viene attribuito l’uso di scale decrescenti, ma chi è stato il primo ad usare una scala pentatonale? Ho fatto molte ricerche sui boscimani, sono veri “scienziati del suono”, da centinaia di anni suonano canne di bambù con scale decrescenti di cinque toni. Grazie ad essa è possibile suonare 4/5 tipi di melodie anzichè una”. Mentre un occidentale parlerebbe di “copyright”, Astatke parla di “rispetto”. “Ogni giorno combatto per portare alla luce il contributo silenzioso dei boscimani alla musica. Non voglio che muoiono senza che nessuno conosca il loro genio e la loro creatività”.Tecnologia. Nessun senso di colpa neanche nei confronti della tecnologia. “Sviluppare strumenti è una tecnologia, cosa c’è di strano in questo? Sto lavorando alla computerizzazione del krar, uno strumento tradizionale etiope a sei corde, per poter suonare su scale occidentali da 12 toni. Non capisco perché bisogna abbandonare la tradizione e suonare la chitarra, o il violino, quando abbiamo i nostri strumenti per esprimerci. Allo stesso modo la tradizione musicale e gli strumenti tradizionali vanno preservati. Ho lavorato ad un programma Tv intitolato “Portare l’azmar [il suonatore di krar] nel 20esimo secolo”. La melodia occidentale non deve fagocitare la creatività nella musica. Non bisogna dimenticare il bagaglio culturale di cui siamo portatori”.Il ruolo della musica sui giovani. “La musica pentatonale tipica dell’Africa sviluppa la creatività e la mente delle persone, è uno strumento di ispirazione per i giovani. Deve esser data loro l’opportunità di esprimersi, dimenticando il passato ed il bagaglio tecnico della nostra musica non può portarci nel futuro. L’apporto della nostra tradizione musicale è grande e va preservato, così come i nostri strumenti musicali. Il popolo etiope ha anche sviluppato un bellissimo sistema di notazione musicale dalla chiesa copta. Ma sono ambienti chiusi, pigri, è una mia battaglia portare alla luce i contributi creativi alla musica che la mia gente si tramanda da centinaia di anni”.Opera. Astatke ci parla anche di un suo imminente progetto, un’opera scritta da lui. “Ho intenzione di presentarla nelle chiese scavate nella roccia di Lalibela. Sarebbe fenomenale, ed il direttore d’orchestra, ovviamente, dirigerà con il bastone tipico di cui vi parlavo prima. Devo vincere lo scetticismo nell’aprire le chiese, sono chiuse e non ci lasciamo entrare nessuno. La paura è che il turismo rovini l’autenticità delle tradizioni. I turisti dovrebbero venire, sedersi come in teatro, e guardare la bellezza della nostra cultura”.

Astatke è stato di recente insignito dottore honoris causa in musica nell’università di Gimma, sua città natale, per il suo contributo allo sviluppo dell’Etiopia e della musica nazionale, per le sue ricerche sulla musica etiope e per il suo lavoro di promozione dell’immagine della sua nazione. Un artista del suono, uno appassionato scienziato della musica che non si rassegna a veder sparire l’apporto che la sua gente ha dato alla musica senza il degno riconoscimento. Una curiosità: l’artista ha anche lavorato su due tracce del quarto cd dei Baustelle “Amen”.

Davide Bonaffini(23 giugno 2011)