Sta per compiere vent’anni l’organizzazione umanitaria Intersos, specializzata nella gestione delle emergenze in zone molto difficili. Afghanistan, Sudan, Haiti. A breve aprirà un centro per ragazzi afgani in transito, che per ora bivaccano al binario 15 della stazione Ostiense. Presenze innocue per la città, non più di 20-25 bambini e giovani che stanno emigrando verso paesi più accoglienti del nostro.
Non volevamo occuparci di loro, non è il nostro mestiere, dice Nino Sergi fondatore di Intersos. In questi anni siamo diventati bravi perché abbiamo preso sul serio la missione principale: gestire campi profughi, bonificare zone minate, aiutare la ricostruzione dopo un disastro naturale. Nell’emergenza. Noi abbiamo lo scatto pronto alla partenza, poi altre ong intervengono con obiettivi a lungo termine.
L’idea del centro notturno è venuta per caso A Islam Qala, versante afgano a pochi chilometri dal confine con l’Iran, Intersos assiste ragazzi in fuga; respinti dalla polizia iraniana sono costretti a rientrare nel loro paese, privi di documenti, senza notizie sui familiari. Disorientati, sono facile preda dei trafficanti di confine, afgani e iraniani. Intersos recupera i dati necessari per ripristinare la loro identità e li accompagna alle famiglie. Ci siamo domandati: i ragazzini afgani di Islam Qala e quelli accampati al binario 15 sono forse diversi? Nino Sergi ha deciso, per una volta, di scavalcare i confini dello specifico emergenziale e assumersi un compito anomalo. Ogni anno a Roma arrivano un centinaio di ragazzi, hanno attraversato cinque sei nazioni in condizioni disumane e questa città non riesce a dare loro un letto, un po’ di assistenza. Stiamo parlando di un piccolo gruppo alla volta, spiega Sergi, 20-30 ragazzi in transito che nel giro di qualche giorno, massimo un mese, vanno in altri paesi. Il fenomeno va avanti da cinque anni e il Comune si limita a tollerare il bivacco alla stazione Ostiense, per il tempo necessario ad attivare l’assistenza sociale. Giorni, settimane… Intanto ai ragazzi può capitare di tutto. Alcuni sono poco più che bambini, 14-15 anni. La voce di Nino Sergi contiene emozione, stupore. La loro amabilità è qualcosa di straordinario. Se penso alle esperienze orrende che hanno già subito, trovo meraviglioso il senso dell’umano che conservano dentro, quasi rafforzato attraverso il confronto con la cattiveria degli adulti.
Il centro notturno verrà allestito in un appartamento di nove locali, a due passi dalla chiesa di S. Teresa di corso Italia. Era sfitto da due anni e con i frati abbiamo fatto un buon accordo, precisa Sergi, hanno condiviso la finalità. Ristrutturazione e arredo saranno finanziati da Enel Cuore e altre Fondazioni romane si sono mostrate interessate a finanziare la gestione. Le attività di accoglienza e consulenza saranno realizzate da Intersos in collaborazione con Save the Children Italia e la cooperativa Civico Zero. Auspicando anche la collaborazione di cittadini volontari,
Emergenze e vita quotidiana Sembra strano ipotizzare un rapporto tra Intersos e Piuculture, due organizzazioni diametralmente distanti. Il bilancio consuntivo 2010 presentato da Intersos all’assemblea annuale dei soci descrive settantasette progetti di cui hanno beneficiato 3 milioni di persone, in sedici paesi tra i più tormentati del mondo: Afghanistan, Pakistan, Iraq, Libano, Yemen, Somalia, Sudan e altre zone disastrate, colpite da tsunami e carestie. Il volontariato di Piuculture è concentrato in un’area limitata di Roma nord, non per dare assistenza agli stranieri, ma condividere esperienze maturate nella vita normale, a scuola, al lavoro, nei giorni di festa. Intersos gestisce un bilancio che supera 18 milioni di euro, di cui – precisa Nino Sergi – solo l’ 8,4 % è destinato alla gestione generale. L’assemblea dei soci ha fissato il tetto massimo del 10%. E’ importante darsi un limite. Le ong italiane consumano normalmente poche risorse per il proprio finanziamento, per investire al massimo nei paesi terzi. Intersos impiega 133 operatori umanitari italiani e internazionali a fronte di 1600 operatori locali, persone che appartengono al paese assistito.
Difficile immaginare quale sinergia possa nascere con Piuculture, piccolo gruppo di volontari senza budget. Nino Sergi è convinto che gli italiani abbiano moltissime risorse, di cui essi stessi sono poco consapevoli, che possono essere trasformate in aiuti internazionali. I cittadini possono dare molto di più di un euro inviato con un sms. Quando si appassionano a un caso concreto, tirano fuori beni e competenze nascoste. Primadell’aiuto viene l’incontro, la scoperta delle realtà lontane. Un giornale che dà voce ai migranti approdati qui, nei nostri quartieri, nei nostri condomini è un ottimo punto di partenza. Credo che gli stranieri sappiano raccontare i loro paesi molto meglio di un cooperante internazionale.
Il soccorso pietoso viene stimolato dalle disgrazie, ma la vicinanza si nutre del quotidiano. Confrontando storie personali, parlando di come si affronta la vita da noi e laggiù. Piuculture – conclude Sergi – crea le premesse per un volontariato internazionale portato avanti da cittadini normali che, pur vivendo a Roma, supportano il lavoro di Intersos nei paesi lontani”.
M. Daniela Basile
(6 luglio 2012)