Meet in Town. Il nuovo che avanza

Per due giorni consecutivi  i ritmi ordinati dell’Auditorium Parco della Musica sono stati rivoluzionati dal Meet in Town. Dalle 19 alle 4 del mattino Cavea, Sala Studio e Sala Sinopoli sono state inondate di musica, modi e ritmi diversi dal solito. L’affluenza è stata più grande di quella prevista e non sono mancati malumori e disordini.

Modeselektor (foto: www.livecity.it)

La Cavea La serata del 22 è stata catalizzata dai Primal Scream; quella del 23 è stata vero e proprio banco di prova del festival. Hanno aperto le danze i berlinesi Gernot Bronsert e Sebastian Szary, dal 1992 Modeselektor, con un electro coinvolgente dai ritmi techno attraverso il quale hanno ripercorso la loro carriera senza rinunciare alle antiche sonorità hip hop. Le sedie sulla scalinata circolare sono rimaste vuote. In piedi nella galleria e nei pochi metri liberi tra il palco la prima fila, un popolo di giovani e meno giovani ha ballato senza riposo dal primo all’ultimo pezzo. Qualcuno ha anche pensato di ballare sul palco dato ch’era immenso, spiazzando i buttafuori e divertendo i Modeselektor. Il collega berlinese con il quale hanno condiviso il progetto Moderat ha così ereditato un pubblico entusiasta. In quest’unica tappa italiana Apparat ha mostrato la nuova veste: nessuna dj console, ma chitarra a tracolla e tre musicisti: batteria, basso e pianola. Il maestro si riconferma un pioniere affascinando il pubblico con un rock dalle sonorità intime intriso di eleganti elementi elettronici.

Lou Rhodes

Due sale stracolme. Attesissimo il newyorkese Jaar in un Teatro Studio inaccessibile già ad un quarto d’ora dalla performance. Mentre i più rapidi si godevano i primi pezzi del concerto un po’ di tensione si consumava tra la gente respinta all’entrata. Percussioni, fiati, dj console e proiezioni video si sono unite in puzzle micro-house, dove predomina un ambient ipnotico dai tratti groove, reso dinamico dai ritmi esotici delle percussioni.  Lunga fila anche per la sala Sinopoli dove Lou Rhodes, la cantante dei Lamb, subito dopo il primo pezzo esclama: “Alzatevi, questa musica si balla”. Le eteree atmosfere rappresentate da Lou si sono intrecciate al ritmo incalzante proposto dal frizzante Andy Barlow. Un contrasto che ha rivelato la forza di questo storico duo di Manchester.

L’edizione Mit 2011 è un’evoluzione della prima, la qualità degli artisti è altissima, la scelta di strutturarlo in due giornate, piuttosto che una, evita accavallamenti di producer importanti e concentrare le performance in sale vicine è un’ottima strategia, rimangono da risolvere problemi sull’affluenza e gestione degli spazi. Saranno più bravi il prossimo anno? Tutti i presenti sono andati via con un sorriso pronto per il riposo. Le premesse nutrono speranze e mettono in attesa della prossima edizione.

M. Daniela Basile(31 luglio 2011)