Ripensare la città tra esperti e bambini

Locandina dell'iniziativa (dal sito del Maxxi)

Il lavoro di un Dipartimento. Sta al Dipartimento educazione del Maxxi, il Museo Nazionale dell’arte del XXI secolo, tradurre i linguaggi dell’espressione contemporanea al pubblico più vasto: che siano adulti, bambini o famiglie al completo. Linguaggi non sempre facili, perché flusso vivente in continua  evoluzione e proposte obbligatoriamente non già metabolizzate dalla società.

In questa direzione tutti i sabati pomeriggio dal 25 giugno  sino a ieri, ultima giornata, il Dipartimento ha curato l’iniziativa didattico divulgativa Altro che tulipani!. Ideata ad hoc per la mostra West8 allestita da un omonimo gruppo di architetti, urbanisti e paesaggisti (ovviamente) olandesi. 

Il nome Altro che tulipani! fa giocosamente il verso al nostro immaginario sul Paese dei mulini per raccontare e far sperimentare, in particolare ai bambini dai 5 ai 12 anni cui è rivolta, ma anche ai genitori che li accompagnano in un sabato diverso, altre idee di città. Città ripensate, sia con vere e proprie simbiosi con la natura nell’ottica della sostenibilità, che tramite creazioni che usano materiali naturali o che all’ambiente simbolicamente si rifanno.

West8. È il vento del Mare del Nord, forte, che insieme al mare stesso è simbolo della natura che lambisce Rotterdam, sede dello studio principale del gruppo di creativi olandesi. I loro lavori da sempre esprimono l’istinto primitivo che lega l’uomo alla natura, ma da tecnici dell’artificiale vi aggiungono la consapevolezza che in una società complessa, il naturale necessita di essere incanalato, gestito e collocato accanto e in mezzo all’uomo.

Nasce così l’installazione The Stolen Paradise: per l’Italia tradotta, per scelta del West8 stesso, con un più intimo Il paradiso nascosto. Dal 20 maggio al 21 agosto presente al primo piano subito dopo una sala dove interrogativi ti osservano gli specchi “abitati” di Pistoletto. Quella del West8 è la seconda di quattro esposizioni monografiche, che complessivamente passano sotto il nome Nature e che si stanno susseguendo dal 25 febbraio 2011 fino a gennaio 2012 presentando installazioni sperimentali legate per l’appunto al tema della natura.

Una bicicletta realizzata completamente in legno; in fibra tessile naturale una foresta di tulle quasi trasparente, pende con sensualità dai soffitti della sala e tra luci ed ombre delicate l’atmosfera che vuol restituire è tra il fantastico e l’onirico. Quasi tutto quel che è esposto è volutamente in materiali naturali e biodegradabili: sotto di sé il bosco tessile ospita foto, plastici e modelli di alcuni dei progetti più interessanti del West8. Ad es. la suggestiva

Illustrazione del Botanic Bridge (screenshot dal sito del Maxxi)

miniatura del progetto Botanic Bridge di Gwangju in Sud Corea: anche se mai realizzato ipotizzava il riutilizzo di un tratto ferroviario in sopraelevata dismesso come un’immensa fioriera.

Terra, semi e fantasia. Sabato 9 luglio alle 17:30 sono presenti 7-8 genitori: con i relativi bambini ci sono mamme, ci sono mamme e papà, ci sono anche solo dei papà. È Giovanna Cozzi a condurre tutti lungo il percorso didattico.

Dopo aver preso visione della mostra, la cosiddetta visita-esplorazione, con Giovanna a far da Cicerone, gli ospiti vengono portati nel laboratorio del fare.Di compensato e vetrate, questa è una struttura semplice a parallelepipedo adagiata all’interno della, gradevole e creativa, piazza giardino antistante il museo.

Con un tavolo da lavoro che l’attraversa per tutta la sua lunghezza, il laboratorio del fare, intelligentemente spartano e a prova di bimbo, è stato dotato di tutto punto – per il materiale da giardino dai Vivai Graziella – con terra, palette, sabbia, carte, colori, colla.  Strumenti che serviranno  a sperimentarsi nell’eco-bricolage. Bambini e genitori infatti ispirandosi a strumenti, idee, sagome del Paradiso nascosto proveranno a riprodurre in dimensione bonsai un paesaggio in cui uomo e natura convivono.

“Questa volta i bambini che partecipano sono piccoli, sotto gli 8 anni, quindi anche la spiegazione della mostra – mi spiega Giovanna – ha seguito un livello discorsivo e d’approfondimento più semplice. Una collega del Dipartimento che ha lavorato anche con quelli di età più grande fino ai 12 anni, ovviamente è potuta andare più in profondità. Non cambia solo quel che puoi loro dire, cambia ovviamente anche quel che poiriescono  a sperimentare nel fai da te”.

Man mano che Giovanna spiega, i bambini iniziano ad inzaccherarsi con cura con la terra. Un fondo di telo pacciamante dentro delle cassette in legno a far da contenitore per l’esperimento. Verranno fornite anche dei fogli con delle sagome di flora e fauna da ritagliare e colorare e delle assicelle che permetteranno a queste di stare in piedi nella terra.Una coppia prende con sé un figlio per uno lavorando a due vassoi di terra distinti, salvo poi entrare lievemente in competizione nella performance lavorando chi di tecnica chi di fantasia per portare l’idea iniziale a qualcosa di estetico. Lei trasforma la semplice sagoma di un albero in un melo attaccandoci tanti pallini rossi con la colla. L’idea va a ruba e si moltiplica nelle postazioni accanto.Alla fine vengono interrati i più svariati tipi di semi: il lavoro d’eco-bricolage verrà poi portato a casa e andrà accudito come ogni pianta.

Intorno alle 19 ecco alcuni dei risultati che, con un misto di intraprendenza, fantasia e dolcezza, sono emersi…

I lavori finali (cliccare per ingrandire)

Marco Corazziari (17 luglio 2011)