“Sono in partenza per Algeri, vado a godermi una vacanza in famiglia, ma quando passavo il ramadan a Roma, andavo alla Grande Moschea per condividere il pasto con altri fedeli dopo la preghiera al tramonto. Lì, nei trenta giorni di digiuno chiunque può approfittare della mensa imbandita sotto una bella tenda. La cena va consumata in compagnia”. Chi parla è Nadjia Kebour, giovane algerina che si è appena dottorata in filosofia alla Pontificia Università Urbaniana con una tesi su S. Agostino.
L’impegno a non mangiare e non bere dall’alba al tramonto serve a purificare, ma la sera porta gioia, la vita notturna si anima. Il calendario islamico seguendo la luna è più breve di una decina di giorni rispetto al ciclo solare; quest’anno il ramadan si svolge in agosto e i musulmani osservanti già preparano Id al-fitr, la festa per la conclusione del digiuno rituale. Decorano casa, acquistano regali per i familiari, cucinano in grande. Il 30 agosto alla Moschea è previsto l’afflusso di 10mila fedeli da Roma e dintorni.
La scelta di studiare S. Agostino. Studentessa universitaria Nadjia cercava un argomento per la tesi in filosofia. “Ad Algeri c’è una biblioteca ben fornita dai Padri Bianchi (TAG www.missionaridafrica.org), lì per caso trovai Le confessioni di Agostino tradotte in arabo. Affascinanti. Sentivo la sincerità dell’autore, mi comunicava le emozioni di uno che cerca Dio partendo da sè. Pensai: ecco il mio filosofo”. Inorridita dalla violenza di algerini in lotta tra loro, mussulmani che ammazzavano altri mussulmani per piacere a Dio, la giovane cercò risposte in un filosofo lontano diciassette secoli, ma vicino nello stile di ricerca.
“Volevo vedere come lui si spiegava la presenza del male, un problema che interroga l’umanità in ogni luogo e tempo, però non sapevo niente di cristianesimo: il peccato originale, la grazia divina, la trinità…. concetti del tutto estranei alla mia formazione”. Nadjia chiese aiuto ai Padri Bianchi, che si misero a sua disposizione con comprensibile entusiasmo. Da allora ha incontrato una sequenza di autorevoli studiosi cattolici, pronti a investire sulle sue inesauste energie.
Tu meriti un aiuto. Questo si è sentita ripetere negli ultimi anni, passando da un protettore all’altro. Un padre bianco la presentò al vescovo di Algeri, questi le procurò la borsa di sei mesi per andare a Roma, ospite del Consiglio Pontificio per il Dialogo Interreligioso. Il vescovo consigliò di appoggiarsi dalle Piccole sorelle di Gesù alle Tre Fontane. “Era il mio primo viaggio, non sapevo nulla, come una bambina felice e sperduta. Quelle donne mi hanno ricolmato di sorellanza e mi si è aperto un mondo. Mai avrei pensato di costruire un rapporto così con delle suore. Le vedevo pregare e vivere come me. Normali ”.
La felice scoperta ha maturato in Nadjia la convinzione che apparteniamo allo stesso Dio. “Per cristiani e musulmani ci sarà ritorno all’Unico”. Il dialogo inter-religioso allargò i suoi contatti romani. L’Istituto Patristico Agostiniano le procurò una borsa annuale e, mentre lavora alla tesi per laurearsi ad Algeri, sognò di iscriversi a un dottorato a Roma. “Agostino ha scritto moltissimo – dice allargando le braccia per indicare l’estensione dei volumi – più leggevo e più mi piaceva. Mi servivano altri anni di ricerca”. Nadjia parlò al tutor, lui la presentò al rettore. Accoglienza senza riserve. “Se vuoi, mi disse, ti presento oggi stesso al tuo futuro moderatore. Incredibile. Mi propose l’iscrizione al dottorato triennale, benché ancora non avessi completato la laurea specialistica. Mi buttai al lavoro, un anno di studio bestiale, ma ne valse la pena”.
Straordinaria avventura. Per laurearsi, imparare l’italiano e un po’ di latino, preparare l’ingresso nel dottorato, Nadjia rinunciò a feste e vacanze, lasciando la mamma a interrogarsi sulla furia intellettuale che aveva catturato sua figlia. Fino al giugno di quest’anno, quando di fronte a tre emeriti professori cattolici è stata dichiarata dottore. Ora il ramadan le ricongiungerà madre e figlia ad Algeri. “Mi godrò la tradizione. So già che la mamma vorrà cucinare una ricetta diversa per ognuno dei trenta giorni. Mi diverto, chiacchieriamo, poi le sere scambiamo visite culinarie con amici e parenti. Stiamo alzati gran parte della notte”.
In autunno Nadjia rientrerà a Roma perché qui ha trovato il massimo di opportunità. Farà qualunque lavoro per mantenersi, pur di realizzare il primo sogno: studiare ancora e insegnare S. Agostino. Restando fedele all’islam. Ha sperimentato che puntare in alto può risultare un esercizio fruttuoso.
M. Daniela Basile(16 febbraio 2012 )