Da Mosca a Lisbona, se l’Europa è unita

Venerdì 23 settembre 2011 è stata presentata presso il Goethe Institut l’anteprima del film Mosca-Lisbona (65’), parte del progetto In treno attraverso l’Europa – Due giornalisti, un tedesco e un italiano, 9 paesi, 11 città, svolto nell’ambito dell’iniziativa Va bene?! La Germania in italiano – italien auf deutsch, rivolta a giornalisti, vignettisti e opinionisti dei due Paesi, con l’obiettivo di bandire i luoghi comuni e riaccendere la curiosità reciproca.

Da Berlino-Palermo a Mosca-Lisbona. Nel 2010, Beppe Severgnini del Corriere della Sera e Mark Sporrle della Zeit hanno viaggiato in treno da Berlino a Palermo. Per il Goethe Institut lo scopo era vedere come i due si sarebbero raccontati vicendevolmente il proprio Paese. Un anno dopo Berlino-Palermo, i due son partiti per un nuovo viaggio attraverso l’Europa: Mosca-Lisbona, 6.000 km percorsi in 2 settimane (dal 29 aprile al 14 maggio 2011) con tappe a Kiev, Cracovia, Praga, Vienna, Zurigo, Lione, Marsiglia, Barcellona e Madrid. Severgnini e Sporrle hanno tenuto un diario giornaliero sul blog del Goethe Institut e girato un video per la regia di Gianni Scimone, con la partecipazione della traduttrice Soledad Ugolinelli. Ma l’obiettivo non è stato subito chiaro.

Piccolo film, grande blog. L’incontro è stato strano, il “film” sembrava più che altro un “filmino” delle vacanze lungo e montato, il clima in sala da amici e parenti che si ritrovano a guardarlo, alla fine un po’ annoiati: nonostante i due siano personaggi molto simpatici, il video si snodava tra stazioni, con pochissimi flash – comunque tali – sulle città, e commenti un po’ superflui e ripetitivi. A parte alcuni paesaggi – i campi gialli della Boemia; alcune iniziative – “che voto dareste all’Unione Europea?”, sondaggio a studenti spagnoli che, con numeri tra il 7 e l’8, ritengono ancora che “l’unione fa la forza”; qualche domanda simpatica – “e voi dove vorreste andare, con chi e perché?” – o autoironica sul tema dei pregiudizi – “son più buoni gli italiani o i tedeschi?”. Fortunatamente il cuore dell’evento, che così come è stato presentato lasciava solo la sensazione di una grande invidia – un viaggio tutto pagato per cosa? -, è proprio il blog. Qui ci sono riflessioni più ragionate – “hanno capito tutto, invece, gli immigrati. Considerano l’Europa un posto speciale e accogliente. Trasporti, servizi, industria, lavori pubblici, sanità: se gli immigrati smettessero di lavorare tutti insieme, l’Europa si fermerebbe come una locomotiva sfiatata”. E qui – e nel dibattito successivo al film – forse ho intuito lo scopo.

L’Europa è ancora/davvero unita? Paradossalmente, rispetto alla notevole velocità del viaggio – neanche un giorno e mezzo a città –, Sporrle commenta che la grande possibilità dell’iniziativa è stata quella di vedere un’”Europa a rallentatore”, dove il treno è stato “come tornare bambini, come un passeggino” che ti trasporta e “ti permette di osservare” e capire “cosa ci tiene uniti, quali sono le nostre radici”. Sicuramente un punto di unione è la scrittura: lasciando la Russia, “dentro Schengen, potevamo finalmente rileggere e, soprattutto, ritrovare una crema alla nocciola spalmabile”, scherza Sporrle. Severgnini conferma la stessa impressione: “da Cracovia a Lisbona ci sono molti comun denominatori: vedi subito ciò che ci unisce”. Attraverso il viaggio “ho scoperto un continente capolavoro, che è stato costruito dalla generazione Erasmus e che viene apprezzato dagli immigrati: ma tutti gli altri? Non credo che l’Europa sia finita, c’è troppo catastrofismo. Ed è un peccato questo umore: se pensiamo che abbiamo fallito, falliremo veramente. Mentre, al contrario, io lo chiamo un continente fobovoltaico: va avanti solo se si spaventa. Consiglio sul serio di prendere i treni e girare l’Europa per capire”.

Le città più europee? Alla domanda rispondono tutti: secondo Soledad è Barcellona, secondo Mark è Vienna, secondo Gianni, Barcellona, Zurigo e Lione, soprattutto le ultime due che “conoscevo solo come svincoli autostradali e invece sono bellissime città europee”; secondo Beppe, Praga, “c’è un po’ d’aria di tutto”, insieme a Lisbona “comunque la mia preferita” e Lione, “bella sorpresa”. Barcellona invece “si è chiusa troppo” proprio perché è “stata assaltata, fin troppo internazionale”. L’albergo migliore, il “Das Triest” a Vienna, “piccolo ed economico, praticamente perfetto”. Il prossimo viaggio, “in America”. E l’invidia continua.

Alice Rinaldi
(28 settembre 2011)