Prega, ama, mangia

Musulmani vestiti a festa nel cortile della grande Moschea

Si potrebbe raccontare così, parafrasando il titolo del famoso film, Eid al-Fitr, la festa che segna la fine del mese di Ramadan. Una miscela di spiritualità, fratellanza e convivialità che nella mattinata di martedì 30 agosto ha colorato le strade antistanti la grande moschea, a Roma.

I significati “La chiusura del Ramadan simboleggia la fine del digiuno” spiega Sara, 18 anni, nata in Italia da papà italiano e mamma marocchina: “Si festeggia, si ringrazia Dio per le possibilità che abbiamo e che magari non hanno le persone povere”. Yassine, 29 anni, aggiunge: “Durante il Ramadan abbiamo fatto dei riti, dei sacrifici maggiori del resto dell’anno e questo è per noi un giorno di ricompensa, è il premio divino del sacrificio fatto”. Aladino, 21 anni, egiziano, precisa che ci sono tanti modi di vivere l’Eid al-Fitr: “C’è chi viene qui in moschea perché è una festa religiosa, chi per divertirsi, chi per entrambi”.

Una festa che unisce Per tutti questa ricorrenza è un’occasione di condivisione che va al di là delle appartenenze nazionali. Così per Mohammed, rifugiato giunto dal Ghana soltanto quattro mesi fa: “Qui in moschea posso incontrare altri fratelli e sorelle e sono felice”. La stessa felicità che si legge negli occhi di Assia, somala settantenne da 42 anni in Italia, mentre racconta della bella festa che ha organizzato ieri insieme ad altri musulmani che vivono come lei a Val Melaina.

Donne in preghiera nella grande Moschea

Banchetti cosmopoliti I pranzi e le cene, ingredienti fondamentali della festa, sono spesso appuntamenti multiculturali. Vincenzo e Farida, coppia italo-marocchina nata da un incontro al centro islamico di via Bertoloni, hanno trascorso la serata del 29 a cena da amici di nazionalità albanese. “È una giornata per stare tutti insieme” spiega Fouzia, mentre aspetta il marito Mustafà all’uscita della moschea, circondata dai figli Serine, Wassim e Sara. “Andiamo a trovare gli amici, li invitiamo a casa nostra. Vicino a noi, a Nettuno, vivono famiglie tunisine ed egiziane e con loro scambiamo i diversi piatti che prepariamo”.

È una fratellanza che arriva ad abbracciare anche i non musulmani. Prima che la mattinata finisca, anch’io ho ricevuto tre inviti a pranzo.

foto di M. Daniela Basile

Sandra Fratticci(6 settembre 2011)