Repubblica “Democratica” del Congo … ricca da morire

Venerdì 21 ottobre all’Università di Roma Tre nella sede di Studi Storico-Artistici, Archeologici e sulla Conservazione a piazza della Repubblica si è tenuto il convegno dibattito Per la pace, la democrazia e lo stato di diritto in RD Congo. Prospettive per uno stato di diritto e per uno sviluppo economico sostenibile.  Poi il pomeriggio di sabato 22 ha fatto seguito un sit-in sempre in Piazza della Repubblica per mandare un messaggio al governo congolese, alla comunità internazionale e per attirare l’attenzione della società civile e dei media.

Perché. Dietro quest’iniziativa il desiderio di far conoscere i dettagli del Rapporto sulle violazione dei diritti dal 1993-2003 nella R.d. del Congo realizzato dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite visto che le elezioni sono prossime: si svolgeranno il 28 novembre.Le stime del Rapporto riferiscono di 6 milioni di morti solo nel decennio mappato, più stupri usati come arma sistematica di guerra e terrore, sfruttamento del lavoro e schiavismo, anche minorile. Il tutto ha origine nella geologia eccezionalmente ricca di risorse di questo Paese che lo rendono preda, nel tempo,  di vari stati e più di recente delle multinazionali.L’organizzazione dell’evento è stata del Comitato Azione RD Congo 2011 che include fra i promotori varie associazioni: Congo Lisanga, Dynamique de la diaspora congolaise, Mama Africa, Mutualité, Ass. Società Civile Congolese d’Italia, Solidarité Nord-Sud, unite anche sotto la spinta di John Mpaliza.

Un modo di fare comunicazione alquanto originale. John Mpaliza 41anni,  da 17 in Italia, è un ingegnere informatico congolese originario del Kivu, la zona più colpita del Paese africano. Mpaliza, che quando nomina la Repubblica Democratica del Congo accompagna la seconda parola con un gesto delle mani che mima il virgolettato, da due anni l’estate sensibilizza su guerre e  dinamiche coloniali che concernono la sua patria. Utilizza un metodo piuttosto originale: in tenuta da trekking percorre centinaia di Km nel giro di 20-25 giorni – le sue ferie – e nelle tappe diffonde la consapevolezza dei problemi che affliggono il suo paese.  L’anno scorso il tragitto l’ha portato a Santiago de Compostela in Spagna, quest’anno è partito da Reggio Emilia, dove vive, ed è arrivato a Roma.

http://www.youtube.com/watch?v=3FsRkAeniMc

Modernizzazione: contraddizioni e paradossi. Carlo Carbone, storico africanista dell’Università della Calabria, spiega la contraddizione culturale vissuta dai congolesi: “Gli attuali problemi, anche economici sono tanto gravi che il popolo spesso vive una nostalgia del periodo coloniale, mentre la cultura precedente a questo periodo viene percepita dagli autoctoni stessi come ‘pre-civile’, una sorta di taboo, inutilizzabile quindi a livello identitario. D’altronde il disastro economico deriva anche da culture che hanno grosse difficoltà nel recepire il capitalismo: queste zone praticavano economie cosiddette di consumo (rurale, etc … ) a differenza di quella “occidentale” basata sul reimpiego di un’accumulazione.”

Carlo Carbone, storico africanista

Quali sono le conseguenze della  modernizzare di uno stato che, nel caso della RD Congo, è una sommatoria di popoli che spesso non sentono una coesione nazionale? “I Paesi ‘avanzati’ sono portatori di una modernità fatta di mera crescita quantitativa: una politica ottusa che non tiene conto del contesto. Un esempio emblematico è stata la costruzione del l’immenso aeroporto a Kisangani, seconda città del Congo, realizzato da ditte tedesche. Costruito interamente in vetro, posizionato sotto un sole cocente, avrebbe dovuto  essere costantemente refrigerato: il tutto per ospitare una tratta aerea decisamente poco frequentata. Un grande studioso di economia congolese stimò che per non causare danni all’economia interna l’aeroporto avrebbe dovuto sopravvivere tre ore. Risultato? Le vetrate sono state rotte e l’aeroporto è tenuto a regime estremamente ridotto … per contenere giustamente i consumi.La RD Congo va considerata come un esempio degli stati sub-sahariani: in queste zone dai tempi della tratta il rapporto padrone/schiavo di fatto non è mai stato interrotto. Solo il Sudan fa caso a sé ”.

Elezioni ? Stato di diritto. Al di là delle tragedie umane e belliche il prossimo 28 novembre in RD Congo si vota. “Ma è un evento che si riduce a rito vuoto – ricorda Mukuna Samulomba Malaku del Consiglio mondiale del Panafricanismo – se prima non si rafforzano, democratizzano le istituzioni nel Paese … senza uno stato di diritto il Congo è condannato: chi vince le elezioni non viene legittimato da nessuna istituzione realmente forte e  operativa! Finora la gestione di questo Paese è stata tragicamente patrimoniale: lo stato di diritto non è per nulla compiuto vista la mancanza di conciliazione tra quello che dovrebbe essere un diritto moderno e quello passato … forse si può parlare di un paese in cammino”.

Geopolitica? Geologia. Silvia Prati è la presidente di Maendeleo, ass.ne attiva nella città di Goma, all’estremo oriente congolese, ha condotto uno studio in loco di carattere geologico, fornisce dati che parlano da soli: nellaRD Congo vi sono oltre 20 minerali che nel  mercato globale sono  strategici: il 10% del rame del mondo, il 50% del cobalto, il 70% del Tantalio, fondamentale per gli attuali prodotti tecnologici, componenti elettronici, come cellulari e  computer. E ancora: oro, diamanti, avorio e caucciù fin dai tempi di Leopoldo II alla fine dell’800 sono stati saccheggiati e portati in Europa.

Protocollo di Kimberley: parlare di diritti per continuare nei crimini. Varato nel 2000 dalle Nazioni Unite questo protocollo serviva a certificare che i diamanti non fossero insanguinati dalla violazione di diritti umani. Almeno per il caso congolese Silvia Prati afferma: “Il protocollo è una farsa: controllati e controllori del suo buon funzionamento sono le stesse persone; la corruzione tuttora dilaga anche tra i caschi blu dell’Onu. Il protocollo è stato costruito  ad hoc in modo da impedire i controlli che in realtà si limitano ai diamanti grezzi e non a quelli lavorati, destinati spesso ad Anversa … e Anversa non mostra mai i documenti. La RD Congo non può garantire la tracciabilità richiesta dal Protocollo ed è quindi esclusa dal mercato? Vengono create miniere fittizie in Rwanda e Uganda che hanno il solo scopo di “pulire” i diamanti congolesi escavati e trafficati attraverso morti, guerre e schiavismi che il Rapporto dell’Alto Commissariato ha oramai documentato.Stiamo lavorando a un protocollo di tracciabilità di tutti i minerali, ad es. anche del coltan (derivato del tantalio, ndr) ‘insanguinato’.Quello su cui si punta è un risveglio della società civile globale, che includa anche i consumatori delle zone ricche del pianeta che creano la domanda: gli interessi tra governi e multinazionali sono troppo forti perché da questi parta un’azione reale. Sul coltan le grandi lobby dell’industria elettronica e la Cina, che non sembra avere alcuno scrupolo nei modi di procedere, sono  inamovibili”

Via skype … il nipote di Patrice Lumumba. Quando domando a John Mpaliza chi è Patrice Lumumba per lui, John risponde: “Un eroe nazionale. L’indipendenza, un Congo non balcanizzato tra i e dai conflitti interni e fratricidi sovvenzionati da potenze straniere, un Congo unito ma gestito dal suo popolo … insomma l’idea anticolonialista per noi sono legati a lui”. Senza entrare nell’analisi storica di una figura che è riuscita a restare in carica solo pochi mesi prima di essere eliminata fisicamente per preservare gli equilibri mondiali nel periodo della guerra fredda, va notato che quando Richard Lumumba, il nipote del, primo,  Primo Ministro della RD Congo, parla in collegamento via Skype, nella sala, l’ascolto è silenzioso e attento.“Va evitata un’ulteriore balcanizzazione. La via da coltivare è quella delle elezioni, della democrazia: la rivolta popolare, data dalla comprensibile disperazione va evitata, resta un’opzione violenta di cui non vedo sbocchi positivi. Per le elezioni è necessario premere affinché l’Europa stessa promuova e faccia suoi i nostri diritti e bisogni. È chiaro che gli africani della diaspora hanno un ruolo fondamentale, ad es. il sit-in di domani (sabato 22 ottobre, ndr).Poi serve che a queste azioni si uniscano gli africani in patria e le società civili globali:  bisogna gridare in sinergia. Secondo me è la richiesta di diritti da parte degli oppressi, bianchi, neri, … di qualunque parte del mondo che può fare la differenza, confluendo in movimenti come quello degli indignados. Non sono i soldi europei quello di cui si ha bisogno: questi di per sé si è visto che producono solo nuovi capestri”

Marco Corazziari (27 ottobre 2011)

Durante la conferenza del 21 ottobre è stato proiettato il corto metraggio documentario La vérité dévoilée (La verità svelata) … una ricostruzione fondamentale per chi vuole avere una panoramica complessiva delle dinamiche in atto

http://www.youtube.com/watch?v=_pBzFxCcs6gIl caso dello sfruttamento del legname in RD Congohttp://www.youtube.com/watch?v=qxn5jfgED1w