Métiss’age art festival 2011. A Roma. La Commissione Europea ormai da anni promuove, nelle capitali francese – da 8 anni – e inglese, il Métiss’age art festival: una giornata in cui i bambini tra i 3 e i 12 anni, nel pieno dello sviluppo sensorial-cognitivo, contribuiscono alla creazione di un dipinto urbano collettivo. Le finalità sono ludiche, educative, civiche e – come anche testimoniato dalla presenza di Global Warming tra gli ideatori principali – ambientali.Domenica 2 ottobre, per la prima volta Métiss’age è giunto anche a Roma. L’evento, finanziato dal Programma Cultura della CE, patrocinato da Roma Capitale, è stato ospitato nelle aree en plein air del Museo Explora nei pressi di Piazza del Popolo in una no-stop ore 10-19, provvidenzialmente assistita dal sole. Così 4000 persone hanno potuto usufruire di svago, musica, giocoleria: in particolare i bambini, 1500 circa, italiani, belgi, francesi, tedeschi, egiziani, e di altre nazionalità ancora.
Dal gesso all’indelebile. Ogni anno con un diverso titolo che fa da tema di riferimento per le creazioni, Métiss’age indica il fulcro intorno al quale i bambini spremono meningi, fantasia e braccia: quest’anno è La vita in città. Métiss’age punta da sempre sull’interazione e sul learning by doing, dove il doing nella fattispecie è lo street-painting in cui i bambini sono stati coinvolti, anzi in parte fatti tuffare sotto il motto “vietato non sporcarsi”. Lo street painting non è quello di Keith Haring o del writing underground, che invece è street art. E’ “pittura su pavimento”, con origini rintracciabili sin nel 1500, spesso realizzata con gesso e volutamente temporanea – l’esempio italiano più noto sono i “madonnari” nei pressi delle Chiese. Métiss’age declina invece diversamente lo street painting usando vernici ad acqua impermeabili e durature, proprio perché lo scopo è colorare il più a lungo possibile il grigio cittadino con l’occhio irriverente, poco filtrato, e forse per questo sapiente, del bimbo.
Métiss’age italiano? Approccio misto. Nell’edizione parigina e londinese, rispettivamente dell’11 e del 17 settembre, le vernici ad acqua sono riversate su asfalto; invece nel caso romano a far da “pavimento” è il canvas, una tela particolarmente resistente, che si presta alla mobilità e ad essere posta in verticale. La versione italiana del Métiss’age mescola tecniche collage e stencil proprie dello street painting con la tradizione nostrana della scenografia. È anche per questo che il coordinamento artistico vede la compresenza di Denise Lupi, scenografa del teatro dell’Opera e del duo artistico Mook, designers dello Ied (un simpatico video esplicativo della creatività del duo). Ovviamente affiancati dagli indispensabili operatori di Explora, con funzioni sia operative che di intrattenimento.

La tag-cloud di Peter Pan. Per andare cognitivamente incontro ai bambini in vari casi i canvas avevano già accennate i contorni di un futuro disegno da colorare, mentre evidentemente le matrici, le “formine” degli stencil dovevano essere già pronte proprio per lasciare poi la libera associazione, l’assemblaggio ai bambini. La possibilità di premeditare la singole tele mantenendo al contempo i bambini come ideatori dei contenuti ha richiesto un éscamotage: gestito dallo stesso Explora durante l’estate circa 40 bambini hanno preso parte a un focus group informale che ha fatto così emergere una tag cloud di idee o semplici percezioni connesse alla vita in città. Ecco alcune delle parole/concetti chiave emerse, anche con una valenza negativa: caos, macchine, fili, cavi, tubi, multietnico, monumenti, uffici, rumore, immondizia e cacche di cane, di tutto tanto!
Il mare non è un must. “Inizialmente si erano ipotizzati circa 30 canvas, già delineati nelle loro forme principali, poi, vista la larga partecipazione sono divenuti 40 e si è dovuto un po’ improvvisare” racconta, con una tutona bianca indosso ormai divenuta una tavolozza semovente, Carlo Nannetti del Mook.“È domenica, c’è il sole, la temperatura è ancora buona – commenta Daniela Vaturi dell’Ufficio Stampa del Museo Explora – temevamo che l’attrazione di una giornata al mare avrebbe tolto molto appeal alla nostra iniziativa … ma tra le undici e le quattro del pomeriggio, i presenti erano tanti, c’era difficoltà a muoversi. E gli spazi di Explora non sono piccoli… Siamo rimasti abbastanza sbalorditi, ci sembra indubbiamente un input indicativo su quella che è una prima. I canvas a breve saranno esposti sia sulle pareti che danno all’interno del nostro giardino che sulla strada”.

Marco Corazziari (6 ottobre 2011)