Almanya, una famiglia dalla Turchia alla Germania e viceversa

Locandina di Almanya

Yasemin Samdereli è una bellissima ragazza trentenne dai lineamenti turchi che in tedesco ci racconta di Almanya, il suo primo film – uscito oggi, 7 dicembre, in Italia in 20 copie – una storia ironica e commovente sull’esperienza dell’emigrazione e le difficoltà dell’integrazione vissute in prima persona.

La famiglia Yilmaz, emigrata in Germania dalla Turchia negli anni ’60 è giunta ormai alla terza generazione. Dopo una vita di sacrifici, il patriarca Huseyin ha finalmente realizzato il sogno di comprare una casa in Turchia e ora vorrebbe farsi accompagnare da figli e nipoti per risistemarla. Malgrado lo scetticismo iniziale, la famiglia al completo si mette in viaggio tra nuovi segreti e vecchi ricordi tragicomici sui primi anni in Germania (Almanya in turco), quando la nuova patria sembrava un posto assurdo in cui vivere.

Regista e co-sceneggiatrice sono Yasemin e Nesrim Samdereli, due sorelle di origine turca, nate a Dortmund. Yasemin ha studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Monaco mentre Nesrim, più piccola di 6 anni, “già amava scrivere”. Yasemin ha collaborato alla serie tv tedesca Kebab for breakfast, in onda dal 2007, anche in Italia, e ambientata a Berlino – la Germania è la nazione europea in cui risiede il più alto numero di immigrati e cittadini di origine turca. “Anche se è una delle migliori serie sul tema”, Yasemin ci tiene a sottolineare che il copione di Almanya vince in originalità: “compie ormai 10 anni”. Tempo fa infatti le due notarono che i loro racconti d’infanzia suscitavano divertimento e interesse, decidendo così di unirsi per crearne un film. “Da sempre ho chiesto a mia sorella di scrivere per me, ma a un certo punto abbiamo deciso di scrivere separatamente – d’altra parte io vivo a Berlino e lei ad Amburgo: fatta una scena ce la inviamo e poi ci lavoriamo su, alcune volte la sviluppiamo in modo uguale, altre volte diversa, la più forte vince”.

Nesrim (a sinistra) e Yasemin Samdereli

Dopo i grandi applausi al Festival di Berlino – il film vi ha partecipato Fuori concorso “perché faceva ridere”, si ironizza – “è stato tutto bellissimo: per la promozione abbiamo iniziato a viaggiare per diversi mesi, da Singapore a Buenos Aires”. La cinematografia turco-tedesca ha una grande tradizione, ma “noi volevamo trovare un modo per superare alcuni stereotipi avvallati dallo stesso cinema”: dopo il film molti cittadini tedeschi di origine turca ci hanno detto “finalmente una storia di turchi normali” – nonostante non siano poche le bizzarrie dei personaggi. Ma è perfettamente chiaro ciò che vuole intendere Yasemin: “turchi né vittime, né carnefici. E anche i tedeschi hanno potuto vedere la loro cultura filtrata dagli occhi di qualcun altro”, il che è sempre un arricchimento. Il suo cinema d’ispirazione è comunque quello dei grandi classici: “da Chaplin e Woody Allen volevo prendere il tema della leggerezza e poi adoro Ingmar Bergman e Lubitsch. Per quanto riguarda il cinema turco “sicuramente Yilmaz Guney: lo vedevo da piccola, quando nel 1982 vinse la Palma d’Oro a Cannes per Yol, che parlava proprio di difficili rapporti interfamiliari”.

Una scena dal film

Il viaggio di una famiglia in furgone. La coppia fa pensare ad altre grandi coppie come i fratelli Cohen, che Yasemin definisce “grandi cineasti”. Anche se a me hanno fatto pensare di più a un altro tipo di coppia, Jonathan Dayton e Valerie Faris, marito e moglie, registi di Little Miss Sunshine, film che con Almanya condivide una serie di finezze: questa grande famiglia in viaggio in furgone verso un obiettivo con un’attenzione al rapporto speciale tra nonno e nipote. Anche se stavolta è il bambino che aiuta il nonno a preparare ‘lo spettacolo’: il discorso davanti alla Cancelliera Merkel in persona che intende omaggiare Huseyin come il milionesimo-e-un lavoratore immigrato dalla Turchia. Forse è la formula del legame familiare che in qualche modo riesce a parlare di realtà e differenze culturali – dall’invidia del Natale alla paura del Crocifisso, dalla ‘turca’ alla ‘tazza’ e ritorno – trattate con un’ironia leggera che sorvola ogni giudizio.

Oltre la famiglia, la politica e l’economia. La famiglia per i turchi è importante: “sono solitamente grandi e molto unite, aspetto che condividiamo con altre culture”, ammicca Yasemin alla platea italiana. “Oggi c’è più disgregazione, non viviamo tutti nella stessa casa come un tempo: la famiglia non è la soluzione alle sfide moderne, agli stessi problemi che hanno sia i turchi che i tedeschi, per esempio la disoccupazione che a Berlino è tanta e colpisce tutti”. Nel 2008 la Merkel organizzò davvero una cerimonia per ringraziare i ‘gastarbeiters’, i lavoratori immigrati, “ma poi con la crisi la Germania ha iniziato a spingerli a ritornare ai propri paesi d’origine, e la stessa Merkel disse ‘l’integrazione è fallita, il multiculturalismo è morto’. Non bisognerebbe far ricadere l’economia sulle diverse culture, e comunque non mi occupo di politica, la osservo”. Ma le domande incalzano anche sull’altro versante e così Yasemin conclude: “L’economia turca sta vivendo un periodo florido e in generale il Paese ha sicuramente guadagnato l’autostima, basta ascoltare i discorsi politici di Erdogan. Ma la nostra è una storia personale, non ci influenza ciò che succede politicamente in Germania perché in politica si afferma tutto e il contrario di tutto. In più non ho mai vissuto in Turchia, in quel Paese sono una straniera dalle radici curde, che forse è una questione più importante come la libertà religiosa”.

Alice Rinaldi(7 dicembre 2011)

http://www.youtube.com/watch?v=OkVlwQPPCh4